L’assunzione di farmaci antidepressivi può portare all’insorgenza di alcuni effetti collaterali, soprattutto all’inizio del trattamento. Poiché questi tendono a scomparire con il tempo, è fondamentale continuare ad assumere i farmaci fino all’apparizione dei benefici.
Nei primi mesi di trattamento il paziente deve poter contare su visite di controllo con il suo medico o con chi gli ha prescritto il farmaco con una frequenza ideale compresa tra le 2 le 4 settimane così da poter verificare l’efficacia del trattamento farmacologico.
Gli antidepressivi più prescritti al momento appartengono alle seguenti classi farmaceutiche:
- Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina-noradrenalina (SNRI)
- Antidepressivi triciclici (TCA)
Effetti collaterali degli antidepressivi SSRI e SNRI
Benché solitamente presenti nelle prime settimane di trattamento, alcuni effetti collaterali degli antidepressivi SSRI e SNRI potrebbero persistere nel tempo, solitamente tra pochi giorni e due settimane dall’avvio della cura. Tra questi ricordiamo i seguenti:
- senso di agitazione, instabilità o ansia
- nausea e vomito
- indigestione e dolori addominali
- diarrea o costipazione
- perdita dell’appetito
- vertigini
- insonnia o senso di fatica estrema
- emicranie
- diminuzione della libido
- difficoltà a raggiungere l’orgasmo durante i rapporti sessuali o la masturbazione
- disfunzione erettile
Effetti collaterali degli antidepressivi triciclici
Solitamente, gli effetti collaterali dei farmaci TCA tendono a scomparire dopo alcune settimane, quando l’organismo inizia ad abituarsi al loro effetto. Questi possono includere:
- secchezza delle fauci
- leggero offuscamento della vista
- costipazione
- problemi durante la minzione
- sonnolenza
- vertigini
- aumento di peso
- sudorazione eccessiva, soprattutto notturna
- aritmia che si manifesta sotto forma di palpitazioni o tachicardia
Antidepressivi: effetti collaterali e possibili rischi per la salute
L’effetto collaterale più grave associato agli antidepressivi è la sindrome serotoninergica. Questa reazione avversa si verifica quando una quantità eccessiva di serotonina si accumula nell’organismo, provocando febbre alta, tachicardia, sudorazione, agitazione o confusione.
Inoltre, a causa della ritenzione idrica causata dagli antidepressivi, può verificarsi iponatriemia, ovvero bassi livelli di sodio nel sangue. Anche il diabete è un rischio maggiore per coloro che assumono alcuni farmaci antidepressivi infatti questi farmaci sono stati collegati a tassi più alti di diabete di tipo 2.
Sindrome serotoninergica
Si tratta di un effetto collaterale raro, ma potenzialmente grave dovuto all’assunzione di SSRI e SNRI. La sindrome serotoninergica si manifesta in presenza di livelli elevati di serotonina, una sostanza chimica presente all’interno del cervello. Solitamente è dovuta all’assunzione congiunta di SSRI o SNRI e ad altri farmaci o sostanze in grado di aumentare i livelli della serotonina come ad esempio, altri antidepressivi o tra gli integratori l’iperico. I sintomi della sindrome serotoninergica includono:
- confusione
- agitazione
- spasmi muscolari
- sudorazione eccessiva
- brividi
- diarrea
In presenza di questi sintomi si raccomanda di interrompere immediatamente il trattamento e di contattare d’urgenza un medico o il pronto soccorso.
I sintomi di una sindrome serotoninergica grave includono:
- convulsioni
- aritmia o battito cardiaco irregolare
- perdita di coscienza
In presenza di questi sintomi è fondamentale comporre il 118 e richiedere l’invio di un’ambulanza.
Iponatremia
Le persone anziane che assumono degli antidepressivi, in modo particolare gli SSRI, possono subire una diminuzione drastica dei livelli di sodio nel sangue. Questa condizione è nota come iponatremia e potrebbe portare ad un’accumulo pericoloso di liquidi all’interno delle cellule.
Questo potrebbe essere dovuto all’azione degli SSRI su di un ormone in grado di regolare i livelli di sodio e fluidi nel corpo denominato Adiuretina o Vasopressina. Gli anziani sono ancor più vulnerabili all’iponatremia dal momento che, con l’avanzare dell’età, la gestione dei livelli dei fluidi risulta più difficile per il corpo umano.
Il trattamento per l’iponatremia consiste nella somministrazione di una soluzione intravenosa a base di sodio.
I casi più lievi di iponatremia possono causare dei sintomi simili a quelli della depressione o degli antidepressivi come, ad esempio:
- nausea
- cefalea
- dolori muscolari
- perdita dell’appetito
- confusione
In questo caso si raccomanda di contattare il medico e interrompere temporaneamente il trattamento a base di SSRI.
I casi gravi di iponatremia, invece, possono causare i seguenti sintomi:
- sensazione di apatia e stanchezza
- disorientamento
- agitazione
- psicosi
- convulsioni
Diabete
L’assunzione a lungo termine di SSRI e TCA è stata associata al rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Non è ancora chiaro, però, se questo sia dovuto all’assunzione degli antidepressivi o se, invece, sia l’aumento di peso possibile effetto legato all’assunzione dei farmaci a causare il diabete.
Inoltre, alcuni studi hanno suggerito che le persone che assumono alcuni tipi di antidepressivi possono essere a maggior rischio di diabete di tipo 2. Ciò è dovuto al fatto che questi farmaci possono alterare i livelli di glucosio o di insulina nell’organismo in quanto agiscono sull’equilibrio dei livelli di neurotrasmettitori nel cervello.
Per questo motivo, è importante che chiunque prenda in considerazione l’uso di antidepressivi parli con il proprio medico dei possibili rischi legati al diabete prima di iniziare un nuovo regime farmacologico.
Pensieri suicidi
È possibile che alcuni pazienti, in rari casi, possano essere vittime di pensieri suicidi o autolesionismo all’inizio del trattamento a base di farmaci antidepressivi. Si tratta soprattutto di pazienti giovani, al di sotto dei 25 anni.
In questi casi è necessario contattare il medico per capire se e come procedere alla sospensione o sostituzione della cura.
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