I farmaci antidepressivi, nei casi in cui si mostrano efficaci, possono impiegare settimane o addirittura mesi per alleviare i sintomi della depressione. I progressi nello sviluppo di trattamenti antidepressivi più recenti ed efficaci sono stati scarsi, ma un nuovo studio, pubblicato all’interno della rivista Biological Psychiatry, offre delle nuove prospettive sul funzionamento di questa categoria di farmaci.
Servendosi di esperimenti sui ratti per studiare la depressione, i ricercatori hanno scoperto che i cambiamenti a livello dell’espressione genica in grado di indurre resilienza e di annullare la vulnerabilità alle reazioni di tipo depressivo di fronte allo stress potrebbero essere alla base della reazione terapeutica ai farmaci antidepressivi. Il Dr Eric Nestler, della Icahn School of Medicine a Mount Sinai, nello Stato di New York, in occasione di questo studio, ha preso attentamente in esame il funzionamento di due farmaci antidepressivi differenti: l’antidepressivo triciclico convenzionale noto come imipramina e l’antidepressivo ad azione rapida noto come ketamina.
I ricercatori hanno provveduto ad indurre nei ratti alcuni sintomi di tipo depressivo in grado di provocare dei cambiamenti piscologici e comportamentali simili a quelli causati dalla depressione negli esseri umani. In seguito, i ricercatori hanno analizzato l’intero genoma dei ratti presi in esame per studiare la trascrizione genetica sia nel caso dei ratti caduti vittime dello stress, sia nel caso dei ratti esenti. Grazie a questo studio, i ricercatori hanno potuto identificare dei cambiamenti specifici a livello della trascrizione associati alla suscettibilità o alla resilienza. I ricercatori hanno poi somministrato ai ratti che mostravano dei segni di depressione delle dosi ripetute di imipramina, oppure una singola dose di ketammina, cercando eventuali cambiamenti causati dai medicinali a livello della suscettibilità o della resilienza. Ognuno dei trattamenti ha annullato i sintomi depressivi in modo importante e approssimativamente identico nei due gruppi.
Le autrici principali dello studio, la Dr.ssa Rosemary Bagot e Hannah Cates, insieme ai loro colleghi, hanno preso in esame quattro diverse regioni del cervello legate alle emozioni e che mostrano dei collegamenti con la depressione, arrivando alla conclusione che sia l’imipramina che la ketamina provocano degli effetti importanti sulla corteccia prefrontale. Di conseguenza, questa regione potrebbe costituire un obiettivo importante per l’azione degli antidepressivi. Le diverse regioni del cervello, inoltre, mostravano dei cambiamenti a livello dell’espressione genica unici per ognuno dei due farmaci: ciò potrebbe offrire una spiegazione degli effetti specifici ai medicinali.
“Gli effetti degli antidepressivi sulla resilienza costituiscono una nuova importante area di ricerca. Questo studio suggerisce che sia i farmaci antidepressivi tradizionali, sia quelli ad azione rapida, sono in grado di indurre un’impronta biochimica di resilienza nelle regioni cerebrali associate alla regolazione dell’emozione”, ha affermato il Dr John Krystal, editore di Biological Psychiatry. Entrambi i farmaci, inoltre, hanno indotto dei pattern di espressione genica fortemente opposti a quella relativa alla suscettibilità, suggerendo in questo modo un azzeramento della suscettibilità stessa.
Non tutti i ratti hanno mostrato un miglioramento dei sintomi a seguito del trattamento a base di antidepressivi. Quelli che non mostravano alcuna reazione al trattamento non mostravano neppure i cambiamenti dell’espressione genica osservati nei ratti che avevano reagito al trattamento. I cambiamenti relativi ai ratti che non hanno reagito al trattamento sembrano, inoltre, suggerire che non solo questi soggetti non sono in grado di reagire al trattamento, ma che i cambiamenti avvenuti a livello del cervello potrebbero opporsi agli effetti del trattamento farmacologico.
“Questo lavoro fornisce una nuova prospettiva, unica e ad ampio raggio, sul meccanismo di azione di due farmaci antidepressivi attraverso varie regioni cerebrali, come ad esempio il motivo per cui determinati individui sono in grado di reagire a livello comportamentale ai trattamenti, mentre altri no”, ha affermato il Dr Nestler. “Queste scoperte offrono una base per i futuri sforzi nella scoperta di nuovi medicinali, volti a confermare i nuovi obiettivi delle terapie antidepressive”.
Fonte: Elsevier. “Antidepressants Induce Resilience and Reverse Susceptibility.” ScienceDaily. ScienceDaily, 2 February 2017.
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