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Demenza e Vitamina D: l’integrazione di vitamina D potrebbe ridurne l’incidenza. Uno studio rivela i fattori chiave

Una recente ricerca pubblicata il 1° marzo 2023 ha esaminato l’associazione tra l’integrazione di vitamina D e l’incidenza di demenza, prendendo in considerazione fattori come il sesso, il gene APOE e lo stato cognitivo basale. Nonostante l’associazione tra carenza di vitamina D e demenza, il ruolo dell’integrazione è ancora poco chiaro.

Il gene APOE, o apolipoproteina E, è un gene situato sul cromosoma 19 che codifica per una proteina omonima. L’apolipoproteina E è una glicoproteina che svolge un ruolo cruciale nel metabolismo dei lipidi, partecipando al trasporto e alla distribuzione del colesterolo e dei trigliceridi nel sangue e nel sistema nervoso centrale.

Metodologia e risultati

Lo studio ha coinvolto 12.388 persone senza demenza provenienti dal National Alzheimer’s Coordinating Center. L’esposizione basale alla vitamina D è stata considerata positiva (D+), mentre l’assenza di esposizione prima dell’insorgenza della demenza è stata considerata negativa (D−).

Utilizzando elaborazioni statistiche complesse, i ricercatori hanno confrontato la sopravvivenza libera da demenza e valutato i tassi di incidenza della demenza tra i gruppi. Inoltre, sono state condotte analisi di sensibilità sui tassi di incidenza per ogni formulazione di vitamina D e sono state esplorate le potenziali interazioni tra l’esposizione e le covariate del modello.

I risultati dello studio hanno rivelato che l’esposizione alla vitamina D era associata a una sopravvivenza significativamente più lunga senza demenza e a un tasso di incidenza di demenza inferiore rispetto all’assenza di esposizione (rapporto di rischio = 0,60, intervallo di confidenza del 95%: 0,55-0,65).

Inoltre, l’effetto della vitamina D sui tassi di incidenza differiva significativamente in base al sesso, allo stato cognitivo e allo stato del gene APOE ε4.

Esistono tre principali varianti alleliche del gene APOE: ε2, ε3 ed ε4. La variante ε3 è la più comune nella popolazione, mentre la variante ε4 è associata a un aumentato rischio di sviluppare malattia di Alzheimer e altre patologie neurodegenerative. La presenza di un allele ε4 nel genoma di un individuo può aumentare il rischio di Alzheimer da 2 a 12 volte rispetto a un individuo con due copie dell’allele ε3

Conclusioni e implicazioni

Lo studio suggerisce che la vitamina D potrebbe essere un potenziale agente per la prevenzione della demenza. L’esposizione alla vitamina D era associata a un’incidenza di demenza inferiore del 40% rispetto all’assenza di esposizione. Gli effetti della vitamina D erano significativamente maggiori nelle donne rispetto agli uomini e in individui con funzioni cognitive normali rispetto a coloro con lieve compromissione cognitiva.

Inoltre, gli effetti della vitamina D erano significativamente maggiori nei non portatori del gene apolipoproteina E ε4 rispetto ai portatori. Questi risultati indicano che la vitamina D ha un potenziale per la prevenzione della demenza, soprattutto nelle fasce ad alto rischio.

La ricerca contribuisce a una migliore comprensione del ruolo dell’integrazione di vitamina D nella prevenzione e nel trattamento della demenza.

Sono tuttavia necessarie ulteriori ricerche per determinare le dosi ottimali e la durata dell’integrazione, nonché per valutare l’impatto su diverse popolazioni e contesti.

Fonte:

Ghahremani, M, Smith, EE, Chen, H-Y, Creese, B, Goodarzi, Z, Ismail, Z. Vitamin D supplementation and incident dementia: Effects of sex, APOE, and baseline cognitive status. Alzheimer’s Dement. 2023; 15:e12404

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