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Ansia, attacchi di panico: un’epidemia sembra colpire la nostra società. In realtà se ne parla solo di più, con meno timori e imbarazzi di non essere compresi o essere additati come malati di mente o immaginari. E di ansia ora (finalmente) non solo si parla, ma la si comprende, come campanello d’allarme che indica che qualcosa nella nostra vita non va, che segnala un disagio dell’anima attraverso il corpo, con sintomi fisici.

Di fronte a un pericolo, il nostro organismo risponde con reazioni di  fuga ed evitamento per mettersi in salvo oppure con una risposta contraria, di immobilità. Tutto si lega alla valutazione di pericolosità dell’evento e alla valutazione del paziente delle proprie capacità e risorse nel fronteggiarlo.  Responsabile di ciò è il sistema nervoso centrale che attraverso i suoi rami attiva la  risposta. In casi più gravi questa serie di sintomi si trasforma in attacchi di panico, causa di tanta  sofferenza,  ma mai pericolosi o mortali, così come il paziente teme.

I sintomi sono la soluzione che il paziente porta per risolvere dinamiche emozionali in assenza di altre possibili soluzioni. Sono queste che vanno trovate nel percorso terapeutico.

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