Adulti con ADHD: maggiore rischio di sviluppare demenza
Le persone con Disturbo da deficit di attenzione/iperattività sono quasi tre volte più inclini a sviluppare demenza rispetto a coloro che non hanno questo disturbo.
Le persone con Disturbo da deficit di attenzione/iperattività sono quasi tre volte più inclini a sviluppare demenza rispetto a coloro che non hanno questo disturbo.
Fino a 1,7 milioni di persone potrebbero essere colpite da demenza entro il 2040. Questa prospettiva preoccupa a livello assistenziale e sociale.
Una diagnosi di stress cronico e/o di depressione permetterebbe di prevedere disturbi futuri come deterioramento cognitivo lieve o malattia di Alzheimer
Quanto è importante prendersi cura di se stessi con una sana alimentazione? La dieta mediterranea può ridurre il rischio di demenza.
La cefalea è una malattia molto diffusa, che colpisce circa il 50% della popolazione mondiale. L’emicrania è un tipo di mal di testa ricorrente e debilitante, caratterizzato da episodi di dolore intenso, spesso localizzato su un solo lato della testa. Si tratta di una patologia neurologica cronica che può essere accompagnata da altri sintomi, come nausea, vomito, fotofobia (ipersensibilità alla luce), fonofobia (ipersensibilità ai suoni) e, in alcuni casi, disturbi
Demenza e Vitamina D: l’integrazione di vitamina D potrebbe ridurne l’incidenza. Uno studio rivela i fattori chiave Una recente ricerca pubblicata il 1° marzo 2023 ha esaminato l’associazione tra l’integrazione di vitamina D e l’incidenza di demenza, prendendo in considerazione fattori come il sesso, il gene APOE e lo stato cognitivo basale. Nonostante l’associazione tra carenza di vitamina D e demenza, il ruolo dell’integrazione è ancora poco chiaro. Il gene
La malattia di Alzheimer è una forma di demenza progressiva che colpisce principalmente gli anziani, caratterizzata da una perdita graduale della memoria e delle capacità cognitive. Nonostante i numerosi studi condotti, la causa esatta della malattia di Alzheimer non è ancora completamente compresa. Tuttavia, negli ultimi anni, ci sono state prove crescenti che suggeriscono un legame tra la scarsa qualità del sonno e l’insorgenza della malattia di Alzheimer. Numerosi studi
Il coronavirus può causare disturbi neurologici a lungo termine? Uno studio ha esaminato questa ipotetica relazione.
Sintomi cognitivi dipendono da cambiamenti nel cervello o rappresentano sintomi di una malattia degenerativa? Alzheimer e sintomi cognitivi.
Quale relazione tra sedentarietà e demenza? La lettura di un libro o l’uso del computer sono una fonte di stimoli per il cervello.
Negli ultimi anni si è assistito allo sviluppo di nuove ipotesi sulle malattie neurodegenerative. I ricercatori dell’UVA Health di Charlottesville, in Virginia, hanno scoperto una proteina specializzata, chiamata chinasi. Questa proteina regolerebbe il modo in cui il sistema immunitario risponde ai sintomi del morbo di Alzheimer (MA) e della Sclerosi Multipla (SM). Nello specifico, la molecola studiata controlla l’attività delle cellule cerebrali note come microglia molto importanti per la salute
I dati relativi alla demenza sono in aumento. Alcuni comportamenti possono causare una maggiore rischio. Legame alcol e demenza.
Perchè è importante mantenersi attivi a livello sociale nella terza età? Relazione tra isolamento sociale solitudine e rischio di demenza.
Alcuni recenti studi sembrano dimostrare un’interessante associazione tra l’assunzione di beta-bloccanti e la diminuzione del rischio di Alzheimer e demenza senile nelle persone anziane affette da ipertensione.
Da qualche tempo era nota la relazione tra la depressione e le cadute di cui sono spesso vittima i pazienti anziani. Uno studio australiano ha finalmente confermato l’importanza di questo legame consentendo un programma di prevenzione mirato al riguardo.