Coronavirus e disturbi neurologici
Il coronavirus può causare disturbi neurologici a lungo termine? Uno studio ha esaminato questa ipotetica relazione.
Il coronavirus può causare disturbi neurologici a lungo termine? Uno studio ha esaminato questa ipotetica relazione.
Negli ultimi 5-10 anni, la ricerca ha posto maggiore attenzione sul modo in cui i batteri intestinali influenzano il nostro comportamento e la nostra condotta, con conseguente diffusione di una serie di nuovi studi che hanno dimostrato che l’asse microbioma-intestino-cervello controlla il nostro pensiero e il nostro comportamento. Ora i ricercatori del Trueta Hospital stanno studiando come i cambiamenti nel microbioma intestinale possano causare la depressione. I loro risultati sono
Sintomi cognitivi dipendono da cambiamenti nel cervello o rappresentano sintomi di una malattia degenerativa? Alzheimer e sintomi cognitivi.
Quale relazione tra sedentarietà e demenza? La lettura di un libro o l’uso del computer sono una fonte di stimoli per il cervello.
Negli ultimi anni si è assistito allo sviluppo di nuove ipotesi sulle malattie neurodegenerative. I ricercatori dell’UVA Health di Charlottesville, in Virginia, hanno scoperto una proteina specializzata, chiamata chinasi. Questa proteina regolerebbe il modo in cui il sistema immunitario risponde ai sintomi del morbo di Alzheimer (MA) e della Sclerosi Multipla (SM). Nello specifico, la molecola studiata controlla l’attività delle cellule cerebrali note come microglia molto importanti per la salute
I dati relativi alla demenza sono in aumento. Alcuni comportamenti possono causare una maggiore rischio. Legame alcol e demenza.
Le persone che hanno sviluppato una depressione maggiore in seguito a un’infezione da COVID-19 hanno risposto in modo deciso al trattamento con inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) entro quattro settimane.
La depressione è la causa principale di malattie legato alla salute mentale e può essere ridotta dall’attività fisica, ma la relazione dose-risposta tra attività e depressione è incerta. In base a risultati di parecchi studi sappiamo che l’attività in fisica in genere si associa ad una diminuzione del rischio di manifestare la depressione. Lo studio meta analitico Per quantificare meglio tale associazione è stata realizzata una meta-analisi di 15 studi
La Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha dato il via libera ad Auvelity (destrometorfano + bupropione) per il trattamento di adulti affetti da disturbo depressivo maggiore (MDD).
Un sistema di supporto alle decisioni cliniche che invita i medici a fornire dispense informative personalizzate sul rischio cardiovascolare del paziente e sulle raccomandazioni terapeutiche potrebbe ridurre il rischio cardiovascolare nei pazienti con gravi malattie mentali (SMI). I risultati suggeriscono che l’uso di strumenti decisionali clinici può avere un impatto positivo sulla salute cardiovascolare a lungo termine nei pazienti affetti da SMI.
La depressione rappresenta un disturbo molto diffuso e spesso estremamente invalidante. Negli anni i ricercatori si sono posti notevoli interrogativi in merito alle cause di questo disturbo. La relazione tra geni e depressione è diventata sempre più un ambito di studio interessante e frequente. Questo aspetto della ricerca sulla depressione è molto importante in quanto potrebbe rappresentare un punto si svolta nell’impiego di nuove terapie farmacologiche. Dopo oltre due decenni
La PSSD esiste davvero? Una rassegna di studi sulla Disfunzione sessuale post-SSRI
Un nuovo studio sulla percezione del dolore nelle persone depresse Il Dott. Uri Nitzan dirige il dipartimento per la depressione e l’intervento in caso di crisi presso il Centro di salute mentale Shalvata in Israele. Secondo la sua esperienza con i pazienti affetti da depressione maggiore, “il dolore sintomatico sembra essere estremamente popolare all’interno di questo campione. L’80% dei pazienti affetti da depressione maggiore che si presentano in un contesto
Cos’è la “depressione sorridente”? La depressione viene solitamente associata alla tristezza, alla letargia e alla disperazione. Quando si pensa ad una persona depressa, si tende ad immaginare una persona che non è neppure in grado di alzarsi al mattino. Benché una persona affetta da depressione potrebbe, in effetti, provare queste sensazioni, esistono diversi modi in cui questa malattia si presenta. Quella di “depressione sorridente” è un’espressione che si applica ad
Secondo un recente studio i pazienti affetti da malattie croniche presentano un rischio doppio, o addirittura triplo, di sviluppare la depressione rispetto alla popolazione generale. Quando un paziente già affetto da malattia cronica inizia a sviluppare dei sintomi depressivi, il decorso della malattia può peggiorare e il rischio per il malato può aumentare. Nel corso di questa ricerca, i pazienti presi in esame, anche durante studi precedenti per un totale
Vitamina D e Light Therapy. Molte delle persone che vivono nel nostro Paese, soprattutto al nord, hanno livelli bassi di vitamina D. Questo si spiega con il fatto che la vitamina D è sintetizzata a livello cutaneo sotto l’azione dei raggi ultravioletti e pertanto, le persone che vivono in paesi esposti ad un minor numero di ore di sole, hanno un rischio maggiore di ipovitaminosi. Nel mondo, oltre un miliardo