52° Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurologia – Prof. Liborio Parrino
Prof. Liborio Parrino, Professore ordinario di Neurologia, Università degli Studi di Parma, presenta il Daridorexant nuova molecola contro l’insonnia in occasione del 52° Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurologia che si è tenuto a Milano dal 3 al 6 dicembre 2022
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Da poco è arrivato in Italia un nuovo farmaco per la terapia dell’insonnia cronica, il primo dopo circa trent’anni.
Il medicinale si chiama Daridorexant e ne hanno parlato al 52° congresso della Società Italiana di Neurologia a Milano.
Prima di affrontare questa novità, però, vorremmo procedere gradualmente, iniziando con una breve introduzione sulla fisiologia del sonno. Inoltre, cerchiamo di capire cosa succede nelle persone che soffrono di insonnia cronica.
Fisiologia del sonno
Quando ci addormentiamo, il nostro cervello segue un percorso regolato da un meccanismo molto preciso e ordinato. Questo meccanismo ci permette di seguire un percorso prestabilito dai nostri cromosomi, garantendoci un sonno ristoratore e facendoci sentire bene durante il giorno. Tuttavia, se il percorso del sonno incontra ostacoli, rallentamenti o frammentazioni, la qualità del sonno ne risente e, di conseguenza, anche la qualità della vita nel giorno successivo.
Stiamo iniziando a capire che questo processo non è legato solamente alla genetica, ma anche al bilanciamento di neurotrasmettitori che contribuiscono a creare un’armonia tra freno e acceleratore. Nella prima parte della notte, il sonno è maggiormente sotto il controllo del sistema frenante, mentre nella seconda parte della notte l’acceleratore prende il sopravvento, diventando sempre più incisivo per prepararci a un risveglio lucido e completo al mattino. In questo modo, possiamo svolgere le attività diurne in maniera efficiente e completa.
Una persona che non riesce a seguire questo bilanciamento equilibrato e armonico del sonno, ovvero queste sequenze “software”, di giorno sarà stanco, sonnolento, arrabbiato, irritabile, poco concentrato e poco attento. Infatti, raramente una persona si lamenterà di essere insonne, ma dirà piuttosto che dorme male e di giorno non si sente in gran forma.
Terapia standard per l’insonnia
Fino ad oggi, i farmaci più comunemente utilizzati per la terapia dell’insonnia cronica sono state le benzodiazepine. Utilizzando la metafora dell’acceleratore e dei due pedali, le benzodiazepine agiscono sul freno. Poiché il freno domina nella prima parte della notte, questi farmaci garantiscono una maggiore solidità del sonno, ma solo per le prime tre o quattro ore. Successivamente, non hanno più il terreno fertile su cui poter esercitare un’azione efficace.
Le benzodiazepine aiutano ad addormentarsi più facilmente, ma dopo 4 ore, la loro azione, anche per quelle a emivita più lunga, tende a svanire. Inoltre, nel foglietto illustrativo, noto come “bugiardino”, viene indicato che l’uso di questi farmaci non dovrebbe superare le quattro settimane. Tuttavia, non è facile proporre questa limitazione a un paziente che soffre di un disturbo che, per definizione, può durare anche molte settimane, mesi o addirittura anni.
Daridorexant: che cos’è la novità per l’insonnia cronica
A questo punto, è stata introdotta un’importante novità: il Daridorexant. E’ la prima novità dopo trent’anni e ha un meccanismo d’azione completamente diverso, poiché agisce sull’altra metà del problema.
Il Daridorexant è un farmaco che agisce in modo selettivo come antagonista dell’orexina, uno dei neurotrasmettitori responsabili del potenziamento dell’acceleratore. A differenza delle benzodiazepine, il Daridorexant non agisce sul freno ma sull’acceleratore.
Bloccando l’orexina, che viene prodotta nell’ipotalamo (una delle aree centrali del cervello responsabili delle funzioni vitali), il farmaco mitiga e allevia l’eccessiva eccitazione che una persona insonne può sperimentare a causa di anni di cattivo sonno.
L’orexina è il neurotrasmettitore che ci mantiene svegli e, durante la seconda metà della notte, inizia a svegliare il nostro corpo. Il Daridorexant, bloccando l’orexina, ne riduce l’effetto e il livello di eccitazione.
Il Daridorexant agisce anche nella prima parte del sonno, poiché non è escluso che un paziente affetto da insonnia cronica possa avere un’eccessiva presenza di orexina anche quando non dovrebbe esserci.
Con un’emivita di 8 ore e un picco di concentrazione tra 1 e 2 ore, il farmaco agisce sia nella prima che nella seconda parte della notte.
Per quanto riguarda le persone che assumono il Daridorexant, il loro stato durante il giorno dipenderà dai risultati ottenuti con il farmaco. Se il sonno risulta migliorato e più ristoratore, ci si può aspettare una maggiore energia, concentrazione e un umore migliore durante il giorno.
Studi Clinici sul Daridorexant
Gli studi indicano che le persone che assumono il Daridorexant mostrano miglioramenti nell’umore, nelle funzioni cognitive e nella concentrazione, ma soprattutto nella riduzione della sonnolenza diurna.
Ciò significa che sono più vigili e meno sonnolenti durante il giorno. Inizialmente, si temeva che, in quanto antagonista dell’orexina, il Daridorexant potesse causare sintomi simili alla narcolessia, come eccessiva sonnolenza e attacchi improvvisi di debolezza muscolare. Tuttavia, questi effetti non si sono verificati.
Deridorexant: come agisce
Il Daridorexant è stato definito come una “carezza” piuttosto che un “pugno” per il paziente, poiché agisce in modo più delicato rispetto alle benzodiazepine.
Il paziente deve essere informato che il farmaco non lo “investirà” come un tram, ma lo aiuterà gradualmente a migliorare il sonno. Il Daridorexant può contribuire a una riabilitazione progressiva e continua dei circuiti del sonno, alterati a causa di cattive abitudini e di giornate caratterizzate da stanchezza e malessere, per un periodo fino a dodici settimane.
Benzodiazepine vs Deridorexant: le differenze
A differenza delle benzodiazepine, il Daridorexant non ha il limite di 30 giorni o quattro settimane di utilizzo, quindi può essere assunto per periodi più lunghi.
È un farmaco orale, da assumere mezz’ora prima di andare a letto, con una sola somministrazione giornaliera.
È importante seguire anche buone pratiche per migliorare la qualità del sonno, come allontanarsi da fonti di luce e situazioni stressanti prima di coricarsi, e creare un ambiente tranquillo e rilassante per favorire un buon riposo notturno.
Gentile dottore,
sto effettuando uno svezzamento da delorazepan (EN), a oggi sono a 16 gocce.
Posso abbinare QUVIVIQ con la benzodizepina in questione?
grazie
Per mia informazione , il delorazepan quanto è più potente rispetto al diazepan?
grazie ancora per le gentile risposta.
Gentile Michele,
In merito alle sue domande, le fornisco le seguenti indicazioni:
1) Il delorazepam (EN) e il Quviviq (farmaco a base di daridorexant) possono essere abbinati durante la fase di svezzamento dal delorazepam stesso. Tuttavia, questa combinazione andrebbe effettuata sotto monitoraggio medico per valutarne gli effetti e gli eventuali rischi di interazione. Quviviq è un nuovo farmaco ipnotico che agisce su recettori diversi rispetto alle benzodiazepine, ma potrebbe comunque potenziarne alcuni effetti collaterali come sonnolenza e vertigini
2) Per quanto riguarda il confronto con il diazepam (Valium), il delorazepam è considerato leggermente più potente, con un rapporto di potenza intorno teorico compreso tra le 2 e 5 volte superiore al diazepam. Questo significa che dosi più basse di delorazepam possono avere effetti simili a dosi più alte di diazepam. Tuttavia, la potenza non si traduce necessariamente in maggiore efficacia clinica, che dipende anche da altri fattori come la durata d’azione e il profilo di tollerabilità del farmaco.
È importante che durante lo svezzamento lei segua attentamente le indicazioni del medico curante riguardo alla graduale riduzione delle dosi di delorazepam. Lo svezzamento dalle benzodiazepine va effettuato con estrema cautela per evitare sintomi da astinenza o rebound dell’insonnia. Il suo medico è nella posizione migliore per valutare e modulare le terapie più adatte nel suo caso specifico.
La costanza e la prudenza sono fondamentali.
Cordiali saluti
Federico Baranzini
Gentile Dottore,
in che modo gli effetti di questo farmaco possono essere raffrontati ai segni dell’utilizzo di Felison nello specifico?
L’effetto prolungato anche nella seconda parte della notte è consigliabile per tutti i pazienti? anche per chi soffre solo di difficoltà nell’addormentamento ma non nel mantenimento del sonno?
Gentile Donatella,
QUVIVIQ e Felison sono entrambi farmaci utilizzati per il trattamento dell’insonnia, ma appartengono a classi di farmaci diverse e hanno meccanismi d’azione diversi.
QUVIVIQ come avrà letto agisce bloccando l’azione dell’orexina, una sostanza prodotta dal cervello che contribuisce a mantenere svegli. L’effetto di QUVIVIQ permette di dormire più a lungo e di ridurre il numero di risvegli durante la notte.
D’altra parte, FELISON, il cui principio attivo è flurazepam, appartiene al gruppo di medicinali chiamati “benzodiazepine”. Questo farmaco ha un effetto ipnotico e sedativo, ed è indicato per il trattamento a breve termine dell’insonnia, in particolare quando l’insonnia è grave, disabilitante e sottopone il soggetto a grave disagio.
Per quanto riguarda l’effetto prolungato nella seconda parte della notte, questo può essere benefico per alcuni pazienti, ma non per tutti. La scelta del farmaco e della dose più adatta per un paziente dipende dalla valutazione del medico, che considererà la specifica condizione del paziente, i sintomi dell’insonnia e altre eventuali condizioni di salute.
Per i pazienti che soffrono solo di difficoltà nell’addormentarsi e non nel mantenimento del sonno, potrebbe essere più appropriato un farmaco con un profilo d’azione più breve.
E’ sempre importante consultare il proprio medico per determinare il trattamento più appropriato per le esigenze individuali.
Cordiali saluti
Federico Baranzini
quviviq scarsi risultati funziona dopo giorni settimane o subito
Buongiorno Girolamo,
secondo gli studi, la sua efficacia si manifesta già dopo poche settimane dall’inizio del trattamento. Nei due studi clinici, l’efficacia di daridorexant sulle variabili del sonno oggettive e soggettive era aumentata con l’aumentare della dose sia al mese 1 che al mese 3.
Tuttavia, è importante notare che l’efficacia del farmaco può variare a seconda della persona e della dose prescritta.
In sintesi, daridorexant inizia a funzionare entro poche settimane dall’inizio del trattamento, ma l’efficacia può aumentare con il tempo e la dose appropriata.
Cordiali saluti
Federico Baranzini
Scusi ma tra gli effetti collaterali ho letto di paresi notturne. Cosa ne pensa?
Gentile Chiara,
La ringrazio per la sua domanda riguardo al daridorexant.
La paralisi notturna, o paralisi da sonno, è un effetto collaterale che è stato riportato in alcuni pazienti che assumevano daridorexant durante gli studi clinici. Tuttavia, è importante sottolineare che si è trattato di un evento avverso raro, verificatosi in una piccola percentuale di pazienti.
La paralisi da sonno è un fenomeno transitorio che si verifica naturalmente durante le fasi del sonno REM (Rapid Eye Movement), quando il corpo subisce una temporanea paralisi muscolare atonica. In individui sani, questa paralisi termina normalmente al risveglio. Nei pazienti che assumono daridorexant, è possibile che in rari casi questa paralisi persista brevemente anche dopo il risveglio, dando l’impressione di una temporanea incapacità di muoversi.
È importante notare che questo effetto collaterale è di solito benigno e transitorio, e tende a scomparire spontaneamente dopo l’interruzione del trattamento o con l’adattamento dell’organismo al farmaco.
Tuttavia, se la paralisi notturna dovesse persistere o causare disagio significativo, è consigliabile consultare il medico curante per valutare eventuali aggiustamenti della terapia o l’adozione di misure preventive.
In generale, il daridorexant è considerato un farmaco ben tollerato e con un profilo di sicurezza favorevole nella maggior parte dei pazienti. Tuttavia, come per qualsiasi medicinale, è sempre necessario bilanciare attentamente i potenziali benefici e i possibili effetti collaterali, tenendo conto delle specifiche condizioni di salute e delle preferenze del paziente.
Le consiglio di discutere apertamente eventuali preoccupazioni con il suo medico curante, che potrà valutare attentamente il suo caso specifico e fornirle le indicazioni più appropriate.
Cordiali saluti,
Federico Baranzini
Durante le prime settimane in cui non fa effetto che si fa? Io dopo 30 anni d’insonnia a partire da un trauma ho il terrore di non dormire perché il giorno dopo sul lavoro se non rendo mi fanno a pezzi. Sto subendo mobbing.
Gentile Maria Elena,
comprendo la sua preoccupazione riguardo all’insonnia e all’impatto che questa ha sulla sua vita lavorativa, specialmente in un contesto di mobbing. Il daridorexant (nome commerciale Quviviq) è un farmaco di nuova generazione utilizzato per il trattamento dell’insonnia cronica. Studi clinici hanno evidenziato che questo medicinale può iniziare a migliorare la qualità del sonno già dopo una settimana di trattamento.
Tuttavia, è importante considerare che la risposta ai farmaci può variare da persona a persona. Durante le prime settimane di terapia, potrebbe non avvertire un miglioramento immediato. In questo periodo di transizione, può cercare di mentenere orari regolari per coricarsi e svegliarsi, crei un ambiente di riposo confortevole e limiti l’uso di dispositivi elettronici prima di dormire. Pratiche come la meditazione, la respirazione profonda o lo yoga possono ridurre l’ansia e favorire un sonno più tranquillo. Consideri inoltre di consultare uno psicologo o un terapeuta specializzato nella gestione dello stress e dei traumi. Questo potrebbe aiutarla a elaborare le esperienze passate e a sviluppare strategie per affrontare il mobbing sul lavoro.
Infine nulla toglie che il suo medico o specialista possa gestire questo intertempo con l’uso di ipnotici che potranno poi essere gradulmente sospesi.
Cordiali saluti
Federico Baranzini