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Una squadra di ricercatori dell’Università Tulane della Louisiana ha dedicato uno studio (pubblicato nel 2017) alla PSSD, o disfunzione sessuale post-SSRI, una condizione scoperta soltanto di recente, che affligge tutti quei pazienti che, una volta interrotto il trattamento, continuano a soffrire degli effetti collaterali di natura sessuale causati dall’assunzione di SSRI.

Questi farmaci, noti anche come inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, si sono rivelati estremamente utili nel trattamento di malattie come i disturbi depressivi e i disturbi d’ansia portando, però, con sé una serie di effetti collaterali legati alla sfera sessuale in grado di diminuire la qualità della vita dei pazienti.

La PSSD costituisce un problema ancora sotto-diagnosticato soprattutto dal momento che la maggior parte degli appartenenti alla comunità medica ignora ancora l’esistenza di questa condizione e gli stessi pazienti non si sentono a loro agio nel comunicare eventuali problemi di natura sessuale in ambito clinico.

Argomenti trattati nell’articolo

  • La PSSD è una condizione legata all’uso di antidepressivi, con sintomi sessuali avversi.
  • I sintomi possono persistere anche dopo l’interruzione del farmaco.
  • Non si conosce ancora la causa esatta del PSSD.
  • Non esiste un trattamento definitivo, solo modi per mitigare i sintomi.
  • La PSSD è difficile da diagnosticare poiché i suoi sintomi possono sovrapporsi a quelli di altre malattie mentali.
  • Si ritiene importante un approccio preventivo alla gestione della PSSD, inclusa la psicoterapia.
  • La ricerca sulla PSSD è in corso con l’obiettivo di fare scoperte più incoraggianti.
PSSD

Cos’è la PSSD o Disfunzione Sessuale Post-SSRI

La Disfunzione Sessuale Post-SSRI (Post-SSRI Sexual Dysfunction, PSSD) è una condizione medica caratterizzata da persistenti problemi sessuali che si manifestano dopo l’uso di inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), una classe di farmaci comunemente prescritta per il trattamento di disturbi come la depressione maggiore, l’ansia e il disturbo ossessivo-compulsivo.

Anche se gli SSRI sono generalmente ben tollerati, possono avere effetti collaterali, tra cui disfunzioni sessuali. Solitamente, questi effetti sono transitori e si risolvono dopo l’interruzione del farmaco. Tuttavia, in alcuni casi, i problemi sessuali persistono a lungo termine o diventano permanenti, anche dopo che il farmaco è stato completamente eliminato dall’organismo; questo stato viene definito PSSD.

Cenni Storici

Sconosciuta alla maggior parte delle persone, anche a causa del silenzio dei media in materia, la disfunzione sessuale post-SSRI, principalmente nota sotto l’acronimo inglese PSSD, negli ultimi anni ha colpito un numero crescente di persone. Nonostante il mistero che la circonda e il fatto che la sua prevalenza sia ancora considerata come rara, si tratta di una condizione nota da diverso tempo in ambito clinico.

Già negli anni 60, al momento dell’apparizione sul mercato dell’amitriptilina, ovvero uno dei primi farmaci antidepressivi appartenenti al gruppo degli inibitori non selettivi della ricaptazione della serotonina, noti comunemente come antidepressivi triciclici, alcuni pazienti avevano riferito dei sintomi di intorpidimento genitale e orgasmo ritardato. Nella prima metà degli anni 70 la clomipramina, un altro antidepressivo triciclico, veniva regolarmente prescritta per curare eventuali problemi di eiaculazione precoce dal momento che, già 50 anni fa, gli specialisti avevano compreso che il sistema serotoninergico era in grado di influenzare le capacità sessuali dei pazienti.

La prima descrizione di quello che oggi è noto come disturbo dell’eccitazione genitale persistente (o PGAD secondo l’acronimo inglese) risale ad oltre 40 anni fa, quando i pazienti che interrompevano l’assunzione della clomipramina, generalmente prescritta per il trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo, presentavano dei sintomi che al giorno d’oggi vengono attribuiti a questa condizione.

L’apparizione sul mercato degli SSRI risale all’inizio degli anni 90 con la commercializzazione di farmaci quali fluoxetina, paroxetina, sertralina, citalopram e venlafaxina. I foglietti illustrativi tendevano a citare il fatto che in rari casi, soltanto un campione esiguo proveniente da studi clinici aveva riferito delle disfunzioni a livello sessuale a seguito dell’assunzione di questi farmaci.

In questi anni, si consigliava ai medici di informare i pazienti del fatto che questi sintomi tendevano a scomparire una volta interrotto il trattamento. Qualora un paziente in cura con SSRI volesse trascorrere un fine settimana romantico, i medici si limitavano a consigliare di sospendere l’assunzione dei farmaci per tutta la durata dell’evento, la cosiddetta “vacanza terapeutica”. Sfortunatamente, gli effetti da sospensione rapida da SSRI in alcuni casi rendevano queste vacanze terapeutiche di fatto non sempre attuabili.

L’idea che alcuni di questi farmaci potessero causare effetti di rimbalzo o da sospensione e rendere difficile la loro interruzione, risale alla fine degli anni 90, quando alcune delle compagnie produttrici hanno iniziato ad indicare che alcuni SSRI come la paroxetina potrebbero causare gravi problemi al momento della sospensione del trattamento.

Difficoltà nello studio del fenomeno

La difficoltà principale nella quantificazione dell’incidenza e della prevalenza della disfunzione sessuale post-SSRI risiede nella mancanza di una definizione universalmente accettata e operativa del disturbo stesso.

La sintomatologia è varia e soggettiva, rendendo complessa la standardizzazione dei criteri diagnostici. Inoltre, l’utilizzo di scale di valutazione differenti e non sempre validate contribuisce ulteriormente all’eterogeneità dei dati raccolti.

Un secondo ostacolo è rappresentato dalla sottostima del problema. Spesso i pazienti sono restii a segnalare spontaneamente la disfunzione sessuale, per imbarazzo o per la convinzione che si tratti di un effetto collaterale inevitabile e di minore importanza rispetto ai benefici del trattamento antidepressivo.

Anche da parte dei medici, la rilevanza di questo aspetto può essere sottovalutata, con conseguente mancata indagine sistematica durante le visite di controllo.

La natura retrospettiva di molti studi condotti sull’argomento introduce un ulteriore elemento di incertezza. Il ricordo dei sintomi e la loro attribuzione al farmaco possono essere influenzati dal tempo trascorso e da altri fattori confondenti.

Questo limita l’affidabilità delle informazioni raccolte e rende difficile stabilire una correlazione causale inequivocabile tra l’assunzione di SSRI e l’insorgenza della disfunzione sessuale. Anche la variabilità individuale nella risposta ai farmaci e la presenza di comorbidità, come altre patologie o l’assunzione concomitante di altri farmaci, complicano ulteriormente l’analisi dei dati.

Questi fattori possono influenzare sia la probabilità di sviluppare disfunzioni sessuali sia la loro gravità, rendendo difficile isolare l’effetto specifico degli SSRI. Infine, la scarsità di studi longitudinali e prospettici, che seguono i pazienti nel tempo a partire dall’inizio del trattamento, rappresenta un limite significativo per la comprensione del fenomeno.

Questo tipo di studi, più costosi e complessi da realizzare, sarebbero fondamentali per ottenere dati più precisi sull’incidenza e la prevalenza della disfunzione sessuale post-SSRI e per identificare i fattori di rischio.

Farmaci e sindromi PSSD-Like

La PSSD ha degli aspetti in comune con i problemi di natura sessuale insorti a seguito di trattamenti a base di isotretinoina e finasteride.

  • L’isotretinoina viene impiegata per il trattamento dell’acne, commercializzato per la prima volta nel 1982, i cui effetti indesiderati di depressione e disfunzione sessuale sono stati resi noti a causa di un omicidio avvenuto nel 2006 a Chicago, laddove un paziente affetto da disfunzione sessuale e depressione a seguito dell’interruzione del trattamento ha ucciso il medico che gli aveva prescritto il farmaco.
  • La finasteride, un farmaco utilizzato per trattare l’alopecia androgenetica (calvizie) e l’iperplasia prostatica benigna (IPB), invece è stata commercializzata verso la fine degli anni 90 per il trattamento dell’alopecia e nel 2011 è apparsa la prima definizione della sindrome post-finasteride (caratterizzata da sintomi psicologici, fisici e sessuali tra cui alcuni in comune con la PSSD). 

Esistono, quindi, tre gruppi di farmaci all’apparenza estremamente diversi che finiscono con l’avere una caratteristica comune. In realtà, quando si considera la natura psichiatrica degli SSRI, si è portati a pensare che questi farmaci agiscano direttamente sul cervello. In realtà, la quantità di serotonina contenuta a livello cerebrale è relativamente scarsa: è possibile, infatti, trovare quantità maggiori di serotonina nel resto del corpo, a livello della pelle, del sangue e dell’intestino. Tenendo in considerazione il fatto che farmaci quali isotretinoina e finasteride agiscono a livello della pelle e dei capelli, il problema potrebbe, quindi, essere legato ai geni che si occupano degli organi sensoriali.

Un’altra classe di farmaci in grado di causare una disfunzione sessuale è quella degli anticoagulanti orali diretti, precedentemente noti come nuovi anticoagulanti orali. Dal momento che questi farmaci sono solitamente prescritti a persone anziane o a pazienti affetti da malattie estremamente gravi, l’impatto sulla loro vita sessuale  passa solitamente in secondo piano.

Gli SSRI

Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, o SSRI, costituiscono una classe di farmaci ampiamente diffusa dal momento che questi medicinali vengono spesso prescritti per trattare un gran numero di condizioni varia natura. Negli Stati Uniti, gli SSRI costituiscono la terza categoria di farmaci più prescritta e vengono assunti dal 12% della popolazione

È importante notare che la depressione resta una malattia a maggiore prevalenza nelle pazienti di sesso femminile, eppure la PSSD è una malattia che tende a colpire soprattutto i pazienti di sesso maschile.

Gli SSRI sono utilizzati nel trattamento di malattie quali il:

  • disturbo depressivo maggiore,
  • il disturbo ossessivo-compulsivo,
  • lo stress post-traumatico,
  • l’ansia generalizzata
  • e l’ansia sociale

Questi farmaci sono anche prescritti per il trattamento di sindromi pre e post-menopausali, vampate di calore e sindromi da dolore cronico e fatica cronica.

A causa dei loro effetti collaterali di natura sessuale, inoltre, gli SSRI vengono talvolta prescritti per la gestione di casi di parafilia e di eiaculazione precoce.

Quali antidepressivi sono maggiormente coinvolti

I farmaci antidepressivi più comunemente associati alla disfunzione sessuale post-SSRI (PSSD) sono:

Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI)

  • Fluoxetina
  • Paroxetina
  • Sertralina
  • Citalopram
  • Escitalopram
  • Fluvoxamina

Inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SNRI)

  • Venlafaxina
  • Duloxetina
  • Desvenlafaxina

Alcuni antidepressivi triciclici (TCA)

  • Clomipramina
  • Imipramina
  • Amitriptilina

Sebbene tutti questi farmaci siano stati associati in qualche misura alla PSSD, gli SSRI sembrano essere la classe più frequentemente implicata. Tra gli SSRI, la paroxetina è spesso citata per il rischio maggiore di causare effetti collaterali sessuali persistenti.

Gli effetti collaterali legati alla sfera sessuale includono, tra gli altri:

  • diminuzione della libido,
  • anestesia genitale,
  • disfunzione erettile,
  • eiaculazione ritardata,
  • perdita di lubrificazione nei soggetti di sesso femminile
  • e anorgasmia.

La depressione e l’assunzione di SSRI possono provocare una diminuzione della libido, una disfunzione erettile o una diminuzione della lubrificazione vaginale, dei disturbi legati all’eiaculazione, come un’eiaculazione ritardata, un ritardo dell’orgasmo o l’anorgasmia.

Gli effetti collaterali tipici degli SSRI

Gli effetti collaterali tipici degli SSRI, esclusivi all’assunzione di questi farmaci e non imputabili alla depressione, sono i seguenti: anestesia genitale, insensibilità ai capezzoli e orgasmi senza piacere. Secondo una ricerca dell’Università di Utrecht eseguita nel 2018, un gruppo di pazienti affetti da depressione che avevano già seguito una cura a base di farmaci SSRI mostravano dei maggiori livelli di anestesia genitale, insensibilità dei capezzoli e orgasmi senza piacere rispetto al gruppo di controllo.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, in alcuni casi questi effetti collaterali tendono a protrarsi anche a seguito dell’interruzione del trattamento a base di SSRI. Per questo motivo, alcuni ricercatori propongono il riconoscimento della disfunzione sessuale post-SSRI, o PSSD secondo l’acronimo inglese, come una vera e propria malattia e non un semplice effetto collaterale.

Le disfunzioni di natura sessuale sono associate ad una diminuzione della qualità della vita e possono avere delle conseguenze nefaste sulla salute fisica e mentale, nonché sulle relazioni interpersonali e sulle possibilità di guarigione dalla malattia mentale.

Esordio della Disfunzione sessuale post-SSRI

Le prove di natura scientifica a sostegno dell’esistenza della PSSD iniziano ad apparire soltanto nel 2006. Il numero di pazienti di sesso femminile preso in esame in occasione degli studi è esiguo. I pazienti che hanno preso parte alle ricerche lamentano dei sintomi relativi alla diminuzione della capacità nel provare piacere di natura sessuale.

Benché il nome stesso della malattia, disfunzione sessuale post-SSRI, indichi un’apparizione dei sintomi a seguito dell’interruzione di un trattamento a base di questi farmaci, alcuni pazienti possono iniziare a presentare dei sintomi durante il trattamento.

In questi casi, i sintomi tendono a peggiorare una volta interrotta l’assunzione di SSRI. La maggior parte dei pazienti, però, tende a sviluppare una forma intensa e grave di questi sintomi una volta interrotta l’assunzione dei farmaci, quindi, in alcuni casi, dopo un’esposizione duratura al trattamento. Per questo motivo è ancora difficile sapere se la rapidità d’interruzione del trattamento possa avere un’influenza sulla gravità dei sintomi e sull’intensità della condizione.

Revisione della letteratura scientifica sulla PSSD

Un gruppo di ricercatori del dipartimento di urologia della Scuola di medicina dell’Università Tulane di New Orleans ha deciso di dedicare uno studio a questa condizione, procedendo ad una revisione della letteratura medica esistente relativa alla PSSD. I ricercatori, guidati dalla Dott.ssa Areeg Bala, hanno incluso nel loro studio 33 articoli dei 74 presi in esame relativi alla PSSD.

In linea generale, tra l’1 e il 10% dei pazienti che sviluppano degli effetti collaterali durante un trattamento a base di SSRI assisteranno alla scomparsa di questi sintomi nel corso del trattamento stesso. In realtà, dato lo scarso numero di studi in materia, la prevalenza degli effetti collaterali ricorrenti di natura sessuale a termine di un trattamento a base di SSRI non è ancora nota con esattezza.

I ricercatori dell’Università Tulane fanno notare nel loro studio che la diagnosi della PSSD resta alquanto difficile al giorno d’oggi: la natura stessa dei sintomi di questa condizione, infatti, tende a sovrapporsi ad alcuni dei sintomi principali della depressione come, ad esempio, la carenza di impulso sessuale, la diminuzione del desiderio sessuale e una scarsa libido.

Uno studio condotto dal Dott. David Healy su di un campione costituito da 229 individui di età compresa tra i 15 e i 66 anni ha mostrato che la PSSD può manifestarsi ad ogni età. La durata dell’assunzione degli SSRI all’interno del campione variava da un giorno a 16 anni. Per quanto riguarda gli effetti negativi a livello della sfera sessuale a seguito dell’interruzione del trattamento, invece, questi potevano variare da un mese fino a 20 anni.

Teorie sulle cause della Disfunzione Sessuale post-SSRI

L’origine della Post-SSRI Sexual Dysfunction (PSSD) è un argomento ancora dia chiarire nella psicofarmacologia, data la complessità dei meccanismi sottostanti e l’impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti.

I ricercatori ammettono che, al momento, è ancora difficile comprendere la causa esatta della PSSD. Esistono, però, diverse teorie in grado di spiegare i meccanismi alla base di questa condizione. La risposta potrebbe trovarsi in una combinazione di queste teorie e potrebbe finalmente portare ad una soluzione definitiva, in grado di migliorare la vita di tutti quei pazienti affetti dalla PSSD.

Tra le ipotesi più discusse riguardo all’etiopatogenesi della PSSD, emergono alcuni meccanismi chiave:

  1. Sottoregolazione del Recettore 5HT1A: Il recettore 5HT1A gioca un ruolo cruciale nella regolazione della serotonina, un neurotrasmettitore fondamentale per molteplici funzioni cerebrali, inclusa la regolazione dell’umore e della sessualità. L’ipotesi della sottoregolazione di questo recettore suggerisce che l’uso prolungato di SSRI (Selective Serotonin Reuptake Inhibitors) possa portare a un aumento compensativo della serotonina nell’ipotalamo, che a sua volta induce una diminuzione della sensibilità e dell’espressione dei recettori 5HT1A. Questo processo può alterare il delicato equilibrio neurochimico, influenzando negativamente la funzione sessuale attraverso una ridotta trasmissione serotoninergica e una conseguente diminuzione dei livelli di testosterone, un ormone chiave nella regolazione del desiderio e della funzione sessuale.
  2. Cambiamenti Epigenetici: La persistenza della sottoregolazione del recettore 5HT1A può innescare modificazioni epigenetiche, ovvero cambiamenti nell’espressione genica che non coinvolgono alterazioni della sequenza del DNA ma piuttosto modificazioni nella sua struttura o nel modo in cui i geni vengono trascritti. In particolare, si osserva un aumento dell’espressione di proteine che legano il metile, come MeCP2 e MBD1, nelle aree cerebrali quali la corteccia frontale, il giro dentato dell’ippocampo e il putamen caudato. Questi cambiamenti possono influenzare la plasticità neuronale e le funzioni cerebrali a lungo termine, contribuendo alla persistenza dei sintomi della PSSD.
  3. Sindrome Serotoninergica: Questa condizione può derivare da un’eccessiva attivazione dei recettori serotoninergici, che può portare a disfunzioni sessuali. La sindrome serotoninergica è caratterizzata da un insieme di sintomi che possono includere agitazione, confusione, aumento della frequenza cardiaca, dilatazione delle pupille, e in casi gravi, danni assonali, che possono compromettere ulteriormente la funzionalità sessuale. Alcuni casi di PSSD potrebbero quindi essere dovuti alla tossicità da serotonina, secondo un meccanismo simile a quello della 3,4-Metilendiossiamfetamina o MDA, o ad una vulnerabilità individuale a questo neurotrasmettitore, dal momento che la maggior parte dei pazienti che assumono SSRI non sviluppano la PSSD. La MDA è un composto psicoattivo che aumenta la liberazione di serotonina e ne inibisce la ricaptazione, portando a un significativo aumento dei livelli di serotonina nel cervello. Questo aumento può provocare effetti psicotropi, ma anche tossicità serotoninergica e potenziali danni neuronali, soprattutto con l’uso ripetuto o ad alte dosi.
  4. Cambiamenti Neurochimici: Al di là dell’alterazione dei livelli di serotonina e testosterone, la PSSD può coinvolgere variazioni in altri neurotrasmettitori e ormoni, come un aumento dei livelli di prolattina (che può inibire il desiderio sessuale), il blocco dei recettori α1-adrenergici (influenzando la vasoconstrizione e quindi la funzione erettile), la diminuzione dei livelli di dopamina (fondamentale per il piacere e la motivazione) e di ossitocina (coinvolta nell’attaccamento e nelle funzioni sessuali). È importante ricordare come l’azione di questa categoria di farmaci si riverberi anche e soprattutto sul sistema nervoso periferico dal momento che il 95% dei recettori serotoninergici sono situati all’esterno del cervello.
  5. I farmaci SSRI sono responsabili dell’inibizione della trasmissione della dopamina nell’area tegmentale ventrale. La dopamina, a sua volta, gioca un ruolo fondamentale nell’eccitazione sessuale. La serotonina, inoltre, è coinvolta, tramite i recettori 5HT, nella regolazione di due sostanze estremamente importanti a livello del comportamento sessuale: la pro-opiomelanocortina e la melanocortina. Di conseguenza, eventuali disturbi che interessano la pro-opiomelanocortina e la melanocortina dovuti all’assunzione di SSRI, potrebbero portare ad una disfunzione di natura sessuale persistente. I recettori 5HT, inoltre, giocano un ruolo fondamentale nell’asse ipotalamo-ipofisi-testicolo. La presenza di un disequilibrio in questi recettori, quindi, risulterebbe in un disequilibrio a livello dell’asse che, di conseguenza, può portare ad una diminuzione dei livelli di testosterone libero.
  6. Alterazioni dei Canali del Sodio: Questi cambiamenti possono ridurre il rilascio di ossitocina, un neuropeptide coinvolto nella modulazione del comportamento sociale e sessuale, compromettendo ulteriormente la funzione sessuale.
  7. Effetti Endocrini: L’uso di SSRI e altri farmaci può avere impatti complessi sull’asse endocrino, influenzando la secrezione e l’equilibrio di ormoni cruciali per la regolazione della funzione sessuale.

Principali meccanismi ipotizzati nella genesi della Post-SSRI Sexual Dysfunction (PSSD)

MeccanismoDescrizioneImplicazioni
Sottoregolazione del Recettore 5HT1AAumento compensativo della serotonina nell’ippotalamo che induce una diminuzione della sensibilità e dell’espressione dei recettori 5HT1A, alterando l’equilibrio neurochimico e influenzando la funzione sessuale.Diminuzione dei livelli di testosterone e alterazione della funzione sessuale.
Cambiamenti EpigeneticiModificazioni epigenetiche, come l’aumento dell’espressione di proteine che legano il metile (MeCP2 e MBD1), influenzano la plasticità neuronale e le funzioni cerebrali, contribuendo alla persistenza dei sintomi della PSSD.Persistenza dei sintomi della PSSD attraverso alterazioni della plasticità neuronale e delle funzioni cerebrali.
Sindrome SerotoninergicaEccessiva attivazione dei recettori serotoninergici, che può portare a disfunzioni sessuali caratterizzate da sintomi come agitazione, confusione e, in casi gravi, danni assonali.Disfunzioni sessuali e potenziali danni assonali derivanti da un’eccessiva attivazione serotoninergica.
Cambiamenti NeurochimiciVariazioni in neurotrasmettitori e ormoni come serotonina, testosterone, prolattina, dopamina e ossitocina, che possono influenzare la motivazione, il piacere e la funzione sessuale.Inibizione del desiderio sessuale, problemi di vasoconstrizione e compromissione del piacere e della motivazione.
Alterazioni dei Canali del SodioRiduzione del rilascio di ossitocina a causa di alterazioni nei canali del sodio, compromettendo la funzione sessuale.Compromissione della modulazione del comportamento sociale e sessuale.
Effetti EndocriniInfluenza dell’uso di SSRI e altri farmaci sull’equilibrio ormonale, con possibili impatti sulla funzione sessuale.Alterazione della regolazione della funzione sessuale tramite impatti sull’asse endocrino.

La comprensione di questi meccanismi è cruciale per lo sviluppo di strategie terapeutiche mirate per la PSSD. La ricerca futura dovrebbe mirare a delineare ulteriormente il ruolo di questi meccanismi nella patogenesi della PSSD e valutare potenziali interventi che possano

PSSD Sintomi

La PSSD può colpire dei pazienti appartenenti ad ogni fascia di età, sesso e gruppo etnico. Questa condizione può presentarsi a seguito dell’assunzione di una dose minima di SSRI o dopo anni di esposizione ai farmaci di questa categoria. La PSSD può continuare per decenni anche una volta interrotto il trattamento e può presentare diversi livelli di gravità e persistenza.

Tra i sintomi principali ed estremamente caratteristici della PSSD, i ricercatori riportano:

Disfunzioni sessuali:

  • Libido ridotta o assente: Diminuzione significativa o completa perdita dell’interesse sessuale.
  • Disfunzione erettile: Difficoltà o incapacità di ottenere o mantenere un’erezione adeguata per il rapporto sessuale.
  • Disfunzioni dell’orgasmo: Ritardo significativo, riduzione dell’intensità o completa assenza dell’orgasmo (anorgasmia).
  • Diminuzione della sensibilità genitale: Riduzione della percezione sensoriale nei genitali.

Sintomi emotivi e relazionali:

  • Anedonia sessuale: Perdita del piacere o della soddisfazione durante l’attività sessuale.
  • Disturbi dell’umore: Depressione, ansia o altri cambiamenti dell’umore correlati alla disfunzione sessuale.
  • Impatto sulle relazioni: Problemi nelle relazioni interpersonali a causa delle difficoltà sessuali.

Altri sintomi potenziali:

  • Alterazioni della funzione eiaculatoria: Cambiamenti nel volume, nella consistenza o nel tempo dell’eiaculazione.
  • Alterazioni nella funzione sessuale femminile: Compreso il dolore durante il rapporto sessuale (dispareunia), difficoltà di lubrificazione o cambiamenti nella risposta sessuale.

Il parametro fondamentale che permette l’identificazione della PSSD è generalmente costituito dalla cosiddetta anestesia genitale, che non è in alcun modo legata alla depressione. L’anestesia genitale, che costituisce il sintomo più comune della PSSD, può manifestarsi anche solo dopo 30 minuti dall’assunzione della prima dose di un farmaco di classe SSRI.

Questo sintomo, solitamente, viene considerato come un predittore di una disfunzione sessuale di intensità ancor più grave: una persona affetta da un calo della sensibilità nella regione genitale si trova sicuramente meno incline a provare dell’eccitazione sessuale o un orgasmo. La persona sarà, quindi, portata a considerare la sessualità in modo negativo, con una conseguente diminuzione della libido e un peggioramento della disfunzione sessuale.

Uno studio olandese ha mostrato che la disfunzione sessuale post-SSRI è in grado di prolungarsi anche fino a 3 anni dopo la sospensione di SSRI, in particolare con paroxetina, sertralina, venlafaxina, citalopram, fluoxetina, fluvoxamina ed escitalopram.

La PSSD può, inoltre, presentarsi anche a seguito di una singola dose di antidepressivi.

Sindrome dei Genitali Senza Riposo (RGS) e il Disturbo da Eccitazione Genitale Persistente (PGAD)

Alcuni ricercatori riportano l’apparizione di alcuni rarissimi effetti collaterali di natura sessuale, tra questi la sindrome dei genitali senza riposo, in inglese RGS, (o persistente disturbo dell’eccitazione genitale) e il disturbo da eccitazione genitale persistente.

Ecco una tabella riepilogativa che confronta e contrappone la Sindrome dei Genitali Senza Riposo (RGS) e il Disturbo da Eccitazione Genitale Persistente (PGAD):

CaratteristicaSindrome dei Genitali Senza Riposo (RGS)Disturbo da Eccitazione Genitale Persistente (PGAD)
DefinizioneSensazione inquietante e scomoda nei genitali, senza un’eccitazione sessuale effettiva.Eccitazione genitale prolungata e indesiderata, non correlata a desiderio o stimolazione.
Sintomi PrincipaliVibrazioni, pulsazioni o altri disagi nei genitali, senza desiderio sessuale.Sensazioni di gonfiore, pulsazioni nei genitali che non migliorano con l’attività sessuale.
Alleviamento SintomiTemporaneamente con l’attività sessuale o la masturbazione, ma i sintomi tendono a ritornare.L’eccitazione persiste nonostante l’orgasmo o l’assenza di stimolazione sessuale.
EziologiaPossibile correlazione con disfunzioni dei percorsi sensoriali o del sistema nervoso centrale; associata alla sindrome delle gambe senza riposo.Cause varie, incluse anomalie nei nervi genitali, effetti collaterali di farmaci, problemi vascolari; può essere associato a condizioni mediche sottostanti.

Questa tabella fornisce una panoramica delle differenze chiave tra le due sindromi, aiutando a distinguere tra le caratteristiche specifiche di ciascuna.

Classificazione della PSSD

Non esiste una classificazione ufficiale universalmente accettata per la PSSD, poiché la ricerca in questo campo è ancora in corso e la condizione stessa è stata riconosciuta relativamente di recente dalla comunità medica.

Alcuni Autori hanno proposto una classificazione della PSSD in due categorie stabilite secondo l’apparizione dei sintomi:

  • una PSSD caratterizzata da un’apparizione precoce, ovvero in quei casi in cui la disfunzione sessuale si manifesta durante l’assunzione degli SSRI e continua una volta interrotto il trattamento,
  • una PSSD che si verifica a seguito dell’interruzione degli SSRI sotto forma di un peggioramento degli effetti collaterali di natura sessuale indotti dai farmaci stessi. 

Diagnosi della PSSD

Il gruppo di ricerca della Dr.ssa Bala sottolinea come quasi tutti i pazienti che seguono un trattamento a base di SSRI finiscono con lo sviluppare degli effetti collaterali di natura sessuale. A causa della scarsità di studi relativi alla PSSD, la prevalenza esatta di questa malattia resta, purtroppo, ancora sconosciuta.

Si tratta, inoltre, di una sindrome difficile da diagnosticare dal momento che i suoi sintomi tendono a sovrapporsi a quelli di varie malattie mentali, in primis la stessa depressione maggiore. Per questo è importante provvedere a stilare una cronologia dei problemi, dei sintomi e dei trattamenti che potrebbe aiutare a mostrare meglio la correlazione tra causa e effetto.

Per confermare una diagnosi di PSSD, i medici si trovano di fronte alla sfida di non disporre di metodi investigativi precisi, come le risonanze magnetiche, che possano rivelare anomalie specifiche di questa condizione.

Attualmente, l’unico strumento diagnostico affidabile è l’anamnesi clinica, medica e sessuologica del paziente, che, seppur fondamentale in tutte le diagnosi, rappresenta l’unica risorsa disponibile per identificare la PSSD.

Ecco una tabella che riassume i criteri diagnostici della PSSD proposti dal Dott. David Healy:

CriterioDescrizione
Trattamento precedentePresenza di un trattamento precedente a base di SSRI/SNRI.
Cambiamenti alla sensibilità genitaleApparizione di cambiamenti persistenti alla sensibilità in zona genitale a seguito dell’interruzione di questo trattamento.
Problemi di natura sessualeInsorgenza di problemi di natura sessuale quali calo del desiderio, disfunzione erettile/diminuzione della lubrificazione vaginale, riduzione del piacere durante l’orgasmo, anorgasmia, dolore genitale, riduzione della sensibilità ai capezzoli, perdita di erezioni notturne, problemi di eiaculazione (intensità e volume ridotti), “disconnessione” tra cervello e organi genitali.
Durata del problemaDurata del problema di almeno 3 mesi a seguito dell’interruzione del trattamento a base di SSRI/SNRI.

È cruciale, quindi, esaminare in modo approfondito tutti gli aspetti del quadro clinico del paziente, inclusi stili di vita come il fumo, l’uso di sostanze, alcol e farmaci che possono influenzare la funzionalità sessuale, oltre alla cronologia e alla natura dei sintomi e alla presenza di eventuali condizioni preesistenti.

Allo stesso modo è essenziale escludere ogni altra possibile causa di disfunzione sessuale post-SSRI, tra cui cause iatrogene come la sindrome da post-finasteride o l’uso di MDMA, nonché condizioni mediche quali diabete, ipertensione e depressione, per formulare una diagnosi accurata e mirata della PSSD.

PSSD Terapia e Cure

Purtroppo non esiste ancora un trattamento definitivo per la PSSD, dal momento che la letteratura medica si limita a riferire dei trattamenti destinati alla disfunzione sessuale post-SSRI. La maggior parte di questi trattamenti, inoltre, tendono ad essere in grado di alleviare soltanto alcuni dei sintomi ma non la totalità.

Ad esempio, l’irradiazione laser a bassa intensità (LLLT) può portare ad un miglioramento della funzionalità dei recettori a potenziale transiente, che costituisce una delle eziologie della PSSD. Nel paziente che si è sottoposto a questo trattamento, la sensibilità del pene ha subito un miglioramento pari al 40%.

In ambito farmacologico, alcune ricerche hanno mostrato dei risultati incoraggianti a seguito della somministrazione di buspirone, trazodone e mirtazapina, nonché di agonisti dopaminergici quali pramipexolo e cabergolina. Uno studio caso-controllo spagnolo ha riferito un miglioramento dei sintomi di natura sessuale a seguito di un cambiamento di classe farmacologica, ovvero da SSRI ad antidepressivi dopaminergici, nel caso specifico l’amineptina. Un passaggio a farmaci quali sildenafil, vardenafil, altri inibitori della 5-fosfodiesterasi e testosterone, invece, non ha portato alcun beneficio.

Alcuni studi propongono la terapia aggiuntiva con bupropione o nefazodone, dal momento che questi farmaci, non agendo sull’attività serotoninergica, non causano alcun effetto collaterale a livello sessuale. È, inoltre, importante ricordare che, benché una diminuzione del dosaggio di SSRI potrebbe aiutare ad evitare l’insorgenza di sintomi di natura sessuale, questo particolare approccio potrebbe diminuire l’effetto del medicinale sui sintomi della malattia mentale per la quale era stato inizialmente prescritto.

Ecco una tabella che illustra i vari rimedi e approcci curativi alla PSSD:

ApproccioDescrizione
Vacanza TerapeuticaInterruzione del trattamento per un breve periodo, con rischio di sindrome da astinenza da SSRI.
Riduzione del DosaggioRiduzione del dosaggio dei farmaci SSRI/SNRI, con possibile riduzione degli effetti collaterali entro 3-6 mesi.
Sostituzione del FarmacoSostituzione degli SSRI con farmaci a minori effetti collaterali sessuali (es. bupropione, mirtazapina, nefazodone).
Antidoti e Farmaci SpecificiUso di farmaci come sildenafil, bupropione, buspirone, mirtazapina, apomorfina SL, ciproeptadina, yohimbina, neostigmina, amantadina, destroanfetamina per contrastare la disfunzione sessuale.
Terapie per l’Attivazione dei Sistemi NeurotrasmettitoriSomministrazione di buspirone, trazodone, mirtazapina, pramipexolo, cabergolina per attivare sistemi serotonergici e dopaminergici.
Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC)Aiuto ai pazienti a comprendere e gestire la loro condizione.
Interventi sullo Stile di VitaEsercizio aerobico, riduzione del consumo di alcool, cessazione del fumo, evitazione di droghe.
Correzione delle Anomalie OrmonaliControllo e correzione di eventuali squilibri ormonali.
Integrazione di NutrientiAssunzione di l-arginina e l-carnitina per migliorare la funzione erettile e l’ossido nitrico.
Interventi PsicologiciTerapia sessuale, focalizzazione sensoriale e altre tecniche psicologiche per migliorare l’esperienza sessuale.
Irradiazione laser a bassa intensità (LLLT)Migliorando la circolazione sanguigna nei tessuti trattati, la LLLT potrebbe aiutare a migliorare la funzionalità erettile e altre funzioni sessuali compromesse nella PSSD come l’anestesia del glande.

Questa tabella fornisce una panoramica degli approcci attualmente considerati nel trattamento della PSSD, includendo sia metodi farmacologici che non farmacologici, per affrontare la complessità di questa condizione.

La difficoltà nel gestire la PSSD non fa altro che dimostrare l’importanza di un approccio preventivo di questa malattia.

Per poter aiutare i pazienti a comprendere la PSSD e a gestire al meglio questa situazione, alcuni psichiatri hanno proposto la psicoterapia.

Si tratta di una soluzione efficace soprattutto nella gestione dei pensieri negativi che tendono a presentarsi nel caso di alcuni pazienti, in modo particolare per quanto riguarda l’inadeguatezza sessuale e la diminuzione dell’autostima. Dal momento che si tratta di vittime collaterali di questa malattia, anche i partner dei pazienti affetti da PSSD dovrebbero prendere parte alle sessioni di psicoterapia, nonché a delle sessioni di terapia sessuale o di counseling di coppia in grado di mostrare loro come questa malattia sia semplicemente dovuta all’assunzione di farmaci e non ad una mancanza di interesse da parte della persona amata. Queste terapie possono, inoltre, costituire un sostegno di natura emotiva e psicologica per i pazienti affetti da PSSD e per i loro partner.

In attesa di ricerche e risultati più precisi su questa sindrome, è importante che i medici e soprattutto gli psichiatri informino i propri pazienti dei rischi legati alla PSSD.

E’ sempre consigliabile monitorare l’evoluzione dei pazienti che seguono un trattamento a base di SSRI, chiedendo loro di riferire eventuali sintomi legati alla funzione sessuale affinché il medico possa provvedere ad aggiustare il dosaggio degli SSRI, interrompere o cambiare il trattamento. 

Fonti

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