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Nell’arco degli ultimi trent’anni, la Psichiatria Riproduttiva ha assunto un ruolo sempre più centrale nell’ambito della salute mentale delle donne, riflettendo un cambiamento parallelo nell’attenzione clinica e nella ricerca focalizzata sulla salute femminile.

Se prima della pubertà i due sessi presentano un rischio simile di sviluppare disturbi dell’umore, con l’avvento della maturità riproduttiva, le donne manifestano una predisposizione crescente alla depressione unipolare rispetto agli uomini.

La complessa interazione tra gli ormoni riproduttivi femminili e le patologie psichiatriche rimane argomento di intenso studio. Anche se non è stata stabilita un’associazione definitiva, esiste un sottogruppo di donne particolarmente vulnerabile ai sintomi psichiatrici in fasi di variazione ormonale, quali il periodo premenstruale, il postpartum e la perimenopausa.

La sfida della gestione dei disturbi dell’umore in gravidanza sta nell’equilibrare i potenziali rischi farmacologici per il feto con quelli, altrettanto significativi, legati a una patologia psichiatrica non trattata, considerando l’alta probabilità di ricaduta nelle donne che sospendono i trattamenti psichiatrici durante la gestazione.

Non possiamo trascurare l’importanza dei fattori di rischio psicosociali e delle circostanze di vita che rappresentano ulteriori elementi critici nel definire la suscettibilità delle donne ai disturbi psichiatrici.

Verranno qui presentate le più comuni patologie psichiatriche della gravidanza e del post partum.

Disturbi psichiatrici in Gravidanza e nel Post Partum
Disturbi psichiatrici in Gravidanza e nel Post Partum

Epidemiologia dei Disturbi Mentali nelle Gravide

I disturbi mentali sono tra le condizioni più comuni che colpiscono le donne in età riproduttiva, con un impatto significativo sulla salute sia materna che fetale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riconosce che circa il 10%-16% delle donne in gravidanza e il 13%-20% delle donne dopo il parto soffrono di disturbi mentali, tra cui la depressione è la più diffusa.

Nei Paesi in via di sviluppo, i tassi di prevalenza sono ancora più elevati, con il 15,6% delle donne in gravidanza e il 19,8% delle donne postpartum che presentano un disturbo mentale. Una revisione sistematica sulla depressione globale tra le donne postpartum ha stimato una prevalenza del 17,2% a livello mondiale].

Nei Paesi a basso e medio reddito, la prevalenza media dei disturbi mentali durante la gravidanza è di circa il 16% e aumenta a quasi il 20% dopo il parto

Realtà Italiana

In Italia, la prevalenza della depressione perinatale è stimata tra il 10% e il 15%. I fattori di rischio per la depressione perinatale includono una storia personale di depressione, un parto traumatico, un basso sostegno sociale e una condizione economica difficile.

  • Secondo il progetto sul disagio psichico perinatale dell’Istituto Superiore di Sanità, la prevalenza della depressione perinatale in Italia è stimata al 12,7%.
  • La depressione perinatale è più comune nelle donne con meno di 25 anni e nelle donne con più di 40 anni.
  • La depressione perinatale è più comune nelle donne con un basso livello di istruzione e nelle donne con problemi economici.
  • La depressione perinatale è più comune nelle donne con una storia personale di depressione.

Fattori di Rischio per la Depressione Perinatale

Una combinazione di fattori biologici, psicologici e sociali contribuisce al rischio di depressione perinatale. Va notato che la gravidanza in sè non rappresenta un rischio di depressione indipendente, ma una condizione che nelle donne predisposte, può portare a slatentizzare stati depressivi.

  • Psicopatologia ansiosa o depressiva preesistente. Le donne con una storia pregressa di disturbi d’ansia o depressione hanno un rischio maggiore di sviluppare depressione in gravidanza. La presenza di sintomi depressivi o ansiosi durante la gravidanza è il fattore di rischio più fortemente associato alla depressione post-partum.
  • Associato al precedente punto vi è l’uso di alcol. In base ai risultati di ricerca, l’uso e l’abuso di alcol nel periodo pre-gravidico rappresentano un fattore di rischio per la depressione in gravidanza e a sua volta la depressione rafforzerebbe la ricerca delle sostanze;
  • Scarso supporto psicologico da parte del partner e dei familiari. La mancanza di un adeguato supporto emotivo e pratico da parte del partner, della famiglia e delle amicizie è correlato ad un aumentato rischio di depressione perinatale. Il supporto sociale ha un ruolo protettivo.
  • Storia personale o familiare di depressione o ansia. Avere familiarità per depressione o ansia, specialmente tra parenti di primo grado, aumenta il rischio di depressione in gravidanza. Anche la presenza di disturbi mentali tra i familiari è un importante fattore di rischio.
  • Difficoltà relazionali con il partner. Problemi nella relazione di coppia, come conflittualità, scarso supporto emotivo ed isolamento, sono associati ad una maggiore probabilità di depressione in gravidanza. Il sostegno del partner ha un ruolo chiave nel benessere della donna.

Conseguenze di una mancata diagnosi sul Feto e la Madre

I disturbi mentali perinatali possono avere un impatto significativo sulla salute della donna, del bambino e della famiglia. Ecco in sintesi alcune delle conseguenze dannose di una diagnosi mancata:

  • Le donne con depressione perinatale sono più a rischio di sviluppare complicazioni durante la gravidanza e il parto, di abusare di sostanze e di trascurare il proprio bambino.
  • Le madri depresse hanno un rischio di parto prematuro più alto del 50%. Inoltre, lo stress materno può avere effetti negativi sullo sviluppo psicomotorio del bambino.
  • I bambini nati da madri con depressione perinatale sono più a rischio di problemi di sviluppo e di salute mentale.
  • Bere moderatamente (1 bicchiere di vino a settimana) nel primo trimestre di gravidanza raddoppia il rischio di ansia e depressione nella prole. L’esposizione prenatale all’alcol può causare alterazioni dello sviluppo cerebrale del feto che si manifestano successivamente con problemi comportamentali come depressione, ansia, aggressività

Per questo è importante identificare precocemente le donne a rischio e assicurare adeguato supporto psicologico e psichiatrico durante la gravidanza.

Le linee guida raccomandano una valutazione del disagio psichico nelle visite prenatali di routine. In caso di disturbi gravi preesistenti è necessario ottenere precocemente un supporto specialistico.

Uso di Alcol e Sostante nelle Gravide

L’abuso di alcol e sostanze stupefacenti durante la gravidanza può causare gravi conseguenze sia per la madre che per il bambino. Anche piccole quantità di alcol possono influire sullo sviluppo del feto e aumentare il rischio di aborto spontaneo, parto prematuro e basso peso alla nascita. Inoltre, il consumo di alcol durante la gravidanza è associato a un maggior rischio di Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante (SIDS).

Il primo e l’ultimo trimestre di gravidanza sono i periodi più delicati, in cui l’alcol può causare maggiori danni al feto, interferendo con i normali processi di sviluppo fisico e intellettivo e determinando malformazioni e ritardo mentale. Le sostanze stupefacenti, come la cocaina, possono causare problemi simili, poiché riescono a bypassare la placenta e causare danni al sistema nervoso centrale del feto.

L’abuso di sostanze stupefacenti durante la gravidanza può causare numerose complicanze ostetriche e ritardi nello sviluppo di crescita e malformazioni nel neonato. Ad esempio, l’uso di cocaina in gravidanza è associato a nascite premature, circonferenza cranica inferiore e lunghezza inferiore rispetto ai bambini di madri che non hanno fatto uso di cocaina durante la gravidanza.

In generale, è fortemente raccomandato evitare l’uso di alcol e sostanze stupefacenti durante la gravidanza per proteggere la salute della madre e del bambino.

Poiché non si conosce la dose minima di alcol sufficiente a causare danni al feto, in gravidanza e quando si desidera avere un bambino, è consigliabile non consumare alcuna quantità di alcol.

Politiche sociali per la salute mentale in gravidanza e nel post partum

Queste considerazioni sottolineano l’importanza di migliorare l’accesso ai servizi di salute mentale per le donne in gravidanza e nel post-partum.

Gli operatori sanitari devono essere attenti a effettuare uno screening dei disturbi mentali e dell’uso di sostanze durante le visite prenatali e postnatali e, quando necessario, devono fornire riferimenti e interventi appropriati.

Inoltre, le iniziative di salute pubblica dovrebbero concentrarsi sulla sensibilizzazione all’importanza della salute mentale durante la gravidanza e il post-partum e sulla riduzione dello stigma associato alla ricerca di aiuto per i problemi di salute mentale.

Psicologia della Gravidanza

Il periodo della gravidanza può essere caratterizzato da molte fluttuazioni emotive e fisiche. Ogni trimestre della gravidanza presenta le proprie sfide e potenziali trigger per l’insorgenza o l’aggravamento di disturbi psichiatrici.

La comprensione delle dinamiche di questi disturbi in ogni trimestre può essere di fondamentale importanza per offrire assistenza adeguata e tempestiva alle future madri.

Fasi psicologiche della Gravidanza

Vengono qui riportati gli aspetti psicologici che caratterizzano i tre trimestri della gravidanza. A seguire illustreremo i problemi psichiatrici più comuni che si possono verificare durante una gravidanza.

Primo Trimestre:

  • Gravidanze Indesiderate: La scoperta di una gravidanza indesiderata può portare a una serie di reazioni emotive, tra cui shock, negazione, rabbia, tristezza e ansia. Queste gravidanze possono portare a elevati livelli di stress e ansia, aumentando il rischio di sintomi depressivi.
  • Adattamento alla Gravidanza: Anche quando la gravidanza è pianificata e desiderata, la consapevolezza di diventare genitori può generare paure e ansie. Le preoccupazioni riguardo alle responsabilità genitoriali, ai cambiamenti nel corpo, alle condizioni mediche e alle finanze possono iniziare a pesare sulla mente della madre.

Secondo Trimestre:

  • Per molte donne, il secondo trimestre è spesso il periodo “d’oro” della gravidanza. Molte delle difficoltà fisiche e emotive del primo trimestre, come nausea e affaticamento, tendono a diminuire. Tuttavia, non è raro che alcune donne continuino a sperimentare sintomi depressivi o d’ansia, specialmente se sono presenti fattori scatenanti esterni.

Terzo Trimestre:

  • Paure legate al Parto: Mentre il momento del parto si avvicina, molte donne possono sviluppare paure o ansie legate al dolore, alle procedure mediche, alle possibili complicazioni o semplicemente all’ignoto del processo del parto.
  • Preoccupazioni sul Feto: In questo periodo, le future madri possono diventare particolarmente sensibili a qualsiasi segnale dal loro corpo o dall’ambiente esterno. Dubbi sulla salute del feto, sull’eventualità di malformazioni o su possibili problemi possono diventare prevalenti.

Storia pregressa di Disturbi Psichiatrici

Le donne con una storia di disturbi psichiatrici sono particolarmente vulnerabili durante la gravidanza. Anche se la gravidanza può a volte portare a una diminuzione dei sintomi in alcune donne con disturbi cronici, la maggior parte ha un rischio elevato di recidiva o esacerbazione dei sintomi.

Una storia di problemi psichiatrici può influenzare il modo in cui una donna affronta le sue cure prenatali. Alcune potrebbero evitare o ritardare le visite mediche, spesso a causa di preoccupazioni legate ai farmaci o al giudizio. Questa irregolarità nelle cure prenatali può aumentare il rischio di complicazioni ostetriche.

Sindromi psico-fisiche parafisiologiche nella gravidanza

Alcune condizioni di disagio psicologico sono rare o molto rare e interessano la donna e o il loro partner. Riportiamo qui tre delle tre più emblematiche condizioni di disagio e malessere che caratteristicamente implicano fattori biologici, psicologici e relazionali.

Iperemesi gravidica

L’iperemesi gravidica (HG) è una condizione della gravidanza caratterizzata da nausea e vomito estremi e persistenti, così gravi che possono portare a perdita di peso, disidratazione e altre gravi complicazioni. È molto più grave della tipica nausea e del vomito associati alle nausee mattutine. Mentre la nausea mattutina tende ad attenuarsi dopo il primo trimestre, la HG può persistere per tutta la gravidanza.

Cause fisiologiche:

  • La causa esatta dell’HG non è ancora chiara, ma si ritiene che diversi fattori svolgano un ruolo:
    1. Cambiamenti ormonali: Possono essere coinvolti livelli elevati di gonadotropina corionica umana (hCG), un ormone prodotto durante la gravidanza.
    2. Fattori gastrointestinali: Le alterazioni del sistema gastrointestinale possono contribuire all’HG.
    3. Fattori genetici: Le donne con membri della famiglia che hanno avuto l’HG hanno maggiori probabilità di sperimentarla loro stesse.
    4. Derangement degli acidi grassi: Alcuni elementi suggeriscono che i livelli anormali di lipidi (grassi) nel sangue potrebbero contribuire.
    5. Gravidanza multipla: Portare in grembo più di un feto può aumentare il rischio di HG.

Implicazioni psicologiche:

  • Esacerbazione dei sintomi: Sebbene le cause principali dell’HG siano fisiologiche, i fattori psicologici possono amplificare i sintomi. Stress, ansia e depressione possono potenzialmente peggiorare la nausea e il vomito.
  • Stress emotivo: Convivere con nausea e vomito costanti può portare a sentimenti di isolamento, depressione e ansia. Alcune donne possono sentirsi distaccate dalla gravidanza o temere per la salute del nascituro.
  • Trauma passato: Alcuni elementi suggeriscono che le donne con una storia di traumi, in particolare legati a una gravidanza precedente o a un trauma sessuale, potrebbero essere a maggior rischio di HG. L’esperienza dell’HG potrebbe anche innescare ricordi di traumi passati.

L’iperemesi gravidica è una condizione complessa che colpisce sia il corpo che la mente. Una gestione adeguata richiede un approccio multiforme che affronti sia i sintomi fisici sia il tributo emotivo che può avere sulle future mamme.

Un intervento tempestivo e un supporto continuo sono essenziali per garantire la salute e il benessere della madre e del bambino.

Pseudociesi (Gravidanza Fantasma)

La pseudociesi, conosciuta anche come gravidanza fantasma, è una condizione rara ma intrigante in cui una donna non incinta è convinta di essere in stato di gravidanza e presenta sintomi fisici che simulano quelli della gravidanza vera e propria.

Caratteristiche della Pseudociesi:

  • Sintomi Fisici: Questi possono includere amenorrea (assenza di mestruazioni), distensione addominale, ingrossamento delle mammelle, secrezione dal seno, modifiche del peso e persino movimenti fetali percepiti.
  • Sintomi Psicologici: Oltre ai sintomi fisici, la donna può mostrare anche cambiamenti comportamentali come la sensazione di avere il bambino che si muove, sensazioni di nausea e addirittura il dolore del travaglio.
  • Durata: Sebbene in molti casi i sintomi si risolvano rapidamente una volta che la donna realizza o è informata che non è incinta, in alcuni casi, può durare per mesi o anche più a lungo.

Cause e Fattori di Rischio:

  • Le cause esatte della pseudociesi non sono chiare, ma potrebbero includere:
  1. Fattori Psicologici: Un forte desiderio di essere incinta, paura o stress legati alla gravidanza, o problemi legati alla sterilità o alla menopausa.
  2. Fattori Fisici: Alterazioni ormonali possono contribuire allo sviluppo dei sintomi fisici associati alla pseudociesi.
  3. Fattori Sociali: In alcune culture o contesti, ci può essere una forte pressione sociale per avere figli, il che potrebbe contribuire allo sviluppo della condizione.

La pseudociesi è una condizione complessa che coinvolge sia aspetti fisici che psicologici. Mentre è relativamente rara, è essenziale per i professionisti sanitari riconoscere e trattare adeguatamente questa condizione, fornendo alle donne coinvolte il supporto e la cura di cui hanno bisogno.

Sindrome di Couvade (Sindrome della Gravidanza Simpatetica)

La Sindrome di Couvade, anche conosciuta come sindrome della gravidanza simpatica, è una condizione in cui il marito o il compagno di una donna incinta avverte sintomi che simulano quelli della gravidanza vera e propria, pur non essendo ovviamente incinto.

Il termine “Couvade” proviene dal verbo francese “couver”, che significa “covare” o “incubare”. Si riferisce a pratiche e rituali tradizionali in cui gli uomini simulano certi aspetti della gravidanza, del parto o del post-parto, anche se non sono fisicamente coinvolti in questi processi.

Caratteristiche della Sindrome di Couvade:

  • Sintomi Fisici: Questi possono includere:
  1. Aumento di peso.
  2. Nausea e vomito.
  3. Disturbi dello stomaco e indigestione.
  4. Dolore nell’addome o nella zona pelvica.
  • Sintomi Psicologici e Comportamentali:
  1. Cambiamenti d’umore.
  2. Ansia riguardante la gravidanza o l’imminente paternità.
  3. Sonno disturbato.
  4. Sintomi depressivi.

Cause e Fattori Contribuenti:

La causa esatta della sindrome di Couvade è ancora oggetto di dibattito. Alcuni ritengono che si tratti di una condizione psicosomatica, mentre altri suggeriscono che potrebbe avere cause biologiche legate a cambiamenti ormonali, alcune teorie includono:

  1. Empatia Profonda: Un forte legame empatico con la partner può portare a “condividere” il suo stato fisico ed emotivo.
  2. Ansia e Stress: La prospettiva di diventare padre può creare stress e ansia, che si manifestano con sintomi fisici.
  3. Sentimento di Esclusione: La gravidanza è un’esperienza fisica che coinvolge direttamente la madre, e alcuni uomini potrebbero sentirsi esclusi. Questi sintomi potrebbero essere una sorta di risposta a quel senso di alienazione.
  4. Fattori Culturali: In alcune culture, ci sono credenze e rituali legati al coinvolgimento paterno durante la gravidanza, che potrebbero influenzare la percezione e la manifestazione di questi sintomi.

La Sindrome di Couvade è un fenomeno affascinante che dimostra come la gravidanza possa avere un impatto emotivo e fisico non solo sulla donna incinta, ma anche sul suo partner.

È importante notare che la sindrome di Couvade non è considerata una malattia o un disturbo mentale, ma piuttosto un fenomeno riconosciuto.

Sebbene la prevalenza della sindrome di Couvade sia difficile da tracciare a causa della sua definizione poco precisa, è stata segnalata in diversi Paesi, tra cui Stati Uniti, Cina, Thailandia e Regno Unito.

Disturbi Psichiatrici Comuni nella Gravidanza

La gravidanza può essere un periodo stressante e ad alto rischio per l’instabilità dell’umore, in particolare nelle donne con una storia pregressa di disturbo dell’umore. Sebbene ci sia stato un crescente interesse della ricerca e della salute pubblica sulla depressione postpartum (PPD), un numero significativo di donne con PPD presenta sintomi che iniziano durante la gravidanza.

La depressione perinatale (che si verifica durante e/o dopo la gravidanza) ha un tasso di prevalenza stimato di almeno il 10% e questo tasso si avvicina al 25% o superiore nelle donne con una storia di disturbo depressivo maggiore (MDD) o altro disturbo dell’umore.

Molti meno studi hanno esaminato la prevalenza e il decorso del disturbo bipolare, dell’ansia e dei disturbi psicotici durante e dopo la gravidanza. Chiaramente, molte donne in gravidanza, in particolare quelle con una storia di malattia psichiatrica, hanno un peggioramento dei sintomi durante la gravidanza, a causa di fattori di rischio psicosociali, interruzione o riduzione dei farmaci, cambiamenti nei livelli ematici dei farmaci o altri cambiamenti fisiologici che si verificano durante il corso della gravidanza.

Grafico a barre orizzontali che mostra la prevalenza delle principali malattie psichiatriche nelle donne in gravidanza

È importante gestire i disturbi dell’umore durante la gravidanza in modo da minimizzare il rischio di peggioramento dell’umore e dell’ansia dopo il parto.

Ecco alcuni dei disturbi psichiatrici più comuni che possono insorgere o essere influenzati dalla gravidanza:

  1. Depressione perinatale: Si tratta di episodi depressivi che possono svilupparsi durante la gravidanza o nei mesi successivi al parto. I sintomi includono tristezza persistente, perdita di interesse o piacere nelle attività quotidiane, cambiamenti nell’appetito o nel sonno, senso di colpa o di inutilità, e in alcuni casi pensieri suicidi. Per un approfondimento di consulti l’articolo dedicato alla Depressione in Gravidanza.
  2. Ansia perinatale: Molte donne sperimentano ansia durante la gravidanza, che può manifestarsi come preoccupazione eccessiva per la salute del nascituro, attacchi di panico, o sintomi di disturbi d’ansia generalizzata, disturbo da stress post-traumatico o disturbo ossessivo-compulsivo.
  3. Disturbo ossessivo-compulsivo (OCD) perinatale: Alcune donne possono sviluppare sintomi OCD durante la gravidanza o dopo il parto, spesso legati a preoccupazioni riguardanti il bambino.
  4. Disturbi dell’alimentazione: La gravidanza può influenzare disturbi dell’alimentazione preesistenti come l’anoressia o la bulimia, o può contribuire a comportamenti alimentari problematici a causa delle preoccupazioni legate al peso e all’immagine corporea.
  5. Disturbo da stress post-traumatico (PTSD): La gravidanza o il parto possono esacerbare i sintomi del PTSD, specialmente se c’è stata una storia di trauma sessuale o ostetrico.
  6. Disturbo bipolare: La gravidanza e il postparto sono periodi di rischio per le donne con disturbo bipolare, con una maggiore probabilità di episodi depressivi, maniacali o misti.
  7. Disturbi legati all’uso di sostanze: Alcune donne possono aumentare l’uso di alcol, droghe o tabacco durante la gravidanza, mettendo a rischio la propria salute e quella del feto. Solitamente questo problema però preesiste alla gravidanza.
Un caso di Depressione in Gravidanza. Il Caso clinico di Laura
“Laura è una 30enne insegnante di matematica con una storia di Disturbo Depressivo Maggiore (DDM) ricorrente. È in un matrimonio sereno e sta bene da 3 anni grazie a un farmaco antidepressivo. Ha appena scoperto di essere incinta di 10 settimane e si chiede se dovrebbe interrompere il suo trattamento farmacologico.

Il suo psichiatra le illustra gli studi disponibili riguardo al suo elevato rischio di ricaduta depressiva se interrompe la terapia, considerando le sue precedenti due gravi crisi depressive. Inoltre, analizza insieme a lei i dati disponibili sulla sicurezza in gravidanza di diversi trattamenti antidepressivi. Laura ricorda quanto le precedenti crisi depressive l’abbiano fatta soffrire sia a livello emotivo che lavorativo e non vuole mettere a rischio la sua stabilità interrompendo il trattamento.

Dopo un’attenta discussione sui rischi e benefici, decide di continuare il suo SSRI e inizia anche un percorso di psicoterapia focalizzata sulle relazioni per affrontare alcune dinamiche con suo marito. Entrando nel terzo trimestre, lei e il suo psichiatra riesaminano il rischio di tossicità perinatale e ipertensione polmonare nel neonato associato all’esposizione agli SSRI nell’ultimo trimestre. Laura sente che i benefici ricevuti dal suo antidepressivo superano di gran lunga il rischio, seppur leggero, di questi esiti avversi.

Decide anche che non sarebbe prudente interrompere il farmaco prima di entrare nel periodo post-partum, un momento di rischio aumentato per molte donne con depressione ricorrente. Decide quindi, insieme al suo psichiatra, di mantenere la dose attuale mentre si avvicina alla fine della gravidanza.”

Disturbi Psichiatrici Post Partum

Le patologie psichiatriche post-partum sono estremamente comuni e variano in qualità e grado di compromissione funzionale. Sebbene il rischio di suicidio durante e dopo la gravidanza sia inferiore rispetto alla popolazione generale di donne, i suicidi rappresentano fino al 20% di tutti i decessi post-partum, essendo una delle principali cause di mortalità peripartum.

I sintomi psichiatrici post-partum non trattati possono non solo portare a sofferenza materna, ma influenzare anche il modo in cui le madri si prendono cura dei loro bambini. Studi hanno mostrato che le madri depresse interagiscono di meno vocalmente e visivamente con i loro neonati e possono avere un legame materno-infantile compromesso. La depressione materna è stata inoltre associata a un maggiore rischio di problemi cognitivi e comportamentali nei bambini e a un QI inferiore.

Riguardo alle cause fisiopatologiche della depressione post-partum (PPD), gli studi hanno esaminato le notevoli variazioni degli ormoni riproduttivi durante e dopo la gravidanza. Sebbene non ci siano prove evidenti a sostegno della maggior parte delle teorie ormonali, si è osservato che una sensibilità alle fluttuazioni ormonali post-partum potrebbe contribuire alla PPD in un sottogruppo di donne a rischio.

Sintomi della Depressione PostPartum

Grafico a barre orizzontali che mostra le percentuali stimate dei sintomi della depressione postpartum basate su dati fino al 2021. Queste sono stime approssimative e potrebbero variare a seconda della popolazione studiata

È normale per le neo-mamme sperimentare maggiore sensibilità emotiva e disturbi del sonno. Infatti, l’80% delle neo-mamme sperimenta i cosiddetti “baby blues”, sintomi che iniziano solitamente 2-3 giorni dopo il parto e possono consistere in variabilità dell’umore, ansia, insonnia e disturbi dell’appetito. Tuttavia, per alcune donne questi sintomi possono persistere e evolversi in depressione post-partum, che colpisce il 10-20% delle donne nel periodo post-parto.

È altrettanto comune l’ansia post-partum, che può includere attacchi di panico, ansia intensa riguardo al sonno e preoccupazioni ossessive riguardo alla salute o sicurezza del bambino. Alcune neo-mamme possono avere pensieri intrusivi o immagini mentali di fare del male al bambino, spesso provando vergogna per questi pensieri.

La psicosi post-partum, invece, è una condizione rara che colpisce 1-2 donne su 1000 dopo il parto. Può iniziare acutamente nelle prime 48-72 ore post-partum e può includere delirio, compromissione della memoria, irritabilità e variabilità dell’umore. I sintomi psicotici in una neo-mamma richiedono un intervento immediato per proteggere sia la madre che il bambino, e di solito si opta per l’ospedalizzazione.

Patologie del Post Partum

Anche il periodo post-partum è una fase di notevole cambiamento fisico, ormonale ed emotivo per una donna. Durante questo periodo, molte donne possono sperimentare varie alterazioni dell’umore o dei comportamenti. Ecco le principali tipologie di disturbi post-partum:

Maternity o Baby Blues:

  • Questa è la forma più comune di alterazione dell’umore post-partum.
  • Si manifesta come brevi episodi di tristezza, irritabilità, ansia e sbalzi d’umore.
  • Di solito inizia entro pochi giorni dalla nascita e può durare fino a due settimane.

Depressione Post-partum (DPP):

  • È più grave e persistente rispetto al baby blues.
  • I sintomi possono includere profonda tristezza, insonnia o ipersonnia, perdita di interesse o piacere nelle attività, sentimenti di inutilità o eccessiva colpa, e persino pensieri suicidi.
  • Si sviluppa tipicamente nelle prime settimane o mesi dopo il parto, ma può insorgere in qualsiasi momento durante il primo anno.

Psicosi Post-partum:

  • È la forma più grave di disturbo post-partum, ma fortunatamente è anche la più rara.
  • I sintomi possono includere allucinazioni, deliri, confusione estrema, e comportamenti impulsivi o pericolosi.
  • Si sviluppa solitamente nelle prime 2-4 settimane dopo il parto.

Ansia Post-partum:

  • Non sempre riconosciuta come una categoria separata, ma molte donne sperimentano sintomi ansiosi significativi dopo il parto.
  • Può manifestarsi come attacchi di panico, ossessioni e compulsioni, paure eccessive riguardo alla salute del bambino, e sentimenti costanti di preoccupazione e tensione.

Disturbo da Stress Post-Traumatico Post-partum (DPT-PP):

  • Può svilupparsi a seguito di un’esperienza traumatica durante il parto o subito dopo, come un parto complicato, una nascita prematura o la percezione della madre di una situazione di vita o di morte.
  • I sintomi possono includere flashbacks dell’evento traumatico, evitamento di tutto ciò che ricorda l’evento, e iperarousal (ad es. difficoltà di concentrazione, irritabilità).

Disturbo Ossessivo-Compulsivo Post-partum (DOCP-PP):

  • Le madri possono sperimentare ossessioni, spesso riguardo al bambino, e compulsioni create per neutralizzare queste ossessioni.
  • Ad esempio, una madre potrebbe avere pensieri intrusivi riguardo a fare del male al suo bambino (ossessioni) e potrebbe controllare ripetutamente se il bambino sta bene (compulsioni).

Disturbo dell’Attaccamento Post-partum:

  • Raramente, una madre potrebbe avere difficoltà a formare un legame o un attaccamento con il suo neonato.

Maternity o Baby ‘blues’

Il termine “Maternity ‘blues’” (o “baby blues”) fa riferimento a un breve periodo di cambiamenti emotivi che molte donne sperimentano poco dopo il parto. Il “Maternity ‘blues’” è una normale esperienza per molte donne dopo il parto.

Questa condizione si distingue dalla depressione post-partum, che tende a essere più grave e persistente.

Da metà a due terzi delle donne che hanno dato alla luce un bambino sano possono sperimentare il “Maternity ‘blues’”.

Sintomi Principali:

  1. Irritabilità: La donna può sentirsi facilmente frustrata o irritata, anche per piccole cose che normalmente non la turberebbero.
  2. Pensiero Confuso: Può avere difficoltà a concentrarsi o a prendere decisioni, e può sentirsi sopraffatta da compiti quotidiani.
  3. Lacrime senza ragione: Potrebbe piangere senza una ragione apparente o sentire un senso di tristezza.
  4. Labilità emotiva: Questo si riferisce a rapidi cambiamenti d’umore, passando dalla felicità alla tristezza senza una chiara causa.

I sintomi iniziano spesso entro il primo o il secondo giorno dopo il parto e raggiungono il picco di intensità intorno al terzo o quarto giorno post-partum. La durata di questi sintomi è di solito breve e la maggior parte delle donne si sente meglio entro una o due settimane.

Cause:
Sebbene la causa esatta del “Maternity ‘blues’” non sia completamente compresa, si ritiene che i rapidi cambiamenti ormonali che si verificano dopo il parto, insieme alle sfide di adattamento alla maternità e alla mancanza di sonno, possano contribuire a questa condizione.

Gestione e Trattamento:
La cosa più importante da fare è rassicurare la donna e il suo partner. Essi dovrebbero sapere che:

  • La condizione è comune e fa parte del normale processo post-partum.
  • È temporanea e si risolverà da sola senza la necessità di un trattamento specifico.
  • È importante cercare il supporto di amici, familiari e, se necessario, professionisti della salute, in particolare se i sintomi persistono o si aggravano.

Depressione Post Partum

La depressione post partum è una forma di disturbo dell’umore che si manifesta nelle donne dopo il parto. La sua insorgenza può avvenire nei giorni immediatamente successivi alla nascita o anche settimane o mesi dopo. Per un approfondimento sul tema si consulti l’articolo apposito sulla Depressione Post Partum.

Tipi di Depressione Post Partum:

Sintomi lievi: Spesso si manifestano come “baby blues”, che comprendono tristezza, pianto, irritabilità e insonnia. Questi sintomi di solito scompaiono da soli dopo una o due settimane.

Sintomi moderati: Questi possono includere tristezza persistente, affaticamento eccessivo, sentimenti di inadeguatezza come madre, ritiro sociale e cambiamenti nell’appetito.

Sintomi gravi: Includono pensieri suicidi, sensazioni di disperazione o inutilità, incapacità di prendersi cura del neonato e, in rari casi, pensieri di nuocere al bambino.

Si stima che colpisca fino al 20% delle nuove madri. La causa esatta non è nota, ma fattori ormonali, biologici, psicologici e sociali possono tutti contribuire.

Valutazione e diagnosi:

È essenziale effettuare una valutazione clinica approfondita per determinare la gravità dei sintomi e la necessità di intervento.

Importante è anche valutare eventuali pensieri di danno a se stessa o al neonato.

Trattamento:

La psicoterapia è spesso efficace, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale (TCC) e la terapia interpersonale.

Gli antidepressivi possono essere prescritti e sono generalmente sicuri per l’allattamento, ma è fondamentale consultare un medico riguardo ai potenziali rischi e benefici.

Il sostegno sociale, come i gruppi di supporto, può anche aiutare molte donne a sentirsi meglio e a gestire la malattia.

Se i sintomi sono gravi, potrebbe essere necessario un ricovero ospedaliero.

Prognosi della Depressione Post Partum:

La maggior parte delle donne con depressione post partum si riprende con un adeguato trattamento. Tuttavia, senza trattamento, i sintomi possono persistere e avere effetti negativi sulla madre, sul bambino e sulla famiglia nel suo complesso. È fondamentale ricercare un trattamento precoce e seguire attentamente le raccomandazioni del medico per garantire la migliore prognosi possibile.

Un Caso di Depressione Post Partum. Il Caso Clinico di Anna
“Anna è una 28enne fisioterapista sposata che ha avuto episodi di disturbo d’ansia nel passato, ma che sono stati ben controllati per anni. Si presenta 4 mesi dopo il parto, a seguito di una gravidanza complicata caratterizzata da intensa nausea e sentimenti di tristezza, oltre a un parto complicato con una lacerazione del secondo grado.

Anna ora racconta di frequenti pianti, perdita di appetito, insonnia e preoccupazioni ossessive riguardo alla salute del neonato. Si sente distante dal marito, che si sente sopraffatto dai suoi bisogni emotivi e tende a immergersi nel lavoro. Il suo psichiatra effettua una valutazione diagnostica approfondita e determina che Anna soffre di depressione maggiore e disturbo d’ansia generalizzato. Nei momenti di maggiore stress, ha pensieri intrusivi e violenti di fare del male al suo bambino.


Questi pensieri sono in contrasto con il suo senso del sé e sono molto angoscianti per Anna, che non ha manifestazioni psicotiche né una storia di comportamenti violenti. Inizia un percorso di terapia cognitivo-comportamentale per affrontare i suoi sintomi d’ansia e i pensieri negativi.


Decide anche di avvalersi dell’aiuto di una tata alcune mattinate a settimana per concedersi un po’ di riposo aggiuntivo, il che migliora il suo dolore perineale e le offre momenti preziosi per se stessa. Inizia anche un trattamento con SSRI, e nel giro di poche settimane inizia a sentirsi molto più calma e vicina al suo bambino.”

Psicosi Post Partum o Puerperale

La psicosi puerperale è una grave forma di malattia mentale che inizia tipicamente tra 2-3 giorni dopo il parto, con la stragrande maggioranza dei casi che si manifestano nelle prime 1-2 settimane postpartum.

Tipi di Psicosi:

  1. Sindromi affettive: Queste sono le più comuni nelle nazioni a elevato reddito. Simili alla depressione e al disturbo bipolare, possono includere sintomi come tristezza estrema, euforia o una combinazione di entrambi.
  2. Sindromi schizofreniformi: Questi episodi sono simili alla schizofrenia e possono includere allucinazioni, deliri e pensiero disorganizzato.
  3. Delirio: Era comune prima dell’introduzione degli antibiotici per trattare la setticemia puerperale, ma ora è raro nei paesi a reddito elevato.

Si verifica in circa 1 parto su 500. È più frequente tra le primipare, quelle che hanno sofferto in precedenza di gravi disturbi psichiatrici e quelle con una storia familiare di disturbi psichiatrici. Non è più comune dopo parto complicato.

Valutazione e diagnosi:

  • È essenziale raccogliere una storia dettagliata e valutare lo stato mentale della madre.
  • Importante determinare le idee della madre riguardo al neonato. Ad esempio, potrebbe avere idee deliranti che il bambino sia malformato o imperfetto in qualche modo.
  • È cruciale valutare anche le intenzioni suicide della madre.

Trattamento:

  • La terapia è simile a quella per i disturbi affettivi e la schizofrenia che si manifestano al di fuori della gravidanza.
  • Per disturbi depressivi di gravità marcata o moderata, l’elettroshock (ECT) è spesso il trattamento migliore per via del suo effetto rapido, che permette alla madre di riprendere l’assistenza del bambino in breve tempo.
  • Se il disturbo non è grave e la madre non ha idee di farsi del male o di danneggiare il bambino, il trattamento può avvenire a casa con un adeguato supporto per assicurare la sicura cura del neonato.
  • Se il disturbo è più grave, o ci sono idee di danno a se stessi o al bambino, solitamente si dovrebbe ricoverare la madre in ospedale, preferibilmente in un’unità specialistica madre-bambino.
  • Se è necessario prescrivere farmaci psichiatrici, è fondamentale valutare la sicurezza dell’allattamento al seno.

Prognosi della Psicosi Puerperale

La maggior parte delle pazienti si riprende completamente da una psicosi puerperale. Tuttavia, una piccola percentuale di esse, principalmente quelle con una psicosi schizofrenica, rimane cronicamente malata. Ciò implica che, anche dopo la fase acuta della psicosi puerperale, alcune donne possono continuare a sperimentare sintomi o avere ricadute di disturbi mentali nel corso della loro vita.

Rischio di Ricorrenza in Future Gravidanze:
In seguito a una nascita successiva, il tasso di ricorrenza del disturbo affettivo puerperale è significativamente più alto tra le donne che hanno già avuto un episodio di disturbo affettivo puerperale rispetto a quelle che non ne hanno mai sofferto. Questo sottolinea l’importanza di avere una stretta osservazione e monitoraggio per queste donne durante le gravidanze e i partiti successivi.

Trattamento Durante Gravidanze Successive:
Le donne che hanno sperimentato una psicosi puerperale in passato dovrebbero essere rinviate a uno psichiatra e monitorate attentamente nelle ore e nei giorni successivi al parto. La ragione di ciò è che il rischio di ricaduta è elevato e può manifestarsi rapidamente dopo il parto.

Le pazienti con una storia di disturbo bipolare potrebbero richiedere una profilassi con litio, un farmaco utilizzato per trattare e prevenire le ricadute del disturbo bipolare. È importante notare che il litio dovrebbe essere evitato durante il primo trimestre di gravidanza a causa del potenziale rischio di malformazioni congenite. Inoltre, dovrebbe essere interrotto per un breve periodo al momento del parto, ciò è dovuto al rischio di effetti collaterali nel neonato e alla necessità di monitorare attentamente i livelli di litio nella madre durante e dopo il parto.

Un caso di Psicosi Puerperale. Il caso clinico di Giulia
“Giulia è una 29enne architetto sposata da poco e ha appena dato alla luce il suo primo figlio. Durante la gravidanza, non ha manifestato particolari problemi emotivi o fisici. Tuttavia, due settimane dopo il parto, inizia a manifestare comportamenti insoliti. Giulia dice di sentire voci che le parlano, dicendole che il suo bambino è speciale e ha un destino predeterminato. Inizia a sviluppare idee deliranti, credendo che persone esterne vogliano far del male al suo bambino per impedire che il suo destino si avveri.

Inizia a evitare di portare fuori il bambino, temendo che “loro” possano prenderlo. Inoltre, racconta al marito Marco di vedere ombre muoversi per casa e afferma di percepire odori strani, convinta che siano segnali di pericolo. Marco è profondamente preoccupato per Giulia, in quanto non ha mai manifestato sintomi simili in passato e la sua famiglia non ha una storia di problemi psichiatrici.

Quando il pediatra nota la tensione e l’ansia di Giulia durante una visita di controllo, suggerisce a Marco di consultare un psichiatra. Dopo un’accurata valutazione, lo specialista diagnostica a Giulia una psicosi post-partum con allucinazioni e deliri. La situazione viene considerata urgente, soprattutto a causa del rischio potenziale per il neonato e la necessità di proteggere sia la madre che il bambino.

Giulia viene ricoverata in un’unità psichiatrica specializzata per madri con disturbi dell’umore post-partum. Inizia un trattamento con antipsicotici e viene supportata da un team di medici, infermieri e terapisti. Parallelamente, viene avviato un percorso terapeutico per aiutarla a riconoscere e gestire i suoi sintomi.

Nel giro di alcune settimane, con l’adeguato sostegno farmacologico e terapeutico, Giulia inizia a migliorare e a ristabilire un legame sano con il suo bambino. Con il tempo e l’aiuto continuo, si spera che possa tornare a vivere una vita normale e stabile con la sua famiglia.”

Disturbo Ossessivo-Compulsivo Post Partum (DOCP)

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo Post Partum è una manifestazione clinica del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) che si presenta specificamente dopo il parto, colpendo le neo-mamme in una fase delicata della loro vita.

Tipi di DOCP:

  • Ossessioni legate al neonato: Preoccupazioni ossessive riguardo al benessere del bambino, paura di fargli del male, costante verifica delle sue condizioni.
  • Rituali e compulsioni: Azioni ripetitive come lavarsi le mani, controllare il neonato più volte durante la notte, organizzare e riorganizzare la cameretta del bambino.
  • Evitamento: Evitare determinate situazioni o luoghi per la paura che qualcosa possa danneggiare il bambino.

Si stima che il DOCP possa interessare fino al 10% delle neo-mamme. E’ più frequente in donne con precedente storia di DOC o con un background familiare di disturbi psichiatrici.

Valutazione e diagnosi:

  • È fondamentale raccogliere una storia clinica dettagliata, valutando la presenza di sintomi ossessivo-compulsivi prima della gravidanza.
  • Determinare la natura e l’intensità delle ossessioni, specialmente quelle legate al bambino.
  • Valutare la presenza e l’impatto delle compulsioni sulla vita quotidiana della madre.

Trattamento:

La terapia per il DOCP è simile a quella per il DOC generale. Include terapia cognitivo-comportamentale specifica per le ossessioni e le compulsioni, e se necessario, farmaci come gli SSRI.

Per le mamme che allattano, è essenziale discutere i potenziali rischi e benefici dei farmaci con il medico.

Se il disturbo è particolarmente grave, potrebbe essere necessario un supporto intensivo a casa o anche un ricovero temporaneo in una struttura specialistica.

Prognosi del DOCP:

La maggior parte delle donne con DOCP riesce a gestire e superare i sintomi con il trattamento appropriato. Tuttavia, alcune possono continuare a sperimentare sintomi di DOC anche dopo la fase post-partum, necessitando di un supporto continuativo per mantenere il benessere e la funzionalità nella vita quotidiana.

Un caso di Disturbo Ossessivo Compulsivo in Gravidanza. Il caso clinico di Valeria
“Valeria è una 27enne insegnante di matematica. Dopo la nascita del suo primo figlio, Luca, inizia a manifestare comportamenti straordinariamente meticolosi. Ogni volta che cambia il pannolino al bambino, lava le mani rigorosamente per cinque minuti, contando ad alta voce ogni secondo. È ossessionata dall’idea che Luca possa ammalarsi a causa dei germi, pertanto sterilizza continuamente tutti i giocattoli, i vestiti e qualunque oggetto il bambino possa toccare.

Comincia a evitare le visite dai parenti e gli amici, temendo che possano contaminare il suo ambiente domestico. Anche uscire di casa diventa un’impresa, poiché Valeria controlla ripetutamente se ha chiuso porte e finestre, spesso tornando indietro più volte per essere certa. L’allattamento, invece, è caratterizzato da rituali ben precisi: ogni volta che allatta Luca, si siede nella stessa poltrona, allinea tre cuscini dietro la schiena e mette in pausa l’orologio per esattamente quindici minuti.

Il marito di Valeria, Matteo, inizialmente scambia questi comportamenti per le normali ansie di una neo-mamma, ma con il passare delle settimane si rende conto della gravità della situazione. Valeria è esausta, dorme poco e spesso piange, sentendosi in colpa per non riuscire a controllare le sue compulsioni.

Consapevole che qualcosa non va, Matteo la incoraggia a consultare uno psichiatra. Dopo un’attenta valutazione, lo specialista diagnostica a Valeria un Disturbo Ossessivo-Compulsivo post-partum. Le viene prescritta una terapia farmacologica appropriata e un percorso di terapia cognitivo-comportamentale per aiutarla a gestire le sue ossessioni e compulsioni.

Grazie al supporto terapeutico e all’incoraggiamento di Matteo, Valeria impara gradualmente strategie per confrontarsi con le sue ansie e interrompere i cicli ossessivo-compulsivi. Con il passare del tempo, inizia a rilassarsi, trovando un equilibrio nella sua nuova vita da madre e riconnettendosi con il mondo esterno.”

Interventi in Gravidanza

Trattamento delle Donne in Gravidanza con Sintomi Psichiatrici

Il trattamento delle patologie psichiatriche durante la gravidanza necessita di un’approfondita discussione riguardo ai rischi della malattia se non trattata e ai rischi e benefici dell’uso di farmaci.

Molte donne in gravidanza e i loro medici tendono a sovrastimare il rischio associato ai farmaci e a sottostimare il rischio legato a depressione o all’ansia non trattate.

È fondamentale che i clinici siano in grado di fornire una prospettiva adeguata ai rischi dei farmaci. Ad esempio, la gravidanza di per sé presenta diversi rischi, come l’aborto spontaneo e i difetti congeniti.

La patologia psichiatrica non trattata può aggravare questi rischi contribuendo a una cattiva cura di sé, ridotta adesione alle cure prenatale, aumentato consumo di nicotina e abuso di sostanze, cattivi esiti ostetrici e maggiore rischio di depressione post-partum.

Una prima tappa nell’approccio alle pazienti in gravidanza o prossime alla gravidanza con disturbi dell’umore comprende la revisione del decorso della loro patologia, la gravità degli episodi d’umore passati e la risposta ai diversi trattamenti, includendo sia i farmaci che la psicoterapia. Parte di questa discussione sul rapporto rischio-beneficio dovrebbe anche includere una revisione dei dati disponibili riguardo ai rischi associati all’uso di farmaci psicotropi durante la gravidanza e una panoramica sui rischi legati all’interruzione del farmaco.

È essenziale rimanere aggiornati con le ultime ricerche e raccomandazioni in questo ambito, in modo da fornire alle pazienti le informazioni più recenti e basate sull’evidenza per prendere decisioni informate sulla loro salute e quella del loro bambino.

Rischi della Sospensione dei Farmaci Psichiatrici durante la Gravidanza

I dati attualmente disponibili suggeriscono un alto tasso di recidiva nelle donne che interrompono i loro farmaci psichiatrici durante la gravidanza.

  • Studi recenti indicano che le donne con una storia di depressione maggiore ricorrente che hanno interrotto l’antidepressivo hanno un rischio maggiore di recidiva rispetto a quelle che hanno proseguito il trattamento.
  • Similmente, nelle donne con disturbi bipolari, l’interruzione dei stabilizzatori dell’umore durante la gravidanza mostra un’alta incidenza di recidive.

Conseguenze della Sospensione sui Neonati

È essenziale notare che l’esposizione alla depressione in utero è associata a esiti avversi per il neonato. La depressione antenatale può portare a un aumento dei tassi di nascite premature, basso peso alla nascita e un maggiore utilizzo di sostanze come alcol e sigarette. Inoltre, l’ambivalenza nei confronti della gravidanza della madre e uno stato di salute complessivamente deteriorato sono stati rilevati come conseguenza della sospensione in diversi studi clicnici.

Ancora più preoccupante è l’effetto sui bambini esposti alla depressione materna durante la gravidanza. Studi mostrano che questi bambini hanno livelli di cortisolo più alti rispetto ai neonati di madri non depresse. Questi livelli elevati di cortisolo persistono nell’adolescenza.

Sebbene gli effetti a lungo termine di livelli elevati di cortisolo siano ancora poco chiari, ciò potrebbe spiegare una maggiore vulnerabilità a patologie psichiatriche in questi bambini. Tuttavia, va sottolineato che il trattamento della depressione materna durante la gravidanza normalizza i livelli di cortisolo nei neonati.

Infine, non va trascurato il fatto che la depressione durante la gravidanza è uno dei fattori predittivi più forti della depressione post-partum, che ha effetti dimostrati sullo sviluppo linguistico e intellettivo del bambino esposto. Di conseguenza, l’esposizione alla malattia mentale materna deve essere considerata un rischio significativo per il feto in sviluppo.

Pertanto, è cruciale che le donne in gravidanza e i loro medici considerino attentamente i benefici e i rischi associati alla sospensione dei farmaci psichiatrici durante questo periodo cruciale. La decisione dovrebbe basarsi su una comprensione informata delle potenziali implicazioni sia per la madre che per il bambino.

Psicoterapia durante la Gravidanza

La psicoterapia è una valida alternativa o un’aggiunta ai farmaci per le donne in gravidanza che richiedono un consulto psichiatrico. Offre una serie di benefici e interventi che possono aiutare ad affrontare le preoccupazioni e le sfide della gravidanza. Stabilire un’alleanza terapeutica, esplorare i sentimenti relativi alla gravidanza e valutare i punti di forza, i supporti e i fattori di stress sono passi importanti per indirizzare gli interventi appropriati.

  • La psicoterapia interpersonale (IPT) si è dimostrata particolarmente efficace per le donne depresse in gravidanza. L’IPT è una terapia breve e strutturata che si concentra su aree specifiche rilevanti per le donne in gravidanza, come le transizioni di ruolo, il lutto e le controversie interpersonali. Uno studio clinico controllato ha confrontato l’IPT con un programma di educazione alla genitorialità per donne incinte depresse. Lo studio ha rilevato che l’IPT è un metodo efficace di trattamento antidepressivo durante la gravidanza.
  • La Partner Assisted IPT, una versione della IPT sviluppata specificamente per la depressione perinatale, ha mostrato risultati promettenti in uno studio preliminare. I ricercatori hanno condotto questo studio, che comprendeva donne depresse durante o dopo la gravidanza. Lo studio ha dimostrato l’efficacia della IPT assistita dal partner nel migliorare i sintomi depressivi in questa popolazione. Questa forma specializzata di IPT offre un supporto personalizzato alle donne che soffrono di depressione perinatale.
  • Anche la psicoterapia di sostegno e la psicoterapia cognitivo-comportamentale sono state segnalate come utili nella gestione della depressione e dell’ansia durante la gravidanza. Questi approcci forniscono un ambiente di supporto e strutturato che consente alle persone di esplorare i propri pensieri, emozioni e comportamenti.

In definitiva quindi, la psicoterapia, compresa la psicoterapia interpersonale, la IPT assistita dal partner, la terapia di sostegno e la terapia cognitivo-comportamentale, può essere preziosa per affrontare i bisogni di salute mentale delle donne in gravidanza. Queste terapie offrono alternative ai farmaci e hanno mostrato risultati promettenti nel migliorare i risultati della salute mentale materna.

La Terapia con la Luce per le Gravide

La terapia della luce, spesso indicata come LT o fototerapia, è una modalità di trattamento consolidata, nota soprattutto per la sua efficacia nel trattamento del disturbo affettivo stagionale (SAD). Ciò è stato sostenuto da diversi studi e istituzioni, come l’American Psychiatric Association. Inoltre, la sua efficacia non è limitata alla sola SAD.

Si ritiene che la terapia della luce influisca sulla produzione cerebrale di alcune sostanze chimiche, come la serotonina e la melatonina, che svolgono un ruolo nella regolazione dell’umore e del sonno. Poiché gli sbalzi ormonali durante la gravidanza possono alterare questi processi, la terapia della luce può aiutare a ripristinare l’equilibrio.

La ricerca ha evidenziato i suoi potenziali benefici anche nel trattamento del MDD (disturbo depressivo maggiore) non stagionale. Diversi studi fin dalla fine del secolo scorso ne sottolineano la sicurezza e l’efficacia per questa applicazione più ampia.

Nel campo della psichiatria riproduttiva, l’applicabilità della terapia della luce ha suscitato attenzione, soprattutto per quanto riguarda il suo utilizzo durante la gravidanza. Uno studio in aperto ha esaminato gli effetti della terapia con luce brillante e i risultati sono stati promettenti: la valutazione media della depressione ha registrato un miglioramento significativo, con una riduzione del 49%.

  • A sottolineare ulteriormente il suo potenziale per le donne in gravidanza, sono stati condotti due studi randomizzati. I ricercatori hanno confrontato gli effetti della LT a 10.000 lux con un gruppo placebo esposto a 500 lux. Sebbene le donne sottoposte a LT abbiano registrato un miglioramento del 60% nella valutazione della depressione, rispetto al 41% del gruppo placebo, la limitatezza del campione ha fatto sì che i risultati non fossero statisticamente significativi.
  • Uno studio più consistente, che ha confrontato la LT a 10.000 lux con la LT sham (utilizzando una luce rossa a 70 lux), ha coinvolto 27 donne in gravidanza con diagnosi di depressione. Questa ricerca ha presentato risultati più conclusivi: l’81% delle partecipanti al gruppo LT ha risposto positivamente al trattamento, in netto contrasto con il 45% di risposte nel gruppo placebo.

Quando si prende in considerazione la terapia della luce è fondamentale notare che la sua natura non farmacologica la posiziona come un’alternativa più sicura per la gestione dei disturbi dell’umore, soprattutto durante la gravidanza.

Questo profilo di sicurezza, unito alla sua evidente efficacia – sia per il SAD che per il MDD, e in particolare per i soggetti in gravidanza – rende la terapia della luce una strada che vale la pena esplorare nella psichiatria riproduttiva.

Interventi nel Post Parto

Trattamento delle Puerpere con Sintomi Psichiatrici

Le madri di tutta Europa, e in Italia in particolare, affrontano spesso il delicato equilibrio tra l’euforia della nascita di un bambino e le sfide psico-emotive che possono emergere. È fondamentale riconoscere e normalizzare i sentimenti delle donne nel post parto, differenziando tra i comuni alti e bassi del postparto e le condizioni più profonde come la depressione post parto (PPD).

Connessioni, Cultura e Cura

In Italia, la tradizione delle “puericultrici” o infermiere specializzate nella cura dei neonati e delle neo mamme rappresenta una risorsa preziosa. Questi professionisti, in sintonia con le radici culturali italiane, offrono non solo consulenza medica, ma anche un sostegno emozionale, guidando le nuove mamme attraverso le sfide dei primi mesi.

In molte italiane, esistono centri di supporto postparto che fungono da hub di connessione per le madri, offrendo tutto, dai corsi di yoga pre e post natale a sessioni di terapia di gruppo e laboratori sull’allattamento. L’arte, la musica e la danza vengono spesso utilizzate come strumenti terapeutici, offrendo alle donne spazi espressivi per elaborare le loro emozioni.

Inoltre, in Italia e in molte altre nazioni europee, la pratica della “coabitazione” sta diventando sempre più popolare. Questa tradizione vede la nonna o un’altra figura femminile della famiglia coabitare con la nuova famiglia per assistere nelle cure e nelle attività domestiche, fornendo un sostegno tangibile e emozionale.

Approccio Psicoterapeutico

Diverse forme di terapia, come la Psicoterapia InterPersonale (IPT), stanno guadagnando terreno in Europa. In particolare in Italia, dove la cultura pone un’enfasi sull’importanza delle relazioni, terapie focalizzate su dinamiche interpersonali, come i cambiamenti di ruolo o le tensioni relazionali, stanno dimostrando la loro efficacia.

La terapia cognitivo-comportamentale (CBT), insieme ad approcci più olistici come la meditazione e la terapia attraverso l’arte, stanno anche emergendo come soluzioni per affrontare la PPD e altre sfide emotive postparto.

Antidepressivi per la Gestione della Depressione Postparto

Anche se la malattia psichiatrica postparto è diffusa, sono stati condotti solo un numero limitato di studi sul trattamento con antidepressivi.

  • In studi di dimensioni ridotte, fluoxetina, venlafaxina e bupropione hanno mostrato efficacia nel trattamento della PPD.
  • Anche la sertralina ha dimostrato benefici sia nella prevenzione che nel trattamento della PPD.
  • Invece, la nortriptilina non ha mostrato differenze significative rispetto al placebo nella prevenzione della PPD e ha dimostrato un’efficacia equivalente, sebbene con un esordio leggermente più lento, rispetto alla sertralina nel trattamento della PPD.

Le donne con un rischio maggiore di sviluppare PPD dovrebbero considerare l’inizio di un trattamento profilattico con antidepressivi durante la fase finale della gravidanza o nei primi giorni postparto.

In alternativa, alcune potrebbero preferire un approccio di attesa, ma è essenziale che pazienti, familiari e psichiatri siano attenti ai primi segni di ricaduta per iniziare prontamente il trattamento.

Una stretta supervisione psichiatrica durante il periodo postparto dovrebbe essere la norma per chi è a rischio.

Quale antidepressivo scegliere

La scelta dell’antidepressivo dovrebbe basarsi sui sintomi depressivi della paziente, sulla storia passata di risposta ai farmaci e sugli effetti collaterali del farmaco.

Se una paziente desidera allattare al seno, i medici devono guidare una discussione approfondita sui rischi e benefici dell’assunzione di farmaci psicotropi durante l’allattamento.

Tuttavia, se il neonato è stato esposto a un antidepressivo durante la gravidanza, la dose nel latte materno sarà inferiore rispetto alla dose in utero, quindi generalmente non ci sono motivi per limitare l’allattamento.

Tabella riassuntiva delle caratteristiche dei più comuni antidepressivi impiegati in gravidanza e nel post partum

MolecolaNome CommercialePosologia GravidanzaPosologia PostpartoEffetti Collaterali Comuni
SertralinaZoloftConsultare il proprio medico50-200 mg/giornoNausea, sonnolenza, diarrea
FluoxetinaProzacConsultare un medico20-60 mg/giornoNausea, insonnia, agitazione
CitalopramElopramConsultare il proprio medico20-40 mg/giornoNausea, sonnolenza, sudorazione
EscitalopramCipralexConsultare il proprio medico10-20 mg/giornoNausea, sonnolenza, sudorazione
ParoxetinaSereupinConsultare il proprio medico20-50 mg/giornoNausea, sonnolenza, sudorazione
VenlafaxinaEffexorConsultare il proprio medico75-375 mg/giornoNausea, sudorazione, aumento pressione arteriosa
DuloxetinaCymbaltaConsultare il proprio medico30-60 mg/giornoNausea, secchezza delle fauci, stipsi
BupropioneWellbutrinConsultare il proprio medico150-450 mg/giornoInsonnia, agitazione, secchezza delle fauci
MirtazapinaRemeronConsultare un medico15-45 mg/giornoSonnolenza, aumento di peso, aumento dell’appetito
AmitriptilinaLaroxylConsultare il proprio medico50-150 mg/giornoSonnolenza, secchezza delle fauci, visione offuscata
Nota: La posologia elencata è quella tipica per adulti in generale e non specificatamente per donne in gravidanza o nel postparto. Le donne in gravidanza o nel periodo postparto dovrebbero consultare il loro medico riguardo alla terapia farmacologica più appropriata e sicura. Le dosi e le indicazioni possono variare a seconda delle specifiche esigenze del paziente e delle raccomandazioni del medico.

Terapia Ormonale

Per mitigare le notevoli variazioni di estrogeni e progesterone dopo il parto, alcuni studi hanno esaminato la terapia ormonale (HT). Diverse ricerche hanno concluso che l’estrogeno, da solo o in combinazione con gli antidepressivi, migliora i sintomi depressivi.

Tuttavia, questi studi sono stati di dimensioni ridotte e presentano una generalizzabilità limitata.

Farmaci e Allattamento al seno

Non tutti i farmaci psicotropi non vengono necessariamente secreti nel latte materno. La secrezione di farmaci nel latte materno dipende da diversi fattori, tra cui la struttura chimica del farmaco, la sua affinità per le proteine del latte e la sua capacità di attraversare la barriera emato-encefalica

Pertanto, non è corretto affermare che tutti i farmaci psicotropi vengono secreti nel latte materno.

  • Per quanto riguarda gli antidepressivi, uno studio condotto da Weissman ha analizzato gli effetti degli antidepressivi durante l’allattamento e ha rilevato che sertralina, paroxetina e nortriptilina sono i meno propensi ad accumularsi nel lattante.
  • Altri studi su antidepressivi triciclici (TCA) e inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRI) non hanno mostrato una correlazione diretta tra un particolare antidepressivo e problemi nei neonati allattati al seno. Tuttavia, sono stati segnalati casi isolati di livelli elevati e tossicità nei lattanti allattati da madri che assumevano doxepin o fluoxetina.
  • Per altri antidepressivi come venlafaxina, bupropione e mirtazapina, ci sono ancora poche informazioni sulla loro sicurezza durante l’allattamento.

In generale, le madri che assumono farmaci psicotropi durante l’allattamento devono discutere con il loro medico i rischi e i benefici dell’allattamento e dell’assunzione dei farmaci per trattare i sintomi psichiatrici. È importante valutare attentamente la necessità di assumere farmaci durante l’allattamento e considerare alternative non farmacologiche, se possibile.

Inoltre, è consigliabile monitorare attentamente il neonato per eventuali effetti indesiderati o segni di tossicità.

In conclusione, non tutti i farmaci psicotropi vengono secreti nel latte materno e gli effetti degli antidepressivi durante l’allattamento dipendono dal tipo specifico di farmaco. Le madri che assumono farmaci psicotropi durante l’allattamento devono discutere con il loro medico i rischi e i benefici dell’allattamento e dell’assunzione dei farmaci per trattare i sintomi psichiatrici.

Conclusioni

Le donne mostrano tassi di depressione maggiore rispetto agli uomini in ogni fascia di età, con picchi particolarmente evidenti durante gli anni riproduttivi. Questo dato ha catalizzato l’interesse della ricerca verso le condizioni psichiatriche legate agli eventi riproduttivi, come il ciclo mestruale, la gravidanza e la menopausa.

Entrare nel ruolo di madre e successivamente affrontare la menopausa rappresenta una fase ricca di sfide. Durante questi periodi, le donne devono non solo attraversare i cambiamenti di ruolo e le transizioni della vita, ma anche gestire le variazioni ormonali che possono influire sul loro stato d’animo e sull’ansia. In particolare, alcune donne possono manifestare sintomi psichiatrici in risposta a questi cambiamenti ormonali.

La recente letteratura che mette in discussione la sicurezza di determinati farmaci psicotropi durante la gravidanza, insieme ai rischi di tromboembolia e tumori associati alla terapia ormonale post-menopausa, sottolinea quanto la psichiatria riproduttiva sia un campo in continua evoluzione.

Pertanto, nell’approccio terapeutico i clinici devono adottare strategie personalizzate che tengano conto dei fattori biopsicosociali e che integrino una discussione aggiornata sui rischi e benefici delle diverse opzioni terapeutiche, sia farmacologiche che psicoterapiche.

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