Spesso scambiato per depressione, il disturbo post-traumatico da stress che insorge a seguito di una sindrome coronarica acuta necessita di una diagnosi più esatta per evitare le gravi conseguenze che può portare al paziente
Nell’immaginario collettivo, il disturbo post-traumatico da stress (PTSD o DPTS) viene solitamente associato ai reduci di guerra o a quanti si sono trovati a vivere l’esperienza traumatica di un terremoto, due eventi completamente diversi tra loro con in comune la certezza di essere in grado di cambiare per sempre la vita di chi ne è vittima.
Fino a poco tempo fa sembra che anche la maggior parte dei medici tendesse ad attribuire questo disturbo a un numero di eventi ridotti senza considerare, però, che il disturbo post-traumatico da stress può in realtà insorgere anche a seguito di altri avvenimenti purchè ovviamente questi si dimostrino in grado di sconvolgere per sempre la vita del paziente che ne è affetto.
Tra questi eventi è possibile inserire una qualunque sindrome coronarica acuta: il paziente che si trova a sopravvivere ad un grave infarto o ad un’angina, per esempio, può essere facilmente vittima di disturbo post-traumatico da stress alla pari di un veterano di guerra.
I cardiologi, però, hanno finora considerato i sintomi del disturbo post-traumatico da stress manifestati dai loro pazienti come sintomi di una comune depressione in alcuni casi più gravi giungendo a danneggiarne inconsapevolmente la salute fisica.
Donald Edmondson della Columbia University di New York ha dimostrato recentemente in uno studio come i pazienti reduci da una sindrome coronarica acuta che abbiano in seguito sviluppato un disturbo post-traumatico da stress abbiano visto raddoppiare le proprie probabilità di tornare nuovamente in ospedale a causa di problemi cardiaci. Non solo ma questi pazienti vedono aumentare in maniera considerevole anche le proprie possibilità di morte.
Il tasso di mortalità nonché le possibilità di ospedalizzazione ricorrente per i pazienti che sviluppino una forma di disturbo post-traumatico da stress a seguito di una sindrome coronarica acuta sono praticamente pari a quelli dei pazienti affetti da depressione.
Ed è proprio la somiglianza di alcuni sintomi del disturbo post-traumatico da stress a quelli della depressione che rendono difficile la diagnosi per i cardiologi. Edmondson, però, a seguito del suo studio ha messo in guardia i medici consigliando loro di consultare i parametri diagnostici per il disturbo post-traumatico da stress in modo da poter prevenire delle recidive in questi pazienti. L’insorgere di uno stato depressivo a seguito di una sindrome coronarica acuta è più che normale ma qualora sintomi quali incubi e problemi di sonno dovessero protrasi ben oltre il primo mese dall’episodio, diventa allora necessario esaminare il problema in maniera approfondita.
La ricerca di Edmondson ha coinvolto un campione limitato di casi ma, dato il risultato ottenuto, è ora necessario estendere lo studio e prendere in considerazione anche i fattori di rischio e i meccanismi che portano all’insorgenza del disturbo post-traumatico da stress in questi casi: si sospetta già si possa trattare di uno stato infiammatorio eccessivo legato ai problemi cardiaci o alla discontinuità nel trattamento farmacologico da parte del paziente.
Nel frattempo, una volta individuata la diagnosi di disturbo post-traumatico da stress basterà procedere con il trattamento previsto per questo problema, trattamento che consiste solitamente nella somministrazione di farmaci SSRI e nella partecipazione a sedute della cosiddetta “terapia della parola” o psicoterapia di supporto.
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