L’ansia rappresenta una condizione psicofisica che può risultare funzionale per la nostra sopravvivenza. Permette di rintracciare ed evitare il pericolo. Questo stato di attivazione, però, non sempre è vissuto in modo funzionale. L’ansia può diventare ed essere percepita come disfunzionale.
I disturbi d’ansia possono diventare invalidanti ed alterare il normale funzionamento di chi ne soffre. Inoltre, possono portare ad un aumento del rischio suicidario, disabilità e angoscia.
Esistono diversi trattamenti che risultano efficaci per il trattamento di questi disturbi tra cui le terapie farmacologiche e la psicoterapia. Non tutte le persone che soffrono di ansia sono disposte ad assumere farmaci per via ad esempio degli effetti collaterali o perchè ancora avvolti da pregiudizi e stigmatizzanti. .
Negli ultimi anni si è assistito all’introduzione di nuove pratiche per il trattamento dell’ansia come la mindfulness.
Quanto possono essere efficaci sedute di meditazione basate sulla consapevolezza? Quanto lo possono essere rispetto ai trattamenti standard ormai consolidati?
Lo studio
E’ stato condotto uno studio presso il Georgetown University Medical Center i cui risultati sono stati pubblicati su JAMA Psychiatry. Lo studio in questione ha cercato di indagare l’efficacia della mindfulness in qualità di trattamento dei disturbi d’ansia e se essa può essere efficace al pari dei farmaci attualmente in uso.
Per lo studio sono state reclutate 276 persone tra giugno 2018 e febbraio 2020 provenienti da ospedali diversi. Il campione è stato diviso in modo casuale in due gruppi. Un gruppo è stato sottoposto alla somministrazione di un farmaco efficace ed attualmente in uso nel trattamento dei disturbi d’ansia. L’altro gruppo è stato sottoposto a sedute di mindfulness. Nello specifico, questo gruppo è stato sottoposto a lezioni di 2 ore e mezza per 8 settimane, un fine settimana di ritiro di un giorno durante la quinta o la sesta settimana ed esercizi di pratica quotidiana di 45 minuti da svolgere a casa. I livelli di ansia sono stati valutati con una scala con punteggi da 1 a 7 dove quest’ultimo rappresentava ansia grave, in due momenti differenti ovvero al momento dell’adesione allo studio e a posteriori, alla conclusione delle 8 settimane.
Infine, sono stati effettuati dei follow up a 12 e 24 settimane dall’adesione. Le valutazione che sono state effettuate sono state condotte senza che i clinici sapessero a quale dei due gruppi e quindi a quale dei due trattamenti le persone fossero state sottoposte. Al termine dello studio, 102 persone avevano ultimato il ciclo di sedute di mindfulness mentre 106 persone il ciclo di terapia farmacologica.
Risultati
A seguito dell’analisi dei risultati è stata rilevata una riduzione dei livelli e dei sintomi di ansia in entrambi i gruppi. Nello specifico, sono state rintracciate una riduzione media di 1,35 punti nel gruppo che aveva seguito le sedute di mindfulness e una riduzione media di 1,43 punti nel gruppo che aveva intrapreso la terapia farmacologica.
I risultati sono stati valutati come statisticamente equivalenti e rappresentativi di un calo significativo della gravità dell’ansia pari a circa 30%. Le sedute di meditazione basata sulla mindfulness sono risultate essere efficaci quanto l’impiego dei farmaci standard per il trattamento dei disturbi d’ansia.
Alla luce di quanto emerso è possibile affermare che la mindfulness rappresenta una procedura applicabile in ambito clinico per il trattamento dei disturbi d’ansia, ha una sua efficacia che viene rintracciata e riconosciuta al pari del trattamento farmacologico di cui si conosce già la validità. Questo però, va detto, non significa poterla sostituirla.
Fonte:
Elizabeth A. Hoge, Eric Bui, Mihriye Mete e al. Mindfulness-Based Stress Reduction vs Escitalopram for the Treatment of Adults With Anxiety Disorders. JAMA Psychiatry, 2022