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Il tratto gastrointestinale umano ospita una popolazione complessa e dinamica di microrganismi, il microbiota intestinale, che esercita una marcata influenza sull’nostro organismo. Il microbiota intestinale umano svolge un ruolo chiave in numerosi processi metabolici, fisiologici, nutrizionali e immunologici e le perturbazioni nella composizione del microbiota influenzano la salute umana.

Lo sviluppo del microbiota umano è un processo dinamico con una diversità e variazione microbica nelle diverse fasi della vita. Molteplici fattori contribuiscono alla formazione del microbiota intestinale umano durante l’infanzia quando l’intestino diventa abitato da una popolazione caratterizzata da instabilità: inizialmente dominano gli anaerobi facoltativi come le Enterobacteriaceae, gli streptococchi e gli stafilococchi.

Per i neonati nati per via vaginale, il primo incontro con i microrganismi avviene nel canale del parto, dove la colonizzazione è avviata dal microbiota vaginale e intestinale materno e dall’ambiente. Al contrario, per i neonati partoriti con taglio cesareo, l’ambiente è una fonte estremamente importante di batteri colonizzanti e questi neonati hanno una conta batterica intestinale più bassa con una minore diversità nelle prime settimane di vita.

La dieta è considerata uno dei fattori principali nel modellare il microbiota intestinale nel corso della vita così come i batteri intestinali svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento dell’omeostasi immunitaria e metabolica e nella protezione dagli agenti patogeni.

Anche i metodi di alimentazione neonatale possono influenzare l’abbondanza di alcuni gruppi batterici nel microbiota intestinale dei neonati: si è visto che l’allattamento al seno con latte materno porta alla selezione e proliferazione di determinati ceppi batterici (Bacteroides), mentre nell’intestino dei bimbi allattati con latte artificiale tendono a dominare altre specie (E. coli, Clostridium difficile e lattobacilli). Invece il microbiota dei neonati sottonutriti è immaturo, disbiotico e contiene un numero maggiore di enteropatogeni, come le Enterobacteriaceae.

Durante l’età adulta, la composizione del microbiota intestinale è relativamente stabile e viene alterata solo transitoriamente da eventi o fattori esterni. Tuttavia, questa relativa stabilità si riduce in età avanzata.

In questa breve rassegna verranno focalizzate le attuali conoscenze sullo sviluppo e la composizione del microbiota gastrointestinale umano e il suo impatto sulla nostra salute, mentre in altri articoli verranno presentati i risultati degli studi che hanno preso in esame il delicato rapporto tra microbiota e salute mentale.

Il tratto gastrointestinale umano

Il tratto gastrointestinale umano (GI) rappresenta una delle più grandi interfacce (si stimano circa 250-400 m2) tra noi e i fattori ambientali. In una vita media, si è calcolato che circa 60 tonnellate di cibo passano attraverso il tratto gastrointestinale umano, insieme a un’abbondanza di microrganismi provenienti dall’ambiente che costituiscono una potenziale minaccia per l’intestino.

Il contenuto microbico del tratto gastrointestinale cambia lungo la sua lunghezza, passando da un basso numero di microbi nello stomaco a un’ampia diversità e un numero elevato nell’intestino crasso.

L’insieme di batteri che colonizzano il tratto gastrointestinale è definito “microbiota intestinale” e si è co-evoluto nel corso di migliaia di anni, formando una relazione intricata e reciprocamente vantaggiosa: circa 100.000.000.000.000 di microrganismi abitano il tratto gastrointestinale.

Oggi sappiamo che il microbiota offre molti benefici all’ospite, attraverso una serie di funzioni fisiologiche quali:

  • il rafforzamento dell’integrità della parete intestinale e il modellamento del suo epitelio;
  • la raccolta di energia;
  • la protezione dagli agenti patogeni;
  • la regolazione delle difese immunitarie;

Un’alterata composizione batterica intestinale (detta “disbiosi”) è stata associata alla patogenesi di molte malattie infiammatorie e infezioni.

Sono state identificate identità microbiche specifiche per ogni paese, suggerendo che la composizione del microbiota intestinale è modellata da fattori ambientali come la dieta e forse anche dalla genetica del singolo individuo.

Di cosa è fatto il Microbiota Umano

Grazie all’avvento di nuovi approcci come i metodi di sequenziamento genomico la nostra capacità di indagare il microbiota è migliorata notevolmente. In particolare quello che oggi si conosce è dovuto soprattutto al sequenziamento di uno specifico gene, 16S ribosomal RNA (rRNA) poiché questo gene è presente in tutti i batteri e consente di distinguere facilmente le specie batteriche.

I dati ottenuti dei due maggiori studi effettuati sul sequenziamento del genoma batterico umano hanno fornito la visione più completa del repertorio microbico associato all’uomo: sono state indentificate 2172 specie nell’uomo, classificate in 12 diversi tipi. Il colon è la regione meglio studiata e si stima che in un adulto vi abitino stabilmente almeno 160 specie batteriche.

Questi studi suggeriscono che, piuttosto che un gruppo di specie batteriche sempre costanti in tutti, gli individui condividono un gruppo centrale di funzioni del microbioma e che gli individui che presentano particolari aspetti, come ad esempio essere o meno obesi, possono presentare tipologie diverse di microbi intestinali ma condividere un gruppo centrale di funzioni che verrebbero così sempre garantite all’ospite. Quindi più che la tipologia di batterio verrebbe sempre garantita la funzione che quel ceppo esercita in quel dato tratto di intestino.

La maggior parte dei batteri ritrovati appartiene al tipo:

  • Firmicutes (tra cui Clostridium, Enterococcus, Lactobacillus e Ruminococcus)
  • o al tipo Bacteroidetes (tra cui i generi Bacteroides e Prevotella),

Essi costituiscono oltre il 90% delle categorie note presenti nell’intestino umano.

Il sottile equilibrio tra microbiota intestinale e ospite

La densità e la composizione del microbiota sono influenzate da fattori chimici, nutrizionali e immunologici lungo tutto l’intestino. L’intestino tenue è caratterizzato tipicamente da alti livelli di acidi, ossigeno e agenti antimicrobici e soprattutto da un breve tempo di transito per cui queste proprietà limitano la crescita batterica, tanto che si ritiene che solo i batteri anaerobi possano sopravvivere.

Al contrario, le condizioni del colon o intestino crasso supportano una comunità densa e diversificata di batteri, principalmente anaerobi con la capacità di utilizzare carboidrati complessi che non vengono digeriti nell’intestino tenue: qui si trovano le famiglie delle prevotellaceae, lachnospiraceae e rikenellaceae.

La barriera intestinale

La composizione del microbiota è soggetta a essere modellata dalle pressioni selettive ambientali: per proteggere dalle lesioni e mantenere l’equilibrio tra ospite e batteri il tratto gastrointestinale limita l’esposizione del sistema immunitario al microbiota attraverso una barriera intestinale.

La barriera comprende diversi componenti, tra cui fattori fisici (gli strati epiteliali e di muco), biochimici (enzimi e proteine antimicrobiche) e immunologici (IgA e cellule immunitarie associate all’epitelio).

I microbi intestinali devono essersi adattati a un certo tipo di vita per poter sopravvivere: l’energia può essere generalmente ricavata attraverso processi come la fermentazione e la distruzione dei dei carboidrati alimentari, semplici e complessi.

La funzione protettiva e antinfiammatoria del muco

Il muco e la glicosilazione delle mucine (processo per cui alle proteine si “appendono” delle molecole di zuccheri come fossero rami) sono quindi fondamentali per modellare il microbiota e consentire la selezione delle specie microbiche più ottimali per la nostra salute.

L’eliminazione dei carboidrati “buoni” dalla dieta può determinare un assottigliamento del muco nel colon e quindi una maggiore vicinanza dei microbi all’epitelio con una conseguente maggiore espressione di infiammazione.

Microbiota e Dieta

La dieta è un fattore che indubbiamente influenza la composizione del microbiota intestinale: la dieta fornisce nutrimento sia all’ospite che ai batteri dell’intestino. La maggior parte degli enzimi necessari per scomporre i polisaccaridi vegetali non sono codificati dai mammiferi mentre il microbiota intestinale produce un numero di enzimi degradativi elevato e presenta una gamma molto ampia di capacità metaboliche.

Le ricerche attuali suggeriscono che la dieta esercita un forte effetto sul microbiota intestinale: alcuni studi hanno rivelato che il microbiota del tratto ileale dell’intestino è guidato dalla capacità dei batteri di metabolizzare gli zuccheri semplici così facilmente disponibili in questo tratto di intestino. La formazione del microbiota del colon è soggetta alla disponibilità di carboidrati (zuccheri complessi) che si trovano nella fibra alimentare. Le diete estreme “a base animale” o “a base vegetale” determinano alterazioni di ampia portata del microbiota intestinale nell’uomo.

Studi hanno mostrato come la dieta tipica dei paesi sviluppati occidentali ricca di carboidrati e zuccheri semplici renda la biodisponibilità di nutrienti “buoni” molto bassa nell’intestino. Ciò impedirebbe di fatto lo svilupparsi di colonie batteriche (Prevottella) capaci di sintetizzare i cosiddetti Acidi Grassi a Catena Corta (AGCC), grassi che giocano un ruolo antinfiammatorio importante. L’abbondanza di Acidi Grassi a Catena Corta è sostanzialmente ridotta nella dieta occidentale.

Il muco intestinale fornisce anche una fonte di carboidrati al microbiota intestinale: gli strati di muco intestinale sono costruiti attorno alla mucina, un gel proteico altamente glicosilato secreto dalle cellule a calice dell’intestino. Il muco è presente in tutto il tratto gastrointestinale ed è più spesso nel colon, dove è fondamentale per mediare il rapporto ospite-microbiota ed è diviso in due strati:

  • uno interno denso e impermeabile e
  • un rivestimento esterno meno denso, penetrabile dai batteri.

Mentre lo strato interno è virtualmente sterile, nello strato esterno le proteine muciniche, arricchite da un repertorio ricco e diversificato ramificazioni di zuccheri, forniscono una fonte di energia e di siti di “attacco” per i batteri. La disposizione dello strato mucoso esterno fornisce una nicchia unica in cui le specie batteriche possono proliferare più o meno velocemente rispetto alla loro controparte presente libera nel lume intestinale.

Oggi sappiamo che la abbondanza, disposizione e ricchezza di queste mucine sulla superficie del lume intestinale è fortemente influenzata da un particolare genotipo denominato FUT2.

Microbiota e saprofitismo

E’ noto che questa flora batterica è in grado di creare sistemi complessi di sopravvivenza e inter dipendenza di natura saprofitica, per cui i prodotti di scarto di alcune tipologie i batteri possono fungere da substrato nutriente per altri ceppi che a loro volta creano -con i loro scarti- un ambiente ottimale per altre specie ancora. Questa cooperazione è particolarmente evidente nello strato esterno del muco, dove i batteri che degradano la mucina forniscono mono- o oligosaccaridi ai batteri privi di capacità mucolitica specializzata. Questo meccanismo a volte funziona anche a vantaggio di ceppi patogeni per l’uomo come per esempio la Salmonella Typhimurium, che in effetti non possiede certe tipologie di enzimi utili alla digestione delle mucine intestinali, ma riesce a sopravvivere e a proliferare proprio grazie all’azione vicariante di altri batteri presenti sulla mucosa intestinale che le forniscono zuccheri pre-digeriti.

La disponibilità di composti solfati nel colon, sia di origine inorganica che organica, può influenzare gruppi specifici di batteri, come i batteri solfato-riduttori che sono stati implicati nell’eziologia di disturbi intestinali come le Malattie Infiammatorie Intestinali, la Sindrome dell’intestino Irritabile o il Cancro Colorettale.

Diversi studi dimostrano che la presenza e la distribuzione degli acidi biliari nell’intestino tenue e crasso possono influenzare le dinamiche della comunità batterica nell’intestino: possono promuovere la germinazione delle spore oltre a facilitare il recupero del microbiota dopo una disbiosi indotta da per esempio da antibiotici o tossine. Inoltre, una ridotta concentrazione di acidi biliari nell’intestino può facilitare lo sviluppo di ceppi microbici pro-infiammatori.

Microbiota e Sistema Immunitario

Il microbiota può anche essere modellato dal sistema immunitario dell’ospite. Questo effetto è per lo più utile a definire la stratificazione e la compartimentazione dei batteri al fine di evitare ai batteri nocivi di raggiungere l’epitelio della parete intestinale e ciò sarebbe possibile grazie al depositarsi negli strati di muco di specifiche molecole a funzione antibatterica antibiotica.

Queste proteine sono localizzate nello strato di muco e sono praticamente assenti nel lume: tra le più note e studiate vi sono la α-defensina particolarmente carente nei pazienti affetti di Morbo di Chron, le IgA secretorie (SIgA) che si localizzano con i batteri intestinali nello strato di muco esterno e contribuiscono a limitare l’esposizione della superficie delle cellule epiteliali ai batteri.

Microbiota e Antibiotici

Gli antibiotici modellano la fisiologia e l’espressione genica del microbiota attivo dell’intestino umano. Il trattamento antibiotico altera drasticamente l’equilibrio microbico a breve e a lungo termine, con una diminuzione della ricchezza e della diversità della comunità batterica. In certi casi tali impoverimenti non possono essere riparati nemmeno dopo molto tempo.

Per esempio è stato dimostrato che la clindamicina, la claritromicina e il metronidazolo e la ciproflavina influiscono sulla struttura del microbiota per periodi di tempo variabili e che gli effetti esatti e il tempo di recupero del microbiota dopo la somministrazione di antibiotici sembrano dipendere da fattori soggettivi individuali.

Certi studi effettuati su animali da laboratorio hanno dimostrato che la deplezione del microbiota causata dagli antibiotici influisce sul metabolismo degli acidi biliari, degli zuccheri, degli acidi grassi e degli ormoni steroidei oltre che della serotonina.

L’effetto degli antibiotici sul microbiota intestinale nella prima infanzia è particolarmente preoccupante. E’ stato dimostrato che il trattamento antibiotico parenterale a breve termine dei neonati provoca alterazioni significative nella composizione del microbiota intestinale. La colonizzazione dell’intestino nelle prime fasi della vita ha un ruolo importante nel dirigere lo sviluppo del sistema immunitario e l’uso di antibiotici può aumentare il rischio di atopia e asma allergica.

L’impatto dell’uso di antibiotici sui batteri intestinali degli anziani aumenta l’abbondanza intestinale di batteri proteolitici e riduce il numero complessivo di batteri impoverendo quindi il microbiota per ricchezza e qualità.

Il ruolo del Microbiota Intestinale sulla Salute Umana

Grazie al suo ampio contenuto genomico e al suo complemento metabolico, il microbiota intestinale fornisce una serie di proprietà benefiche all’ospite. Alcuni dei ruoli più importanti di questi microbi sono quelli di contribuire a mantenere l’integrità della barriera mucosale, di fornire nutrienti come le vitamine o di proteggere dagli agenti patogeni. Inoltre, l’interazione tra il microbiota e il sistema immunitario della mucosa è fondamentale per una corretta funzione immunitaria.

I batteri del colon esprimono enzimi attivi sui carboidrati in grado di ottenere i cosiddetti Acidi Grassi a Catena Corta che vengono rapidamente assorbiti dalle cellule epiteliali del tratto gastrointestinale dove sono coinvolti nella regolazione di importantissimi processi cellulari. I tre Acidi Grassi a Catena Corta predominanti sono:

  • il propionato, assorbito principalmente dal fegato
  • il butirrato, noto per le sue attività antinfiammatorie e antitumorali
  • l’acetato, rilasciato nei tessuti periferici

Gli Acidi Grassi a Catena Corta sembrano anche regolare il metabolismo epatico dei lipidi e del glucosio attraverso meccanismi complementari, avere un ruolo nella regolazione del sistema immunitario e della risposta infiammatoria e stimolare la produzione di citochine, ad esempio stimolando la produzione di IL-18 coinvolta nel mantenimento e nella riparazione dell’integrità epiteliale. Il butirrato e il propionato in particolare sono coinvolti nella regolazione epigenetica dell’espressione genica. È stato inoltre dimostrato che questi acidi modulano la regolazione dell’appetito e l’assunzione di energia.

l microbiota gastrointestinale è fondamentale anche per la sintesi de novo di vitamine essenziali che l’ospite non è in grado di produrre, per esempio:

  • i batteri lattici sono organismi chiave nella produzione di vitamina B12, che non può essere sintetizzata né dagli animali, né dalle piante, né dai funghi;
  • i bifidobatteri sono i principali produttori di folato, una vitamina coinvolta nei processi metabolici vitali dell’ospite, tra cui la sintesi e la riparazione del DNA.
  • altre vitamine che il microbiota intestinale ha dimostrato di sintetizzare nell’uomo sono la vitamina K, la riboflavina, la biotina, l’acido nicotinico, l’acido pantotenico, la piridossina e la tiamina;

Esistono numerose prove a sostegno di un ruolo del microbiota intestinale nell’influenzare l’omeostasi epiteliale. È stato dimostrato il ruolo dei batteri nel promuovere il rinnovamento cellulare e la guarigione delle ferite. Inoltre, diverse specie sono state coinvolte nella promozione dell’integrità epiteliale e nella modulazione delle proprietà e del ricambio del muco.

Il microbiota gastrointestinale è importante anche per lo sviluppo della mucosa intestinale e del sistema immunitario sistemico come dimostra la carenza di diversi tipi di cellule immunitarie riscontrata negli animali privi di germi intestinali. Una delle principali carenze immunitarie riscontrate dagli animali privi di germi è la mancanza di Linfociti T CD4+.

La presenza fisica del microbiota nel tratto gastrointestinale influenza anche la colonizzazione dei patogeni, ad esempio competendo per i siti di attacco o le fonti di nutrimento e producendo sostanze antimicrobiche. Le cure antibiotiche hanno un profondo impatto sul microbiota che altera il paesaggio nutrizionale dell’intestino e porta all’espansione delle popolazioni patogene. Ad esempio molti batteri patogeni utilizzano il fucosio e l’acido sialico liberati dal microbiota intestinale e l’aumento dei livelli di acido sialico dopo il trattamento antibiotico favorisce la colonizzazione da parte dei patogeni.

Microbiota Intestinale e la Salute Mentale

L’impatto del microbiota intestinale sull’umore e sulla depressione ha attirato un’attenzione significativa da parte della comunità medica e della ricerca negli ultimi dieci anni. I risultati di studi di riferimento in questo campo hanno rivelato l’esistenza di un’influenza bidirezionale tra il microbiota intestinale e la salute mentale, tra cui condizioni come la depressione, i disturbi dell’umore e la schizofrenia.

L’effetto del microbioma intestinale sul cervello è mediato attraverso:

  • l’aumento o la riduzione della sintesi di neurotrasmettitori da parte dei batteri,
  • l’induzione o l’inibizione della sintesi di citochine infiammatorie e infine
  • l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.

Da alcune ricerche sembra che almeno alcune persone affette da depressione tendano ad avere un cambiamento o uno squilibrio nel microbioma, con una riduzione o una diminuzione degli organismi benefici e un aumento di quelli patogeni: le persone affette da alcune condizioni come il disturbo depressivo maggiore, il disturbo bipolare o i disturbi dello spettro schizofrenico presentano livelli più elevati di microrganismi come lo Streptococcus, il Lactobacillus e l’Eggerthella, ma anche livelli più bassi di Faecalibacterium nell’intestino. Tra i fattori che possono contribuire a queste differenze nella composizione dell’intestino vi sono l’uso di farmaci, la dieta, l’uso di alcol o il fumo.

Probiotici e Prebiotici

Sia i prebiotici che i probiotici sono importanti per la salute umana. Tuttavia, hanno ruoli diversi:

  • Probiotici: sono batteri o miceti (funghi) vivi presenti in alcuni alimenti o integratori.
  • Prebiotici: sono sostanze che derivano dai carboidrati contenuti nelle fibre che l’uomo non è in grado di digerire da solo. I batteri dell’intestino si nutrono di queste fibre.

Assumere quantità equilibrate di probiotici e prebiotici può aiutare a garantire il giusto equilibrio di questi batteri per mantenere in salute il microbiota intestinale.

Cibi contenenti Prebiotici

Molti alimenti li contengono naturalmente. I prebiotici, infatti, sono tipi di fibre presenti nella verdura, nella frutta e nei legumi. Gli esseri umani non sono in grado di digerire questi tipi di fibre, ma i batteri intestinali “buoni” possono farlo.

Gli alimenti ad alto contenuto di fibra prebiotica includono:

  • legumi, fagioli e piselli
  • avena
  • banane
  • frutti di bosco
  • topinambur
  • asparagi
  • tarassaco
  • aglio
  • porri
  • cipolle

Una delle cose che i batteri intestinali buoni fanno con la fibra prebiotica è trasformarla in un acido grasso a catena corta chiamato butirrato.

Cibi contenenti probiotici

Il termine “probiotico“, che deriva dal greco e significa “per la vita” ed è stato anche definito come quell’insieme di microrganismi vivi che, se somministrati in quantità adeguata, conferiscono un beneficio alla salute dell’ospite.

Esistono anche molti alimenti probiotici che contengono naturalmente batteri “buoni”, come lo yogurt. Uno yogurt semplice di alta qualità con fermenti lattici vivi può essere una fantastica aggiunta alla vostra dieta se volete aggiungere batteri benefici. Gli alimenti fermentati sono un’altra grande opzione, in quanto contengono batteri benefici che prosperano grazie agli zuccheri o alle fibre naturalmente presenti negli alimenti.

Esempi di alimenti fermentati sono:

  • crauti
  • kimchi
  • tè kombucha
  • kefir
  • alcuni tipi di sottaceti (non pastorizzati)
  • altre verdure in salamoia (non pastorizzate)

Se si intende consumare alimenti fermentati per i loro benefici probiotici, assicurarsi che non siano pastorizzati, poiché questo processo uccide i batteri.

Alcuni di questi alimenti possono anche essere considerati alimenti sinbiotici, perché contengono sia batteri benefici sia una fonte prebiotica di fibre di cui i batteri si nutrono. Alcuni esempi di alimenti sinbiotici sono il formaggio, il kefir e i crauti.

Alcuni prodotti probiotici contengono un singolo ceppo, mentre altri contengono una miscela di diverse specie di batteri o funghi. Gli organismi più studiati e comunemente utilizzati nei preparati probiotici sono i lattobacilli e i bifidobatteri.

E’ stato suggerito che l’uso di probiotici non dovrebbe basarsi sull’aspettativa di un potenziale cambiamento nella composizione del microbiota, ma piuttosto sui benefici intrinseci conferiti dai probiotici stessi. Infatti, per alcuni effetti dei probiotici (ad esempio, la modulazione immunitaria), potrebbe non essere necessario ottenere una modifica misurabile della composizione del microbiota intestinale.

Due sono le motivazioni principali per l’uso dei probiotici:

  • una è l’uso di probiotici da parte di soggetti sani per mantenere uno stato di salute e ridurre il rischio di malattie
  • l’altra è l’uso dei probiotici come modalità di trattamento/terapia mirata a particolari malattie.

Trapianto Fecale

Il trapianto fecale ha suscitato interesse come approccio alternativo per la manipolazione del microbiota intestinale. Le prove del suo utilizzo come trattamento per le malattie gastrointestinali (tra cui la colite pseudomembranosa, la diarrea associata al C. difficile, la diarrea associata agli antibiotici, la sindrome dell’intestino irritabile e le Malattie Infiammatorie Intestinali) si stanno accumulando rapidamente e ad oggi questa terapia appare molto promettente anche se saranno necessari ulteriori studi.

Conclusioni

Data la stretta relazione simbiotica esistente tra il microbiota intestinale e l’ospite non sorprende osservare la presenza di una condizione definita disbiosi in una moltitudine di stati patologici che vanno dalle malattie gastrointestinali croniche ai disturbi del neurosviluppo.

Ad un livello descrittivo funzionale, un microbiota disbiotico è caratterizzato dal non riuscire a fornire all’ospite l’intera gamma di proprietà benefiche di cui si è parlato. Il fatto che la disbiosi del microbiota sia una causa o una conseguenza della malattia può quindi esacerbare la progressione della malattia e influenzare il tipo di strategie necessarie per ripristinare la simbiosi.

Così come non siamo ancora in grado di definire completamente il microbiota di un tratto intestinale sano, è altrettanto difficile definire il microbiota associato a un disturbo intestinale.

In futuro sarà necessario chiarire meglio i meccanismi attraverso i quali le alterazioni della disbiosi microbica promuovono gli stati patologici al fine di migliorare la nostra comprensione della relazione causale tra microbiota intestinale e malattia. Se una composizione microbica a rischio di malattia possa essere trasformata in una composizione più sana mediante interventi probiotici/prebiotici/dietetici rimane una domanda fondamentale senza risposta.

A seconda del tipo e dello stadio della malattia le strategie possono includere due approcci:

  • l’uso di modulatori del microbioma (ad esempio, antimicrobici, certi tipi di dieta, uso di prebiotici o probiotici) volti principalmente a modificare la composizione del microbiota dell’ospite favorendo o sfavorendo certi specifici ceppi;
  • o la sostituzione di alcuni dei microbi difettosi (ad esempio, ceppi commensali specifici, probiotici, o comunità microbiche definite).

Il successo di questi sforzi dipenderà dalla nostra comprensione di come il microbiota influisce e viene influenzato dall’ospite a livello molecolare e biochimico.

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