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Sin dai tempi di Freud si è sempre sostenuto che la depressione porta con sé un accentuato senso di colpa nei pazienti affetti: uno studio recente offre la dimostrazione scientifica di questa ipotesi per nulla infondata con l’aiuto della risonanza magnetica funzionale.

Secondo Sigmund Freud la differenza fondamentale tra la depressione e la semplice tristezza consiste nell’esagerazione del senso di colpa e di auto-colpevolezza che la prima porta con sé. Capita a chiunque, infatti, di sentirsi tristi per una qualunque ragione, ma la depressione comporta soprattutto un terribile senso di colpa avvertito da parte del paziente.

Nonostante in anni recenti alcune delle teorie di Freud siano state messe in discussione, lo scorso 4 giugno uno studio della University of Manchester è riuscito a dimostrare come questa teoria sulla depressione sia vera, arrivando a scoprire delle differenze a livello del cervello dei pazienti affetti da depressione in risposta al senso di colpa.

Il Dottor Roland Zahn e la sua equipe medica hanno esaminato le risonanze magnetiche funzionali eseguite dopo aver chiesto ai pazienti di immaginare alcune situazioni particolari come un atteggiamento negativo da parte di un amico o di loro stessi verso una terza persona ed esprimere i propri sentimenti in merito e se questi fossero rivolti verso l’altro o verso se stessi.

Alla ricerca si è sottoposto un campione di 25 persone già in remissione dalla depressione da oltre un anno, 16 dei quali non in cura con antidepressivi al momento dello studio, e 22 soggetti sani senza storia di depressione precedente come gruppo di controllo.

Lo studio deve ora essere ampliato per verificare nuove implicazioni ma finora i risultati sembrano essere chiari: le risonanze magnetiche funzionali hanno mostrato come la teoria di Freud e le ipotesi formulate dai ricercatori precedentemente allo studio fossero fondate.

Gli studi effettuati in passato, infatti, suggerivano una certa attività della corteccia cingolata subgenuale (o parte subgenuale del giro cingolato) e nella regione settale adiacente all’insorgere del senso di colpa. Nelle persone sane e con un rischio basso di depressione, questo effetto risulta essere di tipo selettivo in relazione a sentimenti spiacevoli come quelli che insorgono al momento di incolpare altre persone.

Il senso di colpa e i sentimenti di tipo morale in generale tendono ad includere anche il lobo temporale anteriore ma la sua attivazione in questo caso, al contrario della corteccia cingolata subgenuale e della regione settale adiacente, avviene indipendentemente dal tipo di sentimento morale che si tratti di indignazione o di rabbia.

Studi precedenti avevano già provato anche come il lobo temporale anteriore superiore destro sia importante nella costruzione di concetti sociali che ci aiutano a creare giudizi differenziati, compiendo una distinzione essenziale tra una critica costruttiva e un giudizio di tipo distruttivo: questo è importante dal momento che ci consente di limitare le generalizzazioni e l’auto-accusa.

La relazione tra queste due aree del cervello fa sì che le persone a basso rischio di depressione arrivino ad assumersi le proprie colpe in maniera flessibile senza finire con l’odiare se stessi distruggendo la propria autostima con sensi di colpa eccessivi.

Nel gruppo con una storia di depressione alle spalle, invece, lo studio ha rivelato come la relazione tra il lobo temporale anteriore e corteccia cingolata subgenuale si dimostrasse molto più debole: maggiore è il senso di colpa e di accusa che il paziente rivolge verso se stesso, minore è il legame tra queste due aree del cervello.

Questa sorta di dissociazione tra le due aree avviene, però, solo quando il paziente affetto da depressione incolpa se stesso e non quando prova rabbia o accusa altre persone. Secondo il Dr Zahn questo potrebbe riflettere una mancanza da parte del paziente nell’accedere ai dettagli necessari a comprendere gli errori del proprio atteggiamento facendogli così credere di essere colpevole di una serie di comportamenti ai quali in realtà è estraneo.

Questo studio e la scoperta che porta con sé è fondamentale secondo il Dr Zahn perchè potrebbe anche spiegare le ragioni che portano alcune persone a sviluppare la depressione e non un atteggiamento aggressivo in risposta allo stress.

Ma il risultato più importante della ricerca consiste nella possibilità di poter predire il rischio di depressione a seguito della remissione: in futuro, infatti, se gli studi che verranno eseguti in seguito di questa ricerca daranno risultati positivi, sarà possibile identificare il rischio di depressione con una semplice risonanza magnetica funzionale.

Fonte: http://archpsyc.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1171078

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