Un articolo pubblicato di recente sul British Medical Journal sembra smentire la validità dell’attività fisica nel trattamento della depressione. Gli specialisti, però, sono di tutt’altro avviso.
Una malattia come la depressione si identifica immediatamente per la grande varietà di forme sotto le quali si può manifestare: la gravità della stessa è diversa di paziente in paziente rendendo così necessaria una diversificazione delle cure.
Nei casi meno gravi di depressione, infatti, è possibile trattare il paziente senza prescrivere alcun farmaco, limitandosi ad una serie di sedute dei cosiddetti “trattamenti della parola” e a vari accorgimenti all’interno della routine quotidiana del paziente che favoriscano la scomparsa dei sintomi depressivi.
Molti medici, ad esempio, consigliano di iniziare un’attività fisica a scelta: le ragioni per questo tipo di cura sono diverse e hanno basi ben fondate. Basi che, però, sono state messe in discussione di recente dai titoli altisonanti di alcuni articoli pubblicati dal British Medical Journal.
I titoli in questione, infatti, sembrano voler sottolineare come l’attività fisica prescritta ai pazienti affetti da depressione non sembra portare alcun tipo di beneficio soprattutto nel caso di pazienti già sottoposti ad altri trattamenti.
La realtà delle cose, però, sembra essere ben differente una volta che gli articoli in questione vengono esaminati più attentamente. Si tratterebbe, infatti, di titoli fuorvianti che hanno, però, dato il via a una serie di considerazioni erronee che rischiano di nuocere soltanto ai pazienti interessati.
Gli studi eseguiti finora sui pazienti affetti da depressione che decidono di svolgere attività fisica come parte della proprio cura sono stati poco rigorosi motivo per il quale un gruppo di ricercatori inglesi ha deciso di svolgere una ricerca più accurata in merito.
All’interno di questa ricerca, si sono seguiti due gruppi di pazienti, di età dai 18 ai 69 anni, che avevano da poco ricevuto una diagnosi di depressione. Un primo gruppo è stato trattato in maniera tradizionale mentre l’altro gruppo si è visto prescrivere insieme al trattamento tradizionale anche una serie di attività fisiche.
I risultati ottenuti al termine di un periodo di prova della durata di dodici mesi sono stati praticamente gli stessi per entrambi i gruppi, dando origine al malinteso pubblicato nel British Medical Journal.
Questi risultati, però, secondo i ricercatori non dimostrano l’inutilità dell’attività fisica considerata come parte della cura per la depressione: bisogna, infatti, considerare che i pazienti affetti da depressione sono spesso a rischio di altre condizioni quali obesità e diabete e, quindi, possono comunque beneficiare dallo svolgimento di esercizio fisico. E’ stato, inoltre, notato come i pazienti ai quali era stato prescritto lo svolgimento di attività fisica abbiano poi continuato ad allenarsi anche una volta terminata la ricerca.
Nonostante il risultato apparentemente negativo di questo studio, quindi, la maggior parte degli specialisti di salute mentale continua a considerare l’attività fisica come un valido coadiuvante al trattamento tradizionale della depressione soprattutto per gli effetti benefici che questa può portare ai pazienti affetti anche da altre condizioni.
Articolo originale:
http://www.bmj.com/content/344/bmj.e3181
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