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La sindrome anticolinergica è una condizione clinica complessa causata dall’inibizione della neurotrasmissione colinergica a livello dei recettori muscarinici.

Questa sindrome può manifestarsi con una varietà di sintomi centrali e periferici, influenzando il sistema nervoso centrale e autonomo. La comprensione della tossicità muscarinica è cruciale per il riconoscimento e il trattamento tempestivo, poiché può derivare dall’assunzione di farmaci comuni in psichiatria come gli antistaminici, antidepressivi triciclici e antipsicotici. In alcuni casi anche dall’ingestione di tossine naturali presenti in alcune piante e funghi.

La diagnosi differenziale con altre sindromi, come quella serotoninergica, e la conoscenza dei meccanismi di antagonismo recettoriale sono fondamentali per una gestione efficace.

La prevenzione e il trattamento della tossicità anticolinergica richiedono un approccio multidisciplinare, che includa la decontaminazione gastrointestinale, l’uso di antidoti specifici e il supporto sintomatico per evitare complicanze potenzialmente gravi.

Cerchiamo di approfondire le caratteristiche di questa sindrome e quali cure e presidi esistono.

L’Acetilcolina e i Recettori Muscarinici

Per comprendere la sindrome anticolinergica, è fondamentale avere una conoscenza approfondita dell’acetilcolina e del modo in cui essa interagisce con i recettori muscarinici.

L’acetilcolina (ACh) è un neurotrasmettitore essenziale che svolge un ruolo cruciale in numerosi processi fisiologici. È coinvolta nella trasmissione di segnali nel sistema nervoso centrale e periferico. Le sue funzioni principali includono:

  • Contrazione Muscolare: A livello delle giunzioni neuromuscolari, l’ACh stimola i muscoli scheletrici a contrarsi.
  • Funzione Cognitiva: Nel cervello, l’ACh è coinvolta nella regolazione della memoria, dell’apprendimento e dell’attenzione.
  • Regolazione del Sistema Nervoso Autonomo: L’acetilcolina regola molte funzioni automatiche del corpo, come la frequenza cardiaca, la secrezione di ghiandole e la motilità intestinale.

L’acetilcolina agisce su due tipi di recettori: i recettori nicotinici, presenti a livello delle giunzioni neuromuscolari e dei gangli del sistema nervoso autonomo, e i recettori muscarinici, ampiamente distribuiti nel sistema nervoso centrale e negli organi periferici. 

I recettori muscarinici si suddividono in cinque sottotipi (M1-M5​), ciascuno con una specifica localizzazione e funzione fisiologica.

Ecco una tabella che riassume i recettori muscarinici umani e le loro principali funzioni

Recettore MuscarinicoLocalizzazione PrincipaleFunzione Principale
M1Sistema nervoso centrale (corteccia cerebrale, ippocampo), ghiandole (salivari e gastriche)– Aumento della funzione cognitiva (memoria e apprendimento) – Aumento della secrezione gastrica e salivare
M2Cuore, sistema nervoso centrale, muscolo liscio– Riduzione della frequenza cardiaca (effetto cronotropo negativo) – Riduzione della contrattilità cardiaca (effetto inotropo negativo) – Modulazione della trasmissione sinaptica
M3Ghiandole esocrine (salivari, sudoripare), muscolo liscio (tratto gastrointestinale, bronchi)– Aumento della secrezione ghiandolare – Contrazione della muscolatura liscia (aumento della peristalsi intestinale, broncocostrizione)
M4Sistema nervoso centrale (corpo striato, ippocampo)– Modulazione della trasmissione sinaptica – Riduzione del rilascio di neurotrasmettitori (effetto inibitorio su neuroni colinergici)
M5Sistema nervoso centrale (substantia nigra, vasi cerebrali)– Modulazione della vasodilatazione cerebrale – Potenziamento della risposta dopaminergica

I farmaci anticolinergici si legano ai recettori muscarinici in modo competitivo e reversibile, impedendo all’acetilcolina di interagire con il suo sito di legame e attivare il recettore. 

L’inibizione della neurotrasmissione colinergica muscarinica si traduce in una riduzione delle risposte fisiologiche mediate da questi recettori, con conseguenti effetti sul sistema nervoso centrale e periferico.

A livello centrale, il blocco dei recettori M1​ può causare deficit cognitivi, alterazioni della memoria, sedazione e confusione mentale, mentre l’inibizione dei recettori M2​ e M3​ può portare a effetti periferici come secchezza delle fauci, midriasi, tachicardia, ritenzione urinaria e costipazione.

L’entità degli effetti anticolinergici dipende dalla selettività dei farmaci per i diversi sottotipi recettoriali, dalla loro capacità di attraversare la barriera emato-encefalica e dalla dose somministrata. Inoltre, la risposta individuale può essere influenzata da fattori come l’età, le comorbidità e la suscettibilità genetica.

Sindromi colinergiche: anticolinergica vs muscarinica

La sindrome anticolinergica e la sindrome muscarinica rappresentano due condizioni tossicologiche distinte, che coinvolgono il sistema colinergico ma con meccanismi d’azione e manifestazioni cliniche opposte.

CaratteristicaSindrome AnticolinergicaSindrome Muscarinica
MeccanismoBlocco dei recettori muscarinici M1-M5Attivazione dei recettori muscarinici M1-M5
Cause comuniFarmaci anticolinergici (antidepressivi triciclici, antipsicotici, antistaminici), piante (belladonna, stramonio)Insetticidi organofosforici, funghi (Inocybe, Clitocybe)
Segni e sintomiMidriasi (pupilla dilatata), secchezza delle mucose, ritenzione urinaria, tachicardia, ipertermia, agitazione, allucinazioniMiosi (pupilla stretta), scialorrea, broncorrea, broncospasmo, diarrea, bradicardia, ipotensione, fascicolazioni muscolari
  • La sindrome anticolinergica come detto è causata dall’inibizione dei recettori muscarinici da parte di farmaci o sostanze ad attività anticolinergica, con conseguente riduzione della neurotrasmissione colinergica.
  • Al contrario, la sindrome muscarinica è dovuta all’attivazione eccessiva dei recettori muscarinici, solitamente causata da agenti che inibiscono l’acetilcolinesterasi, come gli insetticidi organofosforici o alcuni funghi velenosi. L’accumulo di acetilcolina determina una stimolazione colinergica incontrollata, con sintomi di iperattività muscarinica.

Cause della Sindrome Anticolinergica

La sindrome anticolinergica da tossicità muscarinica (come specificato sopra quindi derevante dal blocco reversibile dei recettori muscarinici) può essere causata da un’ampia gamma di farmaci comunemente prescritti che possiedono proprietà anticolinergiche.

Questi agenti esercitano la loro azione antagonizzando i recettori muscarinici dell’acetilcolina, inibendo così la neurotrasmissione colinergica a livello centrale e periferico.

Tra i farmaci più frequentemente associati allo sviluppo di una sindrome anticolinergica vi sono:

  • Antistaminici di prima generazione, come per esempio la difenidramina, la clorfeniramina e la prometazina, ampiamente utilizzati per il trattamento delle allergie e come sedativi. Questi composti attraversano facilmente la barriera emato-encefalica e possono causare significativi effetti anticolinergici centrali.
  • Antidepressivi triciclici, come per esempio l’amitriptilina, la imipramina e la clomipramina, indicati per il trattamento della depressione e del dolore neuropatico. L’attività anticolinergica di questi farmaci è dovuta al blocco non selettivo dei recettori muscarinici e può persistere anche a dosi terapeutiche.
  • Antipsicotici di prima generazione, come per esempio la clorpromazina, la tioridazina e la flufenazina, utilizzati per il trattamento dei disturbi psicotici. Questi agenti possiedono una potente azione anticolinergica che può contribuire ai loro effetti collaterali extrapiramidali e autonomici.
  • Antispastici utilizzati per il trattamento della vescica iperattiva e dell’incontinenza urinaria, come l’ossibutinina, la tolterodina e la solifenacina. Questi farmaci agiscono bloccando selettivamente i recettori M3 a livello del detrusore vescicale, ma possono anche causare effetti anticolinergici sistemici.
  • Antiparkinsoniani come la Benzatropina utilizzata per ridurre i sintomi extrapiramidali nei pazienti con Parkinson o il Biperidene prescritto per alleviare rigidità e tremori nei pazienti con Parkinson.
  • Antiaritmici come Disopiramide utilizzata per trattare le aritmie cardiache.
  • Miorilassanti come la Ciclobenzaprina utilizzata per alleviare gli spasmi muscolari associati a condizioni muscoloscheletriche dolorose.
  • Farmaci Gastrointestinali come la Loperamide utilizzata per trattare la diarrea. La Scopolamina utilizzata per prevenire la cinetosi e il mal di mare.

È importante sottolineare che l’effetto anticolinergico è dose-dipendente e può essere potenziato dalla combinazione di più farmaci con attività anticolinergica.

Per questo, una valutazione accurata del regime farmacologico del paziente e un monitoraggio attento degli effetti avversi sono fondamentali per prevenire l’insorgenza di una sindrome anticolinergica iatrogena, specialmente nei soggetti anziani o con condizioni predisponenti.

Antipsicotici tipici o di prima generazione (APG)

Gli antipsicotici di prima generazione, noti anche come antipsicotici tipici, sono una classe di farmaci ampiamente utilizzati per il trattamento dei disturbi psicotici, come la schizofrenia e il disturbo bipolare. Tra i principali rappresentanti di questa categoria vi sono la clorpromazina, la tioridazina e la flufenazina, che esercitano la loro azione terapeutica principalmente attraverso il blocco dei recettori dopaminergici D2 a livello del sistema nervoso centrale.

Tuttavia, questi agenti possiedono anche una potente attività anticolinergica, dovuta all’antagonismo non selettivo dei recettori muscarinici M1 M5. Questa azione farmacologica può contribuire in modo significativo all’insorgenza di effetti collaterali extrapiramidali e autonomici, che possono compromettere la tollerabilità e l’aderenza al trattamento.

Ecco una tabella che riassume gli antipsicotici di prima generazione (APG) con elevata azione anticolinergica

FarmacoIndicazione TerapeuticaPotere Anticolinergico
ClorpromazinaSchizofrenia, disturbi psicotici, mania*****
FlufenazinaSchizofrenia, disturbi psicotici**
AloperidoloSchizofrenia, disturbi psicotici, sindrome di Tourette*
PerfenazinaSchizofrenia, disturbi psicotici**
ClotiapinaSchizofrenia, disturbi psicotici****
PromazinaSchizofrenia, disturbi psicotici, sedazione***
TrifluperazinaSchizofrenia, disturbi psicotici*
TioridazinaSchizofrenia, disturbi psicotici*****

Gli effetti extrapiramidali, causati dal blocco dei recettori D2 a livello nigrostriatale, comprendono:

  • Parkinsonismo farmaco-indotto, con bradicinesia, rigidità muscolare e tremore a riposo
  • Distonia acuta, caratterizzata da contrazioni muscolari involontarie e posture anomale
  • Acatisia, con irrequietezza motoria e necessità di muoversi continuamente

L’attività anticolinergica degli antipsicotici tipici può esacerbare questi sintomi extrapiramidali, riducendo il tono colinergico a livello dei gangli della base e alterando l’equilibrio tra la neurotrasmissione dopaminergica e colinergica.

Inoltre, l’antagonismo dei recettori muscarinici periferici può causare effetti collaterali autonomici, come:

  • Secchezza delle fauci e delle mucose
  • Stipsi e riduzione della motilità gastrointestinale
  • Ritenzione urinaria e difficoltà nella minzione
  • Visione offuscata e disturbi dell’accomodazione
  • Tachicardia e alterazioni della pressione arteriosa

Questi effetti avversi possono essere particolarmente problematici nei pazienti anziani o con comorbidità mediche, aumentando il rischio di complicanze e riducendo la qualità di vita.

Per minimizzare l’impatto dell’attività anticolinergica degli antipsicotici tipici, può essere necessario ricorrere a strategie di gestione degli effetti collaterali, come l’uso di farmaci anticolinergici periferici (ad esempio, il triesifenidile) per controllare i sintomi extrapiramidali, o l’aggiustamento del dosaggio e della frequenza di somministrazione. In alcuni casi, può essere indicato il passaggio a antipsicotici atipici di seconda generazione, che presentano un profilo di effetti collaterali più favorevole grazie alla loro maggiore selettività per i recettori D2 e alla minore attività anticolinergica.

Antidepressivi Triciclici TCA

Gli antidepressivi triciclici (TCA) sono una classe di farmaci ampiamente utilizzati in psichiatria per il trattamento dei disturbi dell’umore, in particolare della depressione maggiore e della distimia.

Tra i principali rappresentanti di questa categoria vi sono l’amitriptilina, l’imipramina e la clomipramina, che esercitano la loro azione terapeutica attraverso l‘inibizione del reuptake di serotonina e noradrenalina a livello delle sinapsi cerebrali.

Tuttavia, i TCA possiedono anche una potente attività anticolinergica, dovuta all’antagonismo non selettivo dei recettori muscarinici M1-M5. Questa azione farmacologica può contribuire in modo significativo all’insorgenza di effetti collaterali centrali e periferici, che possono compromettere la tollerabilità e l’aderenza al trattamento.

Ecco una tabella che riassume gli antidepressivi triciclici con elevata azione anticolinergica

FarmacoIndicazione TerapeuticaPotere Anticolinergico
AmitriptilinaDepressione maggiore, dolore neuropatico, ansia*****
ImipraminaDepressione maggiore, enuresi notturna*****
ClomipraminaDisturbo ossessivo-compulsivo, depressione****
DoxepinaDepressione maggiore, ansia*****
TrimipraminaDepressione maggiore****
NortriptilinaDepressione maggiore, dolore neuropatico***
DesipraminaDepressione maggiore, dolore neuropatico***
ProtriptilinaDepressione maggiore***
MaprotilinaDepressione maggiore, disturbi d’ansia***

Gli effetti anticolinergici centrali dei TCA includono:

  • Sedazione e sonnolenza diurna
  • Deficit cognitivi, con alterazioni della memoria e dell’attenzione
  • Confusione mentale e delirium, soprattutto negli anziani
  • Secchezza delle fauci e visione offuscata

A livello periferico, l’antagonismo dei recettori muscarinici può causare:

  • Stipsi e riduzione della motilità gastrointestinale
  • Ritenzione urinaria e difficoltà nella minzione
  • Tachicardia e alterazioni della pressione arteriosa
  • Ipertermia e riduzione della sudorazione

Anche in questo caso questi effetti avversi possono essere particolarmente problematici nei pazienti anziani o con comorbidità mediche, aumentando il rischio di complicanze e riducendo la qualità di vita.

L’uso dei TCA ad elevata azione anticolinergica nella pratica psichiatrica richiede un’attenta valutazione del rapporto rischio-beneficio e un monitoraggio clinico regolare. In particolare, questi farmaci dovrebbero essere evitati o usati con cautela in pazienti con:

  • Ipertrofia prostatica o disturbi della minzione
  • Glaucoma ad angolo chiuso
  • Disturbi gastrointestinali preesistenti, come la stipsi cronica o il megacolon
  • Patologie cardiovascolari, come l’insufficienza cardiaca o le aritmie
  • Demenza o deterioramento cognitivo

Nei casi in cui i TCA siano considerati necessari, è opportuno iniziare con dosi basse e titolare gradualmente, monitorando attentamente la comparsa di effetti collaterali.

Tossine anticolinergiche naturali

La sindrome anticolinergica da tossicità muscarinica può essere causata non solo da farmaci, ma anche dall’ingestione di sostanze tossiche e piante contenenti alcaloidi anticolinergici.

  • Funghi velenosi: Alcune specie di funghi, come l’Amanita muscaria e l’Amanita pantherina, contengono muscimolo e acido ibotenico, potenti agonisti dei recettori GABA A che possono causare una sindrome anticolinergica centrale.
  • Piante contenenti alcaloidi anticolinergici: Diverse piante appartenenti alla famiglia delle Solanaceae, come l’Atropa belladonna (belladonna), la Datura stramonium (stramonio) e l’Hyoscyamus niger (giusquiamo nero), contengono alcaloidi tropanici come l’atropina, la scopolamina e l’iosciamina, potenti antagonisti dei recettori muscarinici.
  • Altre sostanze tossiche: Alcuni pesticidi organofosforici e carbammati, utilizzati in agricoltura e in ambito domestico, possono inibire irreversibilmente l’acetilcolinesterasi, enzima responsabile della degradazione dell’acetilcolina, causando un accumulo di questo neurotrasmettitore e una sindrome colinergica acuta.[

In caso di sospetta intossicazione da sostanze tossiche o piante, è fondamentale raccogliere informazioni dettagliate sull’esposizione e sulle circostanze dell’ingestione, oltre a effettuare un esame obiettivo completo e richiedere esami tossicologici mirati.

Sintomi della Sindrome Anticolinergica

La sindrome anticolinergica si manifesta con una combinazione di segni e sintomi a carico del sistema nervoso centrale e periferico, a seconda della capacità dei composti anticolinergici di attraversare la barriera emato-encefalica.

I sintomi centrali sono dovuti al blocco dei recettori muscarinici M1​ a livello del sistema nervoso centrale mentre le manifestazioni periferiche sono causate dall’inibizione dei recettori M2 e M3.

Manifestazioni neuro-psichiatriche centrali

La sindrome anticolinergica può causare una vasta gamma di sintomi neurologici dovuti all’inibizione della neurotrasmissione colinergica a livello del sistema nervoso centrale.

Inquesta tabella descrivo le manifestazioni più caratteristiche.r

SintomoDescrizione
Confusione mentaleDisorientamento, pensiero disorganizzato, difficoltà di concentrazione e di memoria. Può variare da uno stato di lieve confusione fino al delirium.
AllucinazioniPercezioni sensoriali in assenza di stimoli esterni reali, più frequentemente visive. Le allucinazioni possono essere vivide e bizzarre, spesso a contenuto spaventoso o persecutorio.
ConvulsioniAttività elettrica cerebrale anomala che si manifesta con contrazioni muscolari involontarie, perdita di coscienza e alterazioni del tono muscolare. Le crisi epilettiche possono essere focali o generalizzate.

Altri sintomi neurologici associati alla tossicità anticolinergica centrale includono:

  • Agitazione psicomotoria e irrequietezza
  • Disinibizione comportamentale e labilità emotiva
  • Disturbi del linguaggio come disartria e afasia
  • Atassia e disturbi della coordinazione motoria
  • Alterazioni del livello di coscienza fino al coma

La gravità e la prevalenza dei sintomi neurologici dipendono dalla dose e dalle proprietà farmacocinetiche degli agenti anticolinergici coinvolti, nonché dalla suscettibilità individuale del paziente. In particolare, i soggetti anziani o con disfunzione cognitiva preesistente sono maggiormente a rischio di sviluppare manifestazioni neuropsichiatriche severe.

Manifestazioni Periferiche Anticolinergiche

La sindrome anticolinergica si manifesta con una serie di sintomi fisici caratteristici, dovuti all’inibizione dei recettori muscarinici a livello periferico. Tra le manifestazioni più comuni vi sono:

SintomoMeccanismoDescrizione
Secchezza delle fauciRiduzione della secrezione salivare per blocco dei recettori M3​ nelle ghiandole salivariSensazione di bocca secca, difficoltà nella deglutizione e nell’eloquio, aumento del rischio di carie e infezioni orali
TachicardiaBlocco dei recettori M2​ cardiaci con perdita del tono vagale e aumento della frequenza cardiacaTachicardia sinusale, palpitazioni, rischio di aritmie in pazienti predisposti
Ritenzione urinariaRiduzione della contrattilità del muscolo detrusore per antagonismo dei recettori M3​ vescicaliDifficoltà nella minzione, sensazione di vescica piena, rischio di sovradistensione e infezioni urinarie
IpertermiaInibizione della sudorazione per blocco dei recettori M3​ nelle ghiandole sudoripareAumento della temperatura corporea, cute calda e arrossata, rischio di colpo di calore in ambienti caldi

Altri sintomi fisici associati alla tossicità anticolinergica periferica includono:

  • Midriasi e disturbi dell’accomodazione visiva
  • Stipsi e riduzione della motilità gastrointestinale
  • Secchezza della cute e delle mucose
  • Turgore delle vene giugulari per aumento del tono simpatico

Anche in questo caso l’entità e la gravità dei sintomi fisici dipendono dalla selettività degli agenti anticolinergici per i diversi sottotipi recettoriali, dalla dose assunta e dalla sensibilità individuale del paziente. 

In particolare, i soggetti anziani, i pazienti con ipertrofia prostatica o con disturbi cardiovascolari preesistenti possono essere maggiormente suscettibili agli effetti avversi periferici.

Perchè per uno Psichiatra è utile conoscere cosa è una Sindrome Anticolinergica

Conoscere la sindrome anticolinergica è di fondamentale importanza per uno psichiatra per una serie di ragioni che riguardano la diagnosi, la gestione del trattamento e la sicurezza del paziente.

In primo luogo, la capacità di identificare i sintomi della sindrome anticolinergica è essenziale per effettuare una diagnosi differenziale accurata. Molti dei sintomi di questa sindrome, come la confusione, le allucinazioni e le alterazioni cognitive, possono facilmente sovrapporsi con quelli di disturbi psichiatrici come la schizofrenia, la mania o la demenza. Pertanto, riconoscere questi sintomi aiuta lo psichiatra a distinguere la sindrome anticolinergica da altre condizioni e a evitare errori diagnostici.

Inoltre, la gestione del trattamento farmacologico in psichiatria richiede una profonda conoscenza degli effetti anticolinergici di molti farmaci utilizzati, tra cui antipsicotici, antidepressivi e antiparkinsoniani. Uno psichiatra deve essere in grado di bilanciare i benefici terapeutici di questi farmaci con i potenziali effetti collaterali anticolinergici, intervenendo prontamente per prevenire la tossicità da farmaci. Questo implica monitorare attentamente i pazienti per segni di sindrome anticolinergica e, se necessario, modificare il dosaggio o sostituire il farmaco in uso.

La sicurezza del paziente è una priorità assoluta, soprattutto per quelli più vulnerabili come gli anziani e i pazienti sottoposti a politerapia. Questi gruppi sono particolarmente suscettibili agli effetti anticolinergici, e uno psichiatra deve essere vigile nel monitorare eventuali complicazioni.

Educare i pazienti e le loro famiglie sugli effetti collaterali anticolinergici è altrettanto importante. Una buona informazione permette ai pazienti di riconoscere tempestivamente i sintomi e riferirli al medico, facilitando una gestione più efficace. Questo approccio migliora anche l’adesione al trattamento, poiché i pazienti, preparati a riconoscere eventuali sintomi indesiderati, saranno più propensi a seguire le indicazioni del medico.

Rriconoscere e trattare tempestivamente la sindrome anticolinergica è fondamentale per prevenire complicanze cognitive e comportamentali a lungo termine, migliorando così la qualità della vita del paziente. Una gestione adeguata dei sintomi anticolinergici contribuisce significativamente a ridurre i sintomi debilitanti e a migliorare il funzionamento quotidiano dei pazienti.

Diagnosi di Tossicità o Sindrome anticolinergica

La diagnosi di tossicità da anticolinergici si basa principalmente sulla valutazione clinica e sull’identificazione dei segni e sintomi caratteristici, in presenza di un’anamnesi suggestiva di esposizione a farmaci o sostanze con attività anticolinergica.

La valutazione clinica deve includere:

  • Anamnesi dettagliata, con particolare attenzione all’uso di farmaci da prescrizione e da banco, all’esposizione a sostanze tossiche o piante, e alle circostanze dell’ingestione.
  • Esame obiettivo completo, volto a identificare i segni caratteristici della tossicità anticolinergica, come midriasi, secchezza delle mucose, tachicardia, ritenzione urinaria, ipertermia e alterazioni dello stato mentale.
  • Valutazione neurologica, per rilevare la presenza di agitazione, allucinazioni, convulsioni, atassia e disturbi della coscienza.
  • Monitoraggio dei parametri vitali, inclusi frequenza cardiaca, pressione arteriosa, frequenza respiratoria e temperatura corporea.

Sebbene non esistano test di laboratorio specifici per la diagnosi di tossicità da anticolinergici, alcuni esami possono essere utili per valutare la gravità dell’intossicazione e identificare potenziali complicanze:

  • Emocromo completo e indici di funzionalità epatica e renale, per escludere altre cause di encefalopatia e monitorare la funzione d’organo.
  • Elettroliti sierici, in particolare il sodio, poiché l’iponatriemia può contribuire alle manifestazioni neurologiche.
  • Creatinfolinfosfochinasi (CPK) e mioglobina, per valutare la presenza di rabdomiolisi in caso di agitazione prolungata o convulsioni.
  • Screening tossicologico delle urine, per identificare la presenza di farmaci o sostanze ad attività anticolinergica.

In casi selezionati, le tecniche di imaging come la tomografia computerizzata (TC) o la risonanza magnetica (RM) cerebrale possono essere indicate per escludere altre cause di encefalopatia o valutare la presenza di complicanze, come l’edema cerebrale o l’ischemia.

È importante sottolineare che la diagnosi di tossicità da anticolinergici rimane essenzialmente clinica e richiede un alto indice di sospetto, soprattutto in pazienti con fattori di rischio o comorbidità predisponenti. 

Una diagnosi tempestiva e accurata è fondamentale per impostare un trattamento appropriato e prevenire potenziali complicanze, garantendo la sicurezza del paziente e ottimizzando gli esiti clinici.

Diagnosi differenziale anticolinergico-serotoninergica

La differenziazione tra la tossicità da anticolinergici e la sindrome serotoninergica è di fondamentale importanza nella pratica clinica, poiché queste due condizioni presentano manifestazioni cliniche sovrapponibili ma richiedono approcci terapeutici distinti. 

CaratteristicaSindrome AnticolinergicaSindrome Serotoninergica
MeccanismoBlocco dei recettori muscarinici M1-M5Eccesso di serotonina per aumentata sintesi, rilascio o inibizione del reuptake
Cause comuniAntidepressivi triciclici, antipsicotici, antistaminici, antiparkinsonianiInibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRI), inibitori delle monoamino ossidasi (IMAO), oppioidi
Segni e sintomiConfusione, allucinazioni, midriasi, secchezza delle mucose, ritenzione urinaria, tachicardia, ipertermiaAgitazione, tremori, iperreflessia, clono, diaforesi, diarrea, febbre
Esami di laboratorioNessun test specifico, possibile aumento degli enzimi epatici e della creatinfosfochinasi (CPK)Nessun test specifico, possibile aumento delle transaminasi, della CPK e iponatriemia

La distinzione tra queste due sindromi tossiche è particolarmente rilevante per diverse specialità mediche:

  • Medici d’urgenza e tossicologi: devono riconoscere prontamente i segni e i sintomi di tossicità, stabilizzare il paziente e impostare il trattamento appropriato.
  • Psichiatri: devono essere consapevoli dei potenziali effetti avversi dei farmaci psicotropi e monitorare attentamente i pazienti per l’insorgenza di tossicità.
  • Geriatri: devono prestare particolare attenzione all’uso di farmaci anticolinergici negli anziani, data la loro aumentata suscettibilità agli effetti avversi.
  • Anestesisti e rianimatori: devono essere preparati a gestire le complicanze severe di queste sindromi, come l’instabilità emodinamica, le convulsioni e l’insufficienza multiorgano.

Terapia della Sindrome Anticolinergica

Il trattamento della tossicità anticolinergica richiede un approccio multidisciplinare e tempestivo, volto a ridurre l’assorbimento delle sostanze tossiche, antagonizzare gli effetti farmacologici e fornire un adeguato supporto sintomatico. Gli interventi immediati includono:

  • Lavanda gastrica: se l’ingestione è avvenuta entro 1-2 ore, può essere indicata una lavanda gastrica per rimuovere le sostanze tossiche dallo stomaco. La procedura deve essere eseguita con cautela, per evitare il rischio di aspirazione polmonare.
  • Carbone attivo: la somministrazione di carbone attivo per via orale può ridurre l’assorbimento delle sostanze tossiche nel tratto gastrointestinale. Il carbone attivo è particolarmente efficace se somministrato entro 1 ora dall’ingestione.
  • Farmaci antagonisti: la fisostigmina, un inibitore reversibile dell’acetilcolinesterasi, può essere utilizzata come antidoto specifico per antagonizzare gli effetti anticolinergici centrali. Tuttavia, il suo uso è riservato a casi selezionati e richiede un attento monitoraggio per il rischio di effetti colinergici eccessivi.
  • Supporto sintomatico: il trattamento di supporto mira a controllare i sintomi e prevenire le complicanze. Può includere:
    • Reidratazione con fluidi per via endovenosa per correggere l’ipovolemia e l’ipotensione
    • Gestione delle convulsioni con benzodiazepine o altri anticonvulsivanti
    • Monitoraggio cardiovascolare e correzione delle aritmie
    • Cateterismo vescicale in caso di ritenzione urinaria
    • Raffreddamento attivo in caso di ipertermia

La gestione del paziente con tossicità anticolinergica richiede un monitoraggio continuo dei parametri vitali e dello stato neurologico, nonché una stretta collaborazione tra tossicologi, medici d’urgenza, rianimatori e altri specialisti coinvolti.

Nei casi più gravi, può essere necessario il ricovero in terapia intensiva per fornire un supporto avanzato delle funzioni vitali e prevenire le complicanze sistemiche, come l’insufficienza multiorgano.

Prevenzione della tossicità anticolinergica iatrogena

La prevenzione della tossicità da anticolinergici richiede un approccio multifattoriale che coinvolga l’educazione e la sensibilizzazione dei pazienti, dei caregivers e degli operatori sanitari. L’educazione e la sensibilizzazione sono fondamentali per ridurre il rischio di esposizione accidentale o intenzionale a sostanze ad attività anticolinergica:

  • I pazienti e i loro familiari devono essere informati sui potenziali effetti avversi dei farmaci anticolinergici, con particolare attenzione ai segni e sintomi di tossicità.
  • È importante fornire istruzioni chiare sulla corretta assunzione dei farmaci, rispettando le dosi e gli intervalli di somministrazione prescritti.
  • I pazienti devono essere incoraggiati a segnalare tempestivamente al medico curante qualsiasi effetto indesiderato o sintomo sospetto.
  • Gli operatori sanitari, inclusi medici, farmacisti e infermieri, devono essere adeguatamente formati per riconoscere i segni di tossicità anticolinergica e intervenire prontamente.

Una corretta gestione dei farmaci è essenziale per prevenire l’accumulo di sostanze ad attività anticolinergica e ridurre il rischio di interazioni farmacologiche:

  • I medici devono valutare attentamente l’indicazione e la necessità di prescrivere farmaci anticolinergici, considerando i potenziali benefici e rischi per il singolo paziente.
  • È fondamentale effettuare una revisione periodica della terapia farmacologica, eliminando i farmaci non essenziali o sostituendoli con alternative più sicure.
  • L’uso concomitante di più farmaci ad attività anticolinergica deve essere evitato o strettamente monitorato, per prevenire effetti additivi o sinergici.
  • I farmacisti possono svolgere un ruolo chiave nell’identificare potenziali interazioni farmacologiche e consigliare alternative terapeutiche più appropriate.

Particolare attenzione deve essere rivolta alle popolazioni a maggior rischio di tossicità anticolinergica, come gli anziani, i pazienti con deterioramento cognitivo o con patologie croniche multiple. In questi soggetti, l’uso di farmaci anticolinergici deve essere attentamente valutato e, se possibile, evitato o minimizzato.

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