Uno studio condotto da ricercatori dell’Università del Michigan e dell’Università della California a Irvine ha analizzato il tessuto celebrale di 34 persone affette dal disturbo depressivo defunte e di 55 persone defunte non affette da alcun disturbo dell’umore.
Si tratta del primo studio in merito all’alterazione dei ritmi circadiani nelle persone depresse effettuato su esseri umani. Precedentemente, infatti, erano stati effettuati test sui mammiferi che avevano evidenziato la presenza di anomalie del ritmo circadiano nei mammiferi depressi.
Il ritmo circadiano alterato genera disturbi del sonno, uno dei principali sintomi di depressione.
L’analisi del tessuto celebrale ha confermato la presenza di un’alterazione del ritmo circadiano nelle persone depresse, assente nelle persone non affette da alcun disturbo dell’umore.
Sono stati inoltre identificati nuovi geni: “sono state identificate alcune centinaia di geni chemostravano un chiaro ritmo circadiano, alcuni noti, ma molti altri no, come per esempio il gene per il recettore per la lipoproteina a bassa densità e il gene INSIG1, noti per essere coinvolti nella sintesi dei lipidi e metabolismo, o ancora il gene per il recettore per l’ipocretina, HCRTR2, importante per la regolazione del sonno e della veglia.”
I nuovi geni identificati potrebbero essere molto utili nello sviluppo di nuovi biomarcatori per la depressione.
“Resta ora da capire perché l’orologio circadiano sia alterato nella depressione. “Abbiamo bisogno di imparare di più sulla natura dell’orologio stesso, e capire se, resettando l’orologio, sia possibile aiutare le persone a stare meglio”, ha detto note Huda Akil, uno degli autori dello studio.”
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