5.00 avg. rating (92% score) - 2 votes

L’ansia viene considerata come una risposta che il nostro corpo sviluppa nel momento in cui viene percepito un pericolo, quando viviamo una situazione stressante o quando ci sentiamo sotto pressione. Se limitata e circoscritta, essa può essere considerata funzionale in quanto ci permette di rimanere vigili, attivi e di non sottovalutare alcuni stimoli provenienti dall’ambiente. Essa però, può anche diventare anormale e disfunzionale nel momento in cui è persistente  ed interferisce con il normale svolgimento delle attività quotidiane, modificando i nostri pensieri e comportamenti. Diventa anormale, inoltre, nel momento in cui è esagerata rispetto alla situazione stressante, se persiste quando la situazione stressante si è conclusa o quando si presenta senza una ragione apparente, dando l’avvio a diversi disturbi in cui l’ansia si mostra come il sintomi principale.

E’ possibile distinguere due diverse forme di ansia:

  • ansia di stato: stato emotivo transitorio che caratterizza un soggetto in uno specifico momento e in una specifica situazione
  • ansia di tratto: elemento o tratto relativamente stabile della personalità di un soggetto che può interferire con la propria vita

Teorie psicologiche dell’ansia

L’ansia è stata oggetto di interesse di molti studiosi ed oggetto di diverse teorie psicologiche.

  • Teoria psicoanalitica: interpreta la sintomatologia ansiosa come il risultato di conflitti inconsci irrisolti. Il soggetto con tali conflitti tende a mettere in atto dei meccanismi di difesa per ripristinare il proprio equilibrio intrapsichico e per impedire che pensieri e sensazioni inaccettabili riaffiorino alla coscienza
  • Teoria cognitiva: alla base dell’ansia vi è un difetto dell’elaborazione dell’informazione. La sovrastima del pericolo e la sottostima delle proprie capacità di coping innescano uno schema di pericolo che influenza rispettivamente l’interpretazione del sè, della realtà e che rinforza la sintomatologia ansiosa. I sintomi ansiosi diventano una minaccia per l’individuo alimentando l’idea di un reale problema fisico o psicologico. L’effetto di questo meccanismo è, inoltre, il senso di vulnerabilità che il soggetto percepisce di se stesso e che lo porta a rinforzare i livelli di ansia
  • Teoria comportamentale: l’ansia viene considerata come una risposta condizionata da stimoli ambientali

Eziopatogenesi dell’ansia

Diverse sono state le cause ipotizzate alla base dei disturbi d’ansia così come è stata ipotizzata una combinazione dei seguenti fattori:

  • fattori genetici: studi su gemelli e familiari hanno suggerito che alcuni fattori genetici giocano un ruolo nello sviluppo di alcuni disturbi d’ansia (ereditarietà del disturbo) anche se la scienza non ha saputo ancora identificare i geni responsabili della trasmissione dell’ansia;
  • fattori ambientali: inquinamento ed eventi stressanti;
  • fattori psicologici e di sviluppo: modelli di riferimento ansiogeni o con uno stile educativo particolare, condizione psicofisica e vulnerabilità individuale in quanto gli individui più deboli e vulnerabili mostrano una risposta emotiva più forte e prolungata durante l’esposizione a situazioni stressanti
  • fattori neurologici: alcuni disturbi d’ansia possono essere determinati da un’alterazione della percentuale di tre sostante chimiche presenti nel cervello, chiamate neurotrasmettitori, come noradrenalina, GABA, serotonina

Le strutture cerebrali coinvolte nella fisiologia dell’ansia sarebbero il locus coeruleus, i nuclei del raphe, la corteccia cerebrale ed il sistema limbico (l’asportazione di quest’ultimo determina una riduzione dei livelli di paura e aggressività, contrariamente a quanto avviene nel caso di una sua stimolazione).

Incidenza disturbi d’ansia

I disturbi d’ansia, riferendoci a dati ISTAT elaborati dal Ministero della salute, hanno un’incidenza notevole all’interno della popolazione italiana. Il disturbo d’ansia generalizzato ha un’ incidenza del 5%, la fobie specifica dell’ 11% con particolare rilevanza della  fobia sociale con una percentuale del 13% ed infine il disturbo ossessivo-compulsivo del 3%, pertanto i disturbi d’ansia più comunemente riscontrabili sono le fobie in generale e la fobia sociale.  E’ stato rilevato Il rischio di avere un attacco di panico nel corso della vita ed associato ad una percentuale del 3%, anche se il 7% della popolazione ha avuto almeno un attacco di panico. Le donne hanno un’incidenza significativamente più alta rispetto agli uomini per la maggior parte dei disturbi d’ansia dovuta probabilmente al fatto che le donne geneticamente risultano essere più apprensive e più sottoposte a livelli di stress più alti rispetto agli uomini.

Sintomatologia dell’ansia

Nonostante siano stati identificati diversi tipi di disturbi d’ansia e la sintomatologia può variare da individuo ad individuo, vi è un sintomo che accomuna questi disturbi ovvero l’irrazionale, eccessiva paura o preoccupazione manifestate in situazioni in cui la maggior parte delle persone non percepisce alcuna minaccia.

Sintomi emotivi dell’ansia

  • sensazione di apprensione o timore
  • difficoltà di concentrazione
  • irritabilità
  • sentimenti di vuoto
  • irrequietezza
  • nervosismo o tensione

Sintomi fisiologici dell’ansia

L’ansia è caratterizzata da un largo range di sintomi fisiologici che possono spesso essere interpretati erroneamente come causati da una condizione medica, sottovalutando l’esistenza di un disturbo d’ansia. Essi sono:

  • aumento della frequenza cardiaca (palpitazioni)
  • aumento della sudorazione
  • giramenti di testa o emicrania
  • aumento della frequenza respiratoria
  • tremori o spasmi
  • tensione muscolare
  • stanchezza
  • alterazione del sonno

Classificazione dei disturbi d’ansia

Quella che segue rappresenta una breve rassegna dei disturbi d’ansia diagnosticabili.

Attacchi di panico

Episodi di intensa paura o panico che si manifestano improvvisamente, senza avviso e spesso senza un’apparente ragione. Essi possono essere inaspettati o spontanei quando non vi è una situazione specifica che genera la sintomatologia oppure legati ad un evento quando i sintomi si manifestano come una conseguenza o anticipazione di un evento scatenante. Hanno un esordio improvviso ed una durata limitata nel tempo raggiungendo il loro picco massimo intorno ai 10 minuti dalla presentazione dei primi sintomi, ed una volta conclusi, si può manifestare la paura dell’arrivo di un ulteriore attacco. I sintomi possono essere sia fisici che cognitivi come: palpitazioni, dolore al torace, iperventilazione, tremori, difficoltà di respirazione, sensazione di perdita del controllo, sensazione di svenimento, formicolii, brividi o vampate di calore, sudorazione, sensazione di stare per morire. E’ improbabile che un attacco di panico perduri oltre 20- 30 minuti.

Il disturbo da attacchi di panico è caratterizzato, invece, dalla presenza di attacchi di panico ricorrenti ed improvvisi, a cui segue un periodo, di circa un mese, in cui il soggetto non ha questi attacchi ma ha la paura che essi possano ripresentarsi.

Agorafobia

Il disturbo da attacchi di panico spesso può essere accompagnato da una condizione ansiosa che prende il nome di agorafobia. Essa fa riferimento all’ansia di trovarsi in situazioni o luoghi da cui è difficile o imbarazzante allontanarsi o da cui è difficile  o impossibile ricevere aiuto nel momento in cui si ha bisogno ( es. affrontare un viaggio in treno da cui è impossibile scendere prima della fermata successiva o in aereo da cui è impossibile scendere prima di arrivare a destinazione).

Fobia

La fobia è caratterizzata da un’irrealistica o esagerata paura di un oggetto specifico, situazioni o attività che in realtà sono innocui e non dannosi e da una risposta di evitamento degli stessi. E’ opportuno fare la distinzione tra:

  • fobia specifica: è caratterizzata da ansia e timore eccessivi prodotti durante ed in seguito all’esposizione a specifici oggetti o situazioni. E’ possibile distinguere diverse fobie specifiche: fobia degli animali (es. cani, ragni, serpenti…), fobia del sangue ( che include anche la fobia delle ferite e degli aghi), fobia dell’altezza, fobia dell’aereo, dell’ascensore o dei luoghi chiusi (fobia situazionale)
  • fobia sociale: paura invalidante e conseguente evitamento di situazioni sociali e prestazionali in cui per esempio il soggetto deve mettere in atto una performance davanti ad altre persone come parlare in pubblico, situazioni in cui potrebbe essere esposto al giudizio degli altri, si presenta il timore di manifestare la propria ansia, di provare imbarazzo o di comportarsi in modo inadeguato.

Il soggetto con fobia è caratterizzato da una profonda consapevolezza dell’irrazionalità della propria paura, ma non riesce a controllarla compromettendo la propria vita.

Disturbo ossessivo compulsivo

E’ un disturbo caratterizzato da ossessioni e compulsioni che il soggetto percepisce come irragionevoli e surreali, ma delle quali non riesce a liberarsi.

  • ossessioni: idee e pensieri intrusivi spesso riguardanti lo sporco, la contaminazione, i germi, la violenza, l’ordine.
  • compulsioni: idee o comportamenti che il soggetto mette in atto ripetutamente per alleviare l’ansia prodotta dalle ossessioni (es. controllare costantemente di aver chiuso la porta di casa o il gas, lavarsi le mani ripetutamente in risposta all’ossessione per lo sporco o i germi). Altri esempi di compulsioni includono contare, toccare o accumulare oggetti.
  • Il soggetto, pur consapevole di questi pensieri e comportamenti, non riesce a farne a meno e spesso essi occupano gran parte della propria giornata, almeno un’ora al giorno affinchè il disturbo possa essere diagnosticato, alterando il normale funzionamento lavorativo, sociale e relazionale.

Disturbo d’ansia generalizzato

E’ caratterizzato ansia e preoccupazione eccessive, per almeno sei mesi e per la maggior parte del giorno, che riguardano un numero non sottovalutabile di eventi ed attività. La gente con questo disturbo è spesso ansiosa per tutto il tempo sebbene non conosca il motivo. Questo disturbo si manifesta con agitazione, alterazione del sonno, difficoltà di concentrazione, vuoti di memoria, irritabilità.

Disturbo post-traumatico da stress

Rappresenta un disturbo ‘dansia che può presentarsi in conseguenza di un evento traumatico/stressante in grado di provocare una grave reazione di paura (es. incidente stradale, abusi, esposizione a catastrofi naturali…). Esso è caratterizzato dalla combinazione di sintomi di tipo dissociativo (sensazione di distacco, insensibilità, assenza di reattività emozionale, derealizzazione, depersonalizzazione) e sintomi di tipo ansioso. Vi è inoltre la tendenza a rivivere di continuo l’evento traumatico attraverso immagini, pensieri ricorrenti, allucinazioni e flashback.

Disturbo acuto da stress

E’ caratterizzato da ansia o sintomi dissociativi per almeno due giorni che si risolvono entro un mese dall’esposizione ad un evento stressante. Con il termine acuto si fa infatti riferimento ai sintomi che si sviluppano rapidamente.

Disturbo d’ansia dovuto ad una condizione medica generale

Nel seguente disturbo i sintomi ansiosi si manifestano in seguito ad una malattia organica come ad esempio malattie cardiovascolari, malattie neurologiche, malattie endocrine.

Disturbo d’ansia indotto da sostanza

I sintomi ansiosi si presentano in conseguenza dell’effetto di una sostanza che può essere ad esempio una droga come l’alcol, la cocaina e un farmaco come analgesici, antidepressivi, antipsicotici.

Strategie di auto- aiuto per l’ansia

Quando i livelli stress e di ansia percepita sono troppo alti, è importante che il soggetto si chieda cosa può fare da solo o quale contributo può dare in prima persona affinchè venga ripristinato l’equilibrio iniziale. E’ opportuno porsi delle domande relative ad esempio a quanto tempo personalmente ci si dedica al divertimento e quanto l’ansia influisce su di esso, sul lavoro, in ambito scolastico e sulle responsabilità familiari, quali risposte si mettono in atto nel momento in cui ci si trova di fronte ad attività o situazioni che possono creare disagio, ansia o preoccupazione, quanto si è consapevoli dell’influenza che l’ansia ha sulla propria vita.

Quelli che seguono sono solo alcuni degli accorgimenti che possono essere messi in pratica da chi soffre di ansia:

  • Prendere nota delle paure: anche se spesso scrivere qualcosa sulle proprie paure ed ansia può risultare un compito più arduo rispetto a parlarne, esso può aiutare a focalizzarsi ed affrontare i pensieri negativi.
  • Relegare le paure e l’ansia ad un momento specifico: questo accorgimento consiste nel dedicare un momento della propria giornata a quelle che sono le proprie preoccupazioni, pensieri ed idee negative facendo in modo che esse vengano relegate solo ad una parte della giornata, lasciando libero dai pensieri il restante tempo. Nel momento in cui le idee di tipo ansioso prendono il sopravento, è opportuno annotarle e rimandarle al periodo indicato.
  • Apprendere le tecniche di rilassamento: esse hanno lo scopo di ripristinare lo stato di benessere perso e di ridurre i sintomi dell’ansia.
  • Eliminare o ridurre l’assunzione di alcol e di nicotina: in particolare l’alcol può diminuire i sintomi ed alleviare il malessere per un breve periodo, ma a lungo termine può comportare problemi e notevoli effetti negativi, aumentando i livelli di ansia.
  • Adottare abitudini alimentari regolari e svolgere una regolare attività fisica
  • Cercare di dormire bene ed un giusto quantitativo di ore

Trattamento dei Disturbi d’Ansia

Gli approcci più utilizzati nel trattamento dei disturbi d’ansia sono la terapia farmacologica, la psicoterapia oppure un trattamento combinato detto anche integrato.

Terapia farmacologica:

Il soggetto che, con la supervisione dello psichiatra, intraprende un percorso farmacologico, deve essere a conoscenza delle caratteristiche più importanti dei farmaci prescritti, degli effetti, dei benefici e dei particolari effetti collaterali a cui va incontro. I principali farmaci usati per i disturbi d’ansia sono gli antidepressivi, gli ansiolitici ed i beta- bloccanti.

  • Antidepressivi: di solito vengono prescritti per curare la depressione ma si sono mostrati efficaci anche per il trattamento dei disturbi d’ansia. Tra questi troviamo: gli SSRIs (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) che vengono somministrati inizialmente con un basso dosaggio e pian piano aumentati dal dottore finchè non si ottiene un effetto benefico. Tra gli effetti collaterali si possono avere nausea, agitazione e alcune volte disfunzioni sessuali; i triciclici che qualche volta possono causare vertigini, sonnolenza, aumento del peso; MAOIs (inibitori della monoamino ossidasi).
  • Ansiolitici: le benzodiazepine sono i farmaci più comunemente prescritti per l’ansia. Vengono usati soprattutto per le forme meno persistenti e sono usati per brevi periodi di tempo. Tra gli effetti collaterali è possibile riscontrare sonnolenza.
  • Beta- bloccanti: agiscono direttamente sui sintomi fisici dell’ansia e non sui sintomi cognitivi o emotivi.

Psicoterapia

L’approccio psicoterapeutico più comunemente utilizzato per il trattamento dei disturbi d’ansia è la terapia cognitivo comportamentale. Essa è orientata all’eliminazione o riduzione del sintomo e si focalizza sulle idee, sulle cognizioni e sui comportamenti del soggetto ansioso. Lavora inoltre sulle competenze del soggetto e sui livelli di autostima. La parte cognitiva aiuta la persona a cambiare i pattern di pensiero negativi e disfunzionali così come le convinzioni irrazionali che stanno alla base dell’ansia attraverso tecniche di ristrutturazione cognitiva. La parte comportamentale agisce sui comportamenti e sulle risposte di evitamento basandosi su tecniche di esposizione e di desensibilizzazione enfatizzando comportamenti più funzionali. La terapia cognitivo comportamentale prevede sedute da circa 45 minuti ognuna e compiti da svolgere tra una seduta ed un’altra.

Un’altra forma di psicoterapia interessante ed efficace per i disturbi d’ansia è la psicoterapia ad orientamento psicoanalitico. Essa aiuta il soggetto ad acquisire una maggiore consapevolezza del proprio stato d’animo e dei propri comportamenti, andando, insieme al terapeuta, a rintracciare le cause sottostanti al disturbo. Quest’approccio può aiutare inoltre il soggetto a trovare dei modi alternativi per incanalare parte della tensione emotiva interna ed accumulata.

Al di là della psicoterapia scelta o consigliata, sarebbe opportuno un costante coinvolgimento del nucleo familiare di appartenenza o  di figure di riferimento poichè essi potrebbero rappresentare un punto di forza per la terapia.

Vi sono notevoli evidenze che dimostrano l’efficacia e i benefici più a lungo termine di un approccio integrato ovvero che preveda la combinazione di una terapia farmacologica e di una psicoterapia.

5.00 avg. rating (92% score) - 2 votes