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Quanto dura l'astinenza da antidepressivi?

Quanto dura l’astinenza da antidepressivi?

Hai mai pensato a cosa succede quando si smette di prendere gli antidepressivi?

La sindrome da sospensione degli antidepressivi è un fenomeno reale che colpisce molte persone. Questa condizione si verifica quando si riducono o interrompono bruscamente farmaci come gli inibitori del reuptake della serotonina, SSRI o gli SNRI.

I sintomi astinenziali possono variare notevolmente da persona a persona, sia in termini di intensità che di durata.

La domanda che sorge spontanea è: Quanto dura l’astinenza da antidepressivi?

La risposta non è semplice, poiché dipende da diversi fattori. In genere, i sintomi di astinenza da antidepressivi possono manifestarsi entro pochi giorni dalla sospensione e persistere per alcune settimane. Tuttavia, in alcuni casi, possono durare più a lungo.

È importante rilevare che ogni individuo reagisce in modo diverso alla sospensione degli antidepressivi. Alcuni potrebbero sperimentare sintomi lievi e di breve durata, mentre altri potrebbero avere difficoltà più prolungate.

La durata dell’astinenza può essere influenzata dal tipo di antidepressivo, dalla dose assunta e dal tempo di utilizzo del farmaco.

Punti Chiave

  • La sindrome da sospensione degli antidepressivi può colpire circa il 20% dei pazienti
  • I sintomi astinenziali si manifestano solitamente entro 2-4 giorni dalla sospensione
  • La durata tipica dei sintomi varia da 1 a 2 settimane, ma può prolungarsi fino a un anno
  • Gli SSRI e gli SNRI possono causare sintomi di astinenza di diversa intensità
  • La gestione dell’astinenza da antidepressivi richiede un approccio personalizzato
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Quanto dura l’astinenza da antidepressivi?
Indice dei contenuti
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Sintomi e durata dell’astinenza da antidepressivi

L’interruzione o la riduzione della dose di antidepressivi può portare alla sindrome da sospensione anche sindrome da interruzione, una condizione caratterizzata da diversi sintomi astinenziali. Questa sindrome si manifesta in modo variabile, influenzata dal tipo di farmaco e dalle caratteristiche individuali del paziente.

Sintomi comuni dell’astinenza

I sintomi della sindrome da sospensione degli antidepressivi possono essere raggruppati in diverse categorie:

  • Disturbi sensoriali: vertigini, sensazione di shock elettrico
  • Sintomi affettivi: ansia, irritabilità, umore depresso
  • Problemi gastrointestinali: nausea, vomito, diarrea
  • Disturbi del sonno: insonnia, sogni vividi
  • Sintomi somatici: mal di testa, sudorazione, tremori

L’effetto rebound o anche detto da “rimbalzo” è un fenomeno comune, dove i sintomi originali della depressione possono riemergere temporaneamente con maggiore intensità.

Tempistiche di insorgenza dei sintomi

I sintomi astinenziali solitamente si manifestano entro pochi giorni dalla riduzione o interruzione del farmaco. Per gli SSRI e SNRI, l’insorgenza tipica è tra le 36 e le 96 ore dopo l’ultima dose. La paroxetina, ad esempio, può causare sintomi da 3 a 7 giorni dopo l’interruzione.

Quanto dura l’astinenza da antidepressivi

Sapere a priori quanto dura l’astinenza da antidepressivi non è facile.

La durata dell’astinenza da antidepressivi può variare notevolmente da persona a persona e da farmaco a farmaco. Per esempio vi sono delle differenze tra classi di farmaci antidepressivi e tra le singole molecole.

Circa il 50% delle persone che interrompono bruscamente l’assunzione o riducono drasticamente il dosaggio degli antidepressivi sperimentano sintomi di astinenza. La durata di questi sintomi dipende da diversi fattori, tra cui il tipo di farmaco e la durata del trattamento.

Durata tipica dei sintomi di astinenza

La durata dei sintomi di astinenza da antidepressivi varia considerevolmente. Nella maggior parte dei casi, i sintomi si risolvono spontaneamente in un periodo che va da 1 a 3 settimane, con una media di 5 giorni. Tuttavia, sono stati segnalati casi rari in cui i sintomi persistono per mesi.

Leggi anche:  Gli antidepressivi IMAO causano dipendenza?

Ecco una tabella più completa sulla durata tipica dei sintomi di astinenza da vari antidepressivi:

AntidepressivoIncidenza di sintomi da sospensioneDurata tipica
Fluoxetina (Prozac)14%1-2 settimane
Paroxetina (Paxil)66%1-3 settimane
Sertralina (Zoloft)30%1-3 settimane
Venlafaxina (Efexor)78%1-3 settimane
Duloxetina (Cymbalta)44-50%1-2 settimane
Citalopram (Celexa)20%1-3 settimane
Escitalopram (Cipralex)27%1-3 settimane
Valori stimati in base all’esperienza dell’autore, dr Federico Baranzini

È importante notare che l’esperienza di astinenza può variare significativamente tra gli individui. Alcuni pazienti potrebbero sperimentare sintomi lievi e di breve durata, mentre altri potrebbero affrontare sintomi più intensi e prolungati.

La gestione dei sintomi di astinenza dipende dalla loro gravità. Nei casi lievi, rassicurare il paziente sulla natura temporanea dei sintomi può essere sufficiente. Nei casi più gravi, potrebbe essere necessario ripristinare l’antidepressivo e pianificare una riduzione più graduale.”

Federico Baranzini

Per monitorare l’andamento dei sintomi nel tempo, si consiglia ai pazienti di tenere un diario dei sintomi. Questo strumento può aiutare sia il paziente che il medico a valutare la progressione della sindrome da sospensione e a adattare il piano di trattamento di conseguenza.

Fattori che influenzano la durata dell’astinenza

La durata dell’astinenza è influenzata dal tipo di antidepressivo assunto. Gli Atipici, gli IMAO e i Triciclici sono associati a un rischio più elevato di sintomi di astinenza rispetto ad altri antidepressivi. La sospensione graduale del farmaco, detta anche tapering, può aiutare a ridurre l’intensità e la durata dei sintomi. I sintomi di solito compaiono entro tre giorni dall’interruzione dell’antidepressivo.

Casi di astinenza prolungata

In alcuni casi, l’astinenza può protrarsi per periodi più lunghi. L’astinenza prolungata può durare oltre sei mesi, con una durata media di 37 mesi.

Leggi anche:  Gli antidepressivi triciclici sono indicati solo per la depressione?

Esiste anche una fase di “rimbalzo” che può verificarsi tra l’astinenza acuta e quella persistente, con un peggioramento dei sintomi acuti che dura fino a sei settimane.

La gestione dei sintomi e il supporto medico sono fondamentali in questi casi di astinenza prolungata.

Consigli su Come Gestire la Sindrome da Astinenza Prolungata da Antidepressivi

La sindrome da astinenza prolungata da antidepressivi può essere una sfida significativa per molti pazienti. Gestirla efficacemente richiede un approccio integrato che combini strategie mediche, supporto psicologico e cambiamenti nello stile di vita. Ecco alcuni consigli utili per affrontare questa condizione:

Consultare un Professionista

  • Monitoraggio Regolare: Programmare visite regolari con un medico o uno psichiatra per monitorare i sintomi e adattare il piano di trattamento secondo necessità.
  • Personalizzazione del Trattamento: Il professionista può personalizzare il piano di sospensione e suggerire aggiustamenti della dose o cambi di farmaci se necessario.

Riduzione Graduale (Tapering)

  • Riduzione Lenta e Graduale: Seguire una riduzione molto lenta della dose, diminuendo la quantità di farmaco del 10% ogni mese o anche più lentamente, se necessario. Questo può aiutare a minimizzare i sintomi di astinenza.
  • Utilizzo di Formulazioni Liquide: Le formulazioni liquide permettono una regolazione più precisa della dose, facilitando una riduzione graduale.

Gestione dei Sintomi

  • Farmaci Sintomatici: In alcuni casi, i medici possono prescrivere farmaci per alleviare specifici sintomi di astinenza, come insonnia, nausea o ansia.
  • Rimedi Naturali: Alcuni pazienti trovano sollievo con l’uso di rimedi naturali, come la melatonina per il sonno o integratori di magnesio per i sintomi muscolari, ma è importante discuterne con il medico prima di iniziare qualsiasi trattamento.
13 Commenti
  • Buongiorno dottore,
    ho assunto il Cymbalta 60 mg per circa 12 mesi. Ho interrotto seguendo le indicazioni dello psichiatra, ma mi sono trovato a distanza di 3 mesi con sintomi acuti, disturbi d’ansia e del sonno e attacchi di panico. Su suggerimento dello psichiatra ho ripreso il Cymbalta è dopo appena 5 giorni tutto e passato. Ora a distanza di qualche mese vorrei riprovare a toglierlo, ma esistono solo 2 dosaggi, ed è praticamente impossibile fare il tapering. Ha qualche consiglio da darmi?
    La ringrazio, Federico

    • Gentile Federico,

      capisco la sua situazione e la difficoltà nel sospendere il Cymbalta (duloxetina). Il fatto che i sintomi siano ricomparsi in modo acuto dopo la sospensione iniziale indica una probabile sindrome da sospensione, che può essere piuttosto fastidiosa. Il problema della mancanza di dosaggi intermedi per scalare gradualmente il farmaco (tapering) è reale e rende la sospensione più complessa.

      Dato che le capsule sono disponibili solo a 30 e 60mg, rendendo difficile una riduzione graduale del dosaggio, si possono tentare alcune strategie:

      1. Se le capsule sono apribili, potrebbe provare a ridurre il contenuto gradualmente, per esempio togliendo inizialmente 1/4 del contenuto per una settimana o due, poi 1/2 e così via. Questo metodo non è preciso, ma può essere un’opzione.

      2. Potrebbe chiedere al suo medico di prescriverle una preparazione galenica personalizzata con dosaggi inferiori a quelli disponibili in commercio. Un farmacista preparatore potrebbe allestire capsule o soluzioni con il dosaggio desiderato, permettendo una riduzione più graduale.

      3. Il suo psichiatra potrebbe valutare l’aggiunta temporanea di altri farmaci per controllare i sintomi di astinenza durante la sospensione del Cymbalta.

      In ogni caso, è fondamentale che discuta queste opzioni con il suo psichiatra. Lui conosce la sua storia clinica e può consigliarle il percorso migliore per ridurre gradualmente il Cymbalta e minimizzare i sintomi di sospensione. Una sospensione troppo rapida può portare a ricadute e rendere più difficile la gestione della sua condizione a lungo termine.

      Non prenda decisioni in autonomia, ma si affidi al suo medico per un piano di sospensione personalizzato e sicuro.

      Cordiali saluti,
      Federico Baranzini

  • Gentile dottore,
    Da parecchi anni (forse 6, non ricordo bene) assumo Brintellx 5 mg al mattino e Trittico 75 mg la sera. Sto bene e non avverto effetti collaterali particolari. Ma mi viene il dubbio su quali effetti possono essere associati ad uso così prolungato di questi farmaci verso i quali sono grato per aver contribuito a farmi superare depressione intensa con insonnia debilitante. Mi chiedo se adesso non sia il caso di procedere ad una riduzione progressiva dei dosaggi che assumo finalizzata alla sospensione del trattamento oppure se continuare l’assunzione attuale senza incorrere in rischi a me sconosciuti determinati da assunzioni a così lungo termine ed eventualmente segnalati nella letteratura scientifica. Ho 78 anni, in remissione da una forma di myasthenia gravis, manifestatasi in modo generalizzato ed invalidante nel 2019, dopo cicli di trattamento con rituximab (ultima dose un anno e mezzo) attualmente esente dai sintomi della patologia autoimmune. Approfitterei della sua gentilezza e professionalità per un consiglio sul prosieguo della terapia antidepressiva. Grazie. Cordiali saluti

    • Buongiorno Giuseppe,

      la ringrazio per la sua fiducia e per aver condiviso la sua storia. Capisco il suo dubbio riguardo alla prosecuzione della terapia antidepressiva a lungo termine, specialmente considerando la sua età e la sua storia clinica.

      Il Brintellix (vortioxetina) è un antidepressivo di ultima generazione con un profilo generalmente ben tollerato, anche nell’uso prolungato. Non ha mostrato effetti collaterali significativi a lungo termine se non in rari casi (come lievi disturbi gastrointestinali o alterazioni della sfera sessuale). Il Trittico (trazodone), oltre alla sua azione antidepressiva, è spesso usato per il miglioramento del sonno, ed è anch’esso un farmaco con un buon profilo di sicurezza.

      Per quanto riguarda la sua domanda principale, ovvero se sia opportuno ridurre o sospendere la terapia: la decisione dipende da diversi fattori. Il primo aspetto da considerare è la sua storia depressiva e il rischio di ricaduta. Se in passato ha avuto episodi di depressione severa e invalidante, la sospensione andrebbe valutata con molta cautela. Dopo i 65-70 anni, inoltre, è noto che gli episodi depressivi possono avere una maggiore tendenza a ripresentarsi.

      Un altro aspetto fondamentale è il suo stato attuale di benessere: se si sente stabile da anni e non presenta sintomi depressivi residui, potrebbe essere ipotizzabile una riduzione molto graduale della terapia, monitorando attentamente eventuali segnali di ricaduta.

      C’è poi il fattore legato alla sua storia clinica di miastenia gravis: la sua patologia autoimmune è in remissione, ma è importante essere prudenti con eventuali cambiamenti farmacologici per evitare stress e squilibri neurochimici che potrebbero influenzare il suo equilibrio generale. Sebbene né la vortioxetina né il trazodone siano noti per peggiorare la miastenia, ogni modifica terapeutica va valutata con attenzione.

      Se desidera provare una riduzione, il metodo corretto sarebbe farlo in maniera graduale e controllata, riducendo prima il dosaggio del Brintellix e successivamente valutare il Trittico, sempre sotto supervisione medica. Tuttavia, se non ha effetti collaterali e si sente bene, non vi è un obbligo di sospensione, soprattutto considerato il rischio di ricaduta.

      Le consiglio di discutere questa possibilità con il suo medico curante o psichiatra di riferimento, che conoscendo il suo quadro clinico nel dettaglio potrà guidarla in un’eventuale riduzione sicura.

      Spero di esserle stato d’aiuto.

      Cordiali saluti,
      Federico Baranzini

  • Buonasera dottore,
    Sono una ragazza di 33 anni, per motivi intimi il ginecologo mi ha prescritto il Laroxyl 40mg 12 gg a sera, preso per 6 anni e interrotto da 2 mesi scalando una goccia ogni mese per un anno.
    Soffro di emicrania con sintomi sporadici da quando ho circa 20 anni, risolvendo con antidoloricifi al bisogno, ma sono aumentati negli ultimi anni. Da circa 2 mesi, da quando ho smesso Laroxyl, sono aumentati e durano per giorni e giorni, dolori pulsanti, soprattutto nella zona perioculare fino ad arrivare alle tempie, impedendomi di vivere serenamente. Sto aspettando di fare una visita ad un centro cefalee, già fatto una RM che è risultata negativa. Mi chiedo se sto avendo un effetto rimbalzo da Laroxyl, oppure un intolleranza ai farmaci antidolorifici, dato che soffro anche di dolori mestruali da quando ho 12 anni, costringendomi ogni mese a prendere farmaci per il dolore. Sto forse avendo una sorta di accumulo di sostanze? Esiste una sorta di disintossicazione da farmaci?
    Lei cosa ne pensa? Cosa mi consiglia di fare?

    • Gentile Francesca,

      grazie per aver condiviso la sua esperienza.

      L’amitriptilina (principio attivo del Laroxyl) è spesso utilizzata anche a basse dosi per la prevenzione dell’emicrania. La sua interruzione, specialmente dopo un utilizzo prolungato, potrebbe effettivamente aver contribuito all’aumento della frequenza e della durata degli episodi dolorosi, ma non si può parlare propriamente di un “effetto rimbalzo” nel senso classico del termine. Piuttosto, potrebbe trattarsi di una riacutizzazione della cefalea che il farmaco stava in parte controllando.

      Un’altra ipotesi da considerare è quella della cefalea da uso eccessivo di analgesici, un fenomeno che può verificarsi in chi assume regolarmente farmaci antidolorifici per periodi prolungati. Questo tipo di cefalea tende a diventare più frequente e resistente al trattamento, con un peggioramento quando si cerca di ridurre l’uso dei farmaci. Il fatto che i suoi episodi siano aumentati dopo la sospensione del Laroxyl e che abbia una lunga storia di assunzione di analgesici per il dolore mestruale potrebbe suggerire questa possibilità.

      Ha fatto bene a prenotare una visita presso un centro cefalee: gli specialisti potranno aiutarla a comprendere meglio l’origine dei suoi sintomi e proporre strategie terapeutiche adeguate, che potrebbero includere farmaci preventivi alternativi o approcci non farmacologici. Nel frattempo, potrebbe essere utile tenere un diario dell’emicrania, annotando la frequenza, la durata, i sintomi associati e i farmaci assunti, così da fornire ai medici informazioni più dettagliate.

      Se i sintomi dovessero diventare ancora più debilitanti, potrebbe essere opportuno parlarne con il medico curante per valutare eventuali opzioni di gestione nell’attesa della visita specialistica.

      Un caro saluto
      Federico Baranzini

  • Buongiorno,

    da circa 15 giorni ho autonomamente sospeso il citalopram e EN gocce, nei primi giorni ho scalato una goccia al giorno, e ci son stati giorni dove non l’ho proprio presa la terapia. Sia EN che citalopram la dose iniziale era di 10 gocce ciascuna, prendo questa terapia da agosto 2019 per una grave forma di ansia.

    Mi sento bene e ora sono 2/3 giorni che non la prendo per niente, a volte mi sento la testa leggera è una sesazione difficile da spiegare, ma nell insieme mi sento meglio anche meglio di quando prendevo la terapia, ho continuato a prendere la terapia anche se non ho piu avuto contatti con lo psichiatra che mi ha prescritto questa terapia da almeno 3 anni.

    Sono 180 per 100Kg, quindi non so se la dose che prendevo era blanda oppure no per una persona della mia stazza.

    Io sono fiducioso, ma vorrei farle questa domanda, dopo quanto tempo potrei sentire davvero la mancanza del farmaco?

    Mi ricordo che quando ho iniziato il dottore mi ha detto che gli effetti sarebbero comparsi dopo 20 giorni circa, anche la mancata assunzione del farmaco ci mette cosi tanto per eventuali problemi di ricomparsa dell ansia? (sperando che non torni)

    Grazie Dottore

    • Gentile Gennaro,

      Grazie per aver condiviso la Sua esperienza. La decisione di sospendere autonomamente una terapia psicofarmacologica merita alcune considerazioni.

      Il citalopram è un antidepressivo SSRI che, quando sospeso bruscamente, può causare una sindrome da sospensione. I sintomi come la “testa leggera” che Lei descrive possono essere manifestazioni di tale sindrome, che tipicamente compare entro giorni dalla riduzione/interruzione e può durare da poche settimane a mesi in alcuni casi.

      Per quanto riguarda la Sua domanda specifica sui tempi di comparsa di eventuali problemi dopo la sospensione, va considerato che gli effetti della sospensione possono manifestarsi in due modi distinti: da un lato i sintomi da sospensione come vertigini, disturbi del sonno e irritabilità; dall’altro la possibile ricaduta del disturbo originario, ovvero l’ansia.

      I sintomi da sospensione tendono a comparire relativamente presto, nell’arco di giorni, mentre la ricaduta del disturbo d’ansia potrebbe richiedere settimane o mesi per manifestarsi, dipendendo da vari fattori individuali.

      Il dosaggio che assumeva (10 gocce) in relazione al Suo peso corporeo era probabilmente nella fascia bassa dello spettro terapeutico, il che potrebbe spiegare perché al momento non sta sperimentando sintomi severi di sospensione.

      Considerando la gravità dell’ansia che l’ha portata inizialmente alla terapia e il lungo periodo di trattamento (dal 2019), sarebbe consigliabile consultare uno psichiatra per una rivalutazione della Sua condizione attuale. È importante monitorare attentamente i Suoi sintomi nelle prossime settimane e documentare eventuali cambiamenti dell’umore, del sonno o dei livelli di ansia.

      Il fatto che si senta bene è certamente positivo, ma sarebbe prudente avere un supporto professionale in questa fase di transizione.

      Le auguro di continuare a stare bene e rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti.

      Federico Baranzini

  • Buongiorno dottore,
    Ho assunto
    Cymbalta 30 mg x molti anni e a ottobre 2024 ho deciso di sospenderlo secondo indicazioni dello
    Psichiatra un giorno si e uno no per due tre settimane.
    Dopo 15 giorni ho iniziato ad avere insonnia, fiato corto, spossatezza e dolori gambe e braccia.
    Sono sei mesi che vado avanti così e non ne posso più , non riesco più a vivere serenamente perché mi sento
    Uno straccio e stanca non riuscendo a riposare , così la dottoressa mi ha consigliato di riprenderlo.
    Come si fa a interromperlo gradualmente se non esiste una dose inferiore a 30 mg ed evitare questi sintomi da sospensione???E’ impossibile
    Mi aiuti a capire x favore
    Grazie mille
    Lory

    • Gentile Lory,

      comprendo perfettamente la sua frustrazione. La sospensione del Cymbalta (duloxetina) è una delle più complesse tra gli antidepressivi per diversi motivi.
      Il problema che lei descrive è reale e molto diffuso: il formato più basso disponibile è di 30 mg, e questo rende difficile una riduzione veramente graduale. I sintomi che riferisce (insonnia, fiato corto, spossatezza, dolori muscolari) sono tipici della sindrome da sospensione di questo farmaco, che può essere particolarmente intensa e prolungata.

      Per una sospensione più graduale esistono alcune strategie che potrebbe discutere con il suo psichiatra:

      Un metodo è la “conta delle perle”: le capsule di Cymbalta contengono piccole perline che possono essere contate e ridotte progressivamente. Si apre la capsula, si toglie un piccolo numero di perline (iniziando con pochissime), e si assume il resto. Ogni settimana o due si riduce ulteriormente il numero. Questo metodo richiede pazienza e costanza, ma permette riduzioni molto più graduali rispetto al semplice schema “un giorno sì e uno no”.

      Un’altra opzione è passare a un SSRI con emivita più lunga e più facile da scalare (come la fluoxetina), per poi sospendere quest’ultimo.

      In ogni caso, la sospensione di un farmaco assunto per così tanti anni richiede un tempo molto più lungo di 2-3 settimane. Potrebbero essere necessari diversi mesi di riduzione estremamente graduale.

      È importante distinguere tra sintomi da sospensione e ricaduta del disturbo originario. I sintomi da sospensione tendono a comparire rapidamente dopo la riduzione, hanno caratteristiche fisiche evidenti e possono includere sensazioni insolite come le “scosse elettriche”. La ricaduta invece tende a svilupparsi più gradualmente e riproduce i sintomi originari.

      Le consiglio di parlare con il suo psichiatra di queste strategie di riduzione più graduale e di prevedere un tempo decisamente più lungo per il processo di sospensione. Non è impossibile, ma richiede un approccio diverso e più personalizzato rispetto a quello tentato finora.

      Cordiali saluti

      Federico Baranzini

  • Ah dimenticavo di dirgli che ho 38 anni e l ho preso x la prima volta nel 2012 con diversi tentativi di sospenderlo ma ogni volta ho dovuto riprenderlo, non so se x via della sindrome da sospensione o perché invece accade una ricaduta legata alla mia vita.
    Fatto sta che non capisco come si possa sospendere sere gradualmente te se poi non esiste un dosaggio più basso di 30 mg
    Grazie
    Lory

  • Buongiorno dottore. Da circa 18 anni assumo fluoxetine prozac prima da 40 mg adesso 20. E possibbile che l assunzione per troppo tempo si perdono I benefici? Grazie.

    • Gentile Leo,

      grazie per la sua domanda che tocca un aspetto importante della farmacoterapia a lungo termine. Ciò che descrive è un fenomeno che riscontro nella pratica clinica: dopo un uso prolungato di SSRI come la fluoxetina (Prozac), alcuni pazienti possono sperimentare una diminuzione dell’efficacia del farmaco.

      In ambito clinico questo fenomeno viene chiamato “tachifilassi” o “perdita di efficacia”, e può verificarsi anche dopo anni di beneficio stabile. Non accade a tutti, ma è una possibilità dopo trattamenti molto prolungati come il suo. I meccanismi alla base di questo fenomeno non sono del tutto chiariti, ma potrebbero coinvolgere adattamenti dei recettori cerebrali o cambiamenti nella risposta del sistema nervoso al farmaco.

      Altri fattori da considerare sono eventuali cambiamenti nelle circostanze di vita, nuovi fattori di stress, o modifiche nello stile di vita che potrebbero influenzare l’efficacia percepita del farmaco.

      Sarebbe opportuno discutere della situazione con il suo psichiatra, che potrebbe valutare diverse opzioni: un aggiustamento del dosaggio, l’aggiunta di un altro farmaco in combinazione, o eventualmente un cambio di strategia terapeutica.

      Dopo 18 anni di terapia, sarebbe anche utile riconsiderare l’intero approccio al suo caso, valutando se esistono alternative o integrazioni al trattamento farmacologico che potrebbero essere benefiche nella sua situazione attuale.

      Cordiali saluti

      Federico Baranzini

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